Cronaca

Processo Tamoil, parti civili chiedono i danni: quasi 2 milioni di provvisionale Legambiente: "La condizionale per gli imputati? Subordinata alla bonifica"

AGGIORNAMENTO – Sono state consegnate al giudice Guido Salvini durante l’udienza del processo Tamoil le richieste di risarcimento degli avvocati di parte civile che oggi, con l’avvocato Claudio Tampelli, hanno terminato i loro interventi. La provvisionale complessiva del danno richiesta e’ di 1.660.000 euro. Il resto da liquidarsi in separato giudizio civile.

Nello specifico. L’avvocato Gian Pietro Gennari, che rappresenta 15 soci della Bissolati, ha chiesto il risarcimento del danno da liquidarsi in separato giudizio e  una provvisionale di 20.000 euro per ciascun socio. L’avvocato Sergio Cannavo’ di Legambiente Lombardia, 200.000 euro di danno, con una provvisionale di 70.000 euro. Il legale ha anche chiesto che l’eventuale concessione della sospensione condizionale della pena sia subordinata alla bonifica e al ripristino dei luoghi.  L’avvocato Alessio Romanelli, che rappresenta il cittadino Gino Ruggeri, che si e’ costituito al posto del Comune di Cremona, ha parlato di “danno enorme”, da quantificarsi in separato giudizio, e ha chiesto una provvisionale di un milione di euro.

Gli avvocati Marcello Lattari e Annalisa Beretta per il Dopolavoro ferroviario hanno chiesto 150.000 euro di danni con una provvisionale di 70.000 euro. L’avvocato Vito Castelli, per tre soci della Bissolati e uno del Flora, ha chiesto il risarcimento del danno da liquidarsi in separato giudizio e  una provvisionale di 20.000 euro per ciascun socio.  Infine l’avvocato Claudio Tampelli per altri 7 soci della Bissolati ha chiesto il risarcimento del danno da liquidarsi in separato giudizio e  una provvisionale di 20.000 euro per ciascun socio.

L’avvocato Tampelli, nel suo intervento, ha rimarcato che “i ritardi nel procedimento in conseguenza di intervenute omissioni da parte di Tamoil abbiano comunque determinato l’impossibilita’ di arginare il fenomeno in tempi ristretti esponendo in tal modo a maggior rischio i frequentatori delle canottieri. In tutta la vicenda sono riscontrabili elementi di fatto individuati nei capi di imputazione e configuranti la responsabilità degli imputati”.

Nel corso dell’ultima udienza l’avvocato Romanelli aveva mostrato al giudice il documento relativo ad un incontro tecnico risalente al  2005 in cui emerge che “il Comune chiedeva discrezione nell’esecuzione delle indagini esterne per non creare allarmismo nella popolazione, e Arpa, in pompa magna, proponeva di giustificare il posizionamento dei piezometi nelle società sportive come indagine preliminare per la nuova avanconca del porto”. Quindi, per il legale di parte civile, “si voleva nascondere alla popolazione l’inquinamento in atto”.

Per le parti civili, “sussiste l’avvelenamento, ossia l’inquinamento delle acque tale da renderle pericolose per la salute pubblica, e sussiste, a titolo di dolo, eventualmente come dolo eventuale, ma dal 2004 – 2005 come dolo diretto, perché c’era la consapevolezza precisa che il sistema fognario interno della raffineria fosse gravemente e diffusamente ammalorato”. “Gli imputati”, per i legali, “si sono rappresentati chiaramente l’evento, e nonostante ciò  hanno continuato a contaminare la falda”.

Nel processo ‘madre’ di Tamoil, che si celebra con il rito abbreviato, sono cinque i manager della raffineria accusati di avvelenamento delle acque e omessa bonifica. Per loro il pm Fabio Saponara ha già chiesto condanne che vanno da un minimo di 6 anni e 8 mesi ad un massimo di 13 anni, pene già ridotte di un terzo per il rito abbreviato.

La parola è poi passata alle difese degli imputati. Nel pomeriggio spazio alle conclusioni dell’avvocato Riccardo Villata, che assiste l’amministratore delegato di Tamoil Enrico Gilberti. Il legale ha parlato dell’omessa bonifica, concentrandosi sull'”inquadramento generale delle procedure amministrative con la puntualizzazione delle fasi e delle sub fasi del procedimento”. L’obiettivo, per il legale, era quello di “smentire alcune affermazioni” definite “inappropriate” da parte dell’accusa. Le conclusioni di Villata: “assoluzione per insussustenza del fatto”.

Il processo riprenderà con le arringhe degli altri difensori i prossimi 26 e 27 giugno e il 3 luglio. La sentenza, prevista per il 4 luglio, slitterà quindi di qualche giorno.

Sara Pizzorni

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