Cronaca

Tari, pochi margini di manovra, ma dal 2015 cambierà tutto

“Ci sono vincoli ai quali non possiamo derogare, imposti dalla normativa ministeriale e che ci sono stati lasciati dalla precedente amministrazione. Soluzioni? Le stiamo cercando e ci impegniamo a incontrare le categorie entro a prossima settimana, dopo aver completato l’analisi di tutte le variabili in gioco”. Maurizio Manzi, assessore al bilancio, ben consapevole del problema della TARI, non vuole lasciare sole le imprese con le loro cartelle da pagare. Ma sa anche che i margini di manovra sono ristretti, che l’eredità lasciata da chi ha preceduto Galimberti e la sua Giunta a palazzo Comunale non è facile da rimuovere. Anche perché – come ha spiegato nell’incontrare gli operatori del terziario, giovedi a Palazzo Vidoni, raccogliendo l’invito della Fipe e del Gruppo Fioristi di Confcommercio – “analizzando il bilancio davvero la situazione è difficile e mancano i fondi per mettere in campo vere misure compensative. Inoltre il fronte dello scontento sulla nuova imposta si amplia ogni giorno di più. Ci chiedono di intervenire tutte le PMI, ma persino le scuole”. Come dire che la coperta è corta, che è difficile trovare una soluzione che vada bene per tutti. Almeno nell’immediato.

In questa sfida l’assessore Manzi, giunto a Palazzo Vidoni con Barbara Manfredini, che ha la delega al Commercio, da subito ha capito che la “filosofia” della nuova tassa non è stata correttamente interpretata dalla giunta precedente. Tanto da promettere che “nel 2015 la Tari cambierà completamente”. Ma nel frattempo c’è la preoccupazione delle imprese che non sanno come fare fronte alle richieste del Comune. E la scadenza della prima rata ormai bussa alle porte. Spiega Nicola Vigilante della “Bersagliera”, tra i primi a proporre uno “sciopero della Tari”, non per scelta ma piuttosto per necessità: “Ho raccolto la solidarietà di 350 aziende. Ma il problema è che di queste i due terzi rischiano di chiudere prima di fine anno se non si interviene, soffocate da una pressione fiscale insostenibile”.

“Gli aumenti arrivano al 600% per alcune categorie – spiega il presidente della Confcommercio Claudio Pugnoli – Un aggravio davvero insostenibile, oltre che iniquo per come è stato calcolato. Una situazione che abbiamo denunciato già da tempo, anche con la precedente Amministrazione, ancora ai tempi della Tarsu. Il nostro appello è stato del tutto ignorato. Occorre ora dare vita ad un nuovo corso, a quella “città nuova” che avete promesso di realizzare. Non lasciamo che il grido disperato di aiuto che lanciano le imprese si traduca effettivamente nelle chiusure. Perché allora non sarà più possibile trovare rimedi. Con un grave danno non solo per i nostri associati e per i loro dipendenti ma per la stessa città. Queste imprese sono l’ossatura dell’economia locale, sono un patrimonio prezioso che non possiamo disperdere”.

“Capiamo la vostra preoccupazione e le vostre difficoltà – testimonia l’assessore Barbara Manfredini – L’attenzione della Giunta sul tema è altissima. Anche domani, insieme al Sindaco Galimberti, cercheremo una soluzione concreta”. Da parte sua Manzi garantisce che sta mettendo tutta la sua passione ma anche la competenza di chi, per una vita, si è occupato di controllo di gestione. Nei ventisei giorni trascorsi dalla sua nomina la Tari è stata sempre la priorità della sua agenda di amministratore. “Sono partito proprio da un confronto con Aem, per capire come si determinano i dieci milioni di euro di costo del servizio e che devono essere completamente coperti dagli utenti”. Ma sta anche lavorando per superare l’iniquità del provvedimento e per applicare davvero e correttamente il principio che “si paga per i rifiuti che si producono”.

Invece ora la stima è solo “presunta” e poi tradotta in coefficienti legati alla superficie dei negozi o dei locali. Anche se, di fatto, resta un problema di fondo, lo squilibrio nella ripartizione tra le utenze domestiche e quelle non domestiche, con le prime che hanno finito con il risparmiare qualche euro e le seconde vessate oltre il sostenibile. Manzi, quindi, spiega le ragioni (che uniscono tecnico e politico) che hanno portato Cremona ad essere penalizzate di più delle città limitrofe. “Brescia e Bergamo – testimonia – hanno realizzato un’analisi dettagliata sulla produzione dei rifiuti ed hanno potuto applicare coefficienti corretti; Crema, Lecco, Lodi e Milano hanno scelto la fascia “minima” tra le tre proposte dal Ministero mentre Cremona, qualche mese fa, quando in consiglio a maggioranza ha deliberato le aliquote per le utenze “non domestiche” (cioè le imprese), ha scelto di adottare quelle “medie”, con i risultati che sono oggi purtroppo ben evidenti”. Una situazione che da Piazza del Comune vogliono risolvere. Iniziando a portare risultati concreti già prima della pausa estiva.

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