Economia

Tasi capannoni: non si paga in 2 comuni su 3, ma a Cremona sì

La Tasi sui capannoni industriali è un’imposta pesantissima per le aziende: per questo quasi due capoluoghi di provincia su tre hanno deciso quest’anno di azzerarla, andando incontro alle esigenze di aziende sempre più vessate. Peccato che Cremona faccia invece parte di quella percentuale di Comuni che ha deciso di farla pagare (decisione assunta dalla precedente amministrazione). Lo dice un’indagine della Cgia di Mestre, che ha analizzato le decisioni prese dai Comuni capoluogo di provincia la cui delibera di approvazione della Tasi è stata pubblicata entro il 31 maggio scorso sul sito del Dipartimento delle Finanze.

Secondo l’indagine, su un totale di 47 Amministrazioni comunali capoluogo di provincia che hanno deliberato l’aliquota Tasi, ben 29 (pari al 61% del totale) hanno deciso di azzerare l’aliquota. “Una buona parte dei Sindaci – dichiara il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – ha capito che la tassazione sugli immobili strumentali ha ormai raggiunto un livello insopportabile. Pertanto, ha deciso di azzerare la Tasi, evitando a molti imprenditori una nuova stangata. Tuttavia, dal 2011 abbiamo assistito ad aumenti fiscali inauditi. L’Imu, infatti, si è dimostrata più pesante dell’Ici, inoltre in questi ultimi anni si è registrato un progressivo aumento della base imponibile su cui vengono calcolate le imposte che ha costretto gli imprenditori a pagare di più”.

Dunque Cremona è tra coloro che hanno deciso di far pagare questa imposta che, rispetto a quanto pagato con la prima rata nel giugno 2011, per molte città è raddoppiata: per Cremona si parla di un +78%, ma ci sono punte del 180 per cento ad Aosta, del 154 per cento a Biella, del 151 per cento a Lucca, del 143 per cento a Caserta, del 141 per cento a Cagliari e del 130 per cento a Torino.

Per i proprietari dei capannoni ubicati nei Comuni che hanno introdotto la Tasi, gli aumenti rispetto a quanto hanno versato con la prima rata nel 2013 sono invece più contenuti: per Cremona si parla di un +5%. Va peggio a Biella, dove si pagherà mediamente il 43 per cento in più (pari a 965 euro), a Treviso il 35 per cento in più (344 euro) e a Grosseto il 33 per cento in più (117 euro).

“A rendere un po’ meno pesante l’impatto economico di queste imposte – conclude Bortolussi – va ricordato che dal 2013 l’Imu sugli immobili strumentali è parzialmente deducibile, effetto che non abbiamo considerato nei nostri calcoli. Dall’anno scorso, infatti, l’Imu è deducibile dalle imposte dirette IRPEF e IRES nella misura del 30 per cento, soglia che da quest’anno scende al 20 per cento. Mentre la Tasi è per i proprietari degli immobili strumentali interamente deducibile. Infine, si ricorda che rispetto al 2013 per tutti i proprietari di immobili è stata abolita la maggiorazione Tares”.

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