Cronaca

Soldi per riconsegnare l'iPad smarrito, l'arrestato è il presidente del Centro islamico

Nella foto, l’avvocato Alquati e Lahcen Maguini in tribunale

AGGIORNAMENTOE’ Lahcen Maguini, il presidente del Centro islamico ‘La Speranza’ di Cremona, incensurato, il marocchino arrestato mercoledì mattina dai carabinieri perché trovato in possesso di un mini iPad smarrito che, secondo l’accusa, stava cercando di riconsegnare pretendendo in cambio la somma di 100 euro. L’uomo, – 47 anni, da 18 anni a Cremona, operatore ecologico alle dipendenze di una cooperativa, dopo essere stato portato nella camera di sicurezza della caserma di viale Trento e Trieste in seguito all’arresto, questa mattina era in tribunale per la direttissima. Il giudice Maria Stella Leone ha convalidato l’arresto, ma poi, su istanza dell’avvocato Carlo Alquati, che ha chiesto i termini a difesa, ha fissato un rinvio al 27 giugno. Maguini è libero in attesa del processo.

L’iPad-mini era di proprietà del sindaco di Sospiro, Paolo Abruzzi, presente in tribunale assieme alla moglie. L’apparecchio era stato smarrito dalla coppia il 5 maggio scorso, dopodichè Abruzzi aveva sporto denuncia di smarrimento. Il sindaco ha raccontato di essere stato contattato dal marocchino e di aver parlato con lui una ventina di minuti. Maguini si è accertato che il telefono appartenesse proprio ad Abruzzi, al quale poi ha fatto la proposta. “Te lo restituisco, ma mi dai 100 euro”.  “Guarda che vai nei guai”, gli ha detto il sindaco, che alla fine si è sentito chiedere la somma di 50 euro. “Va bene, allora fissiamo un appuntamento e ci vediamo”, ha rilanciato Abruzzi, che all’incontro con il marocchino si è presentato assieme ai carabinieri. L’arresto è scattato con le accuse di ricettazione e tentata estorsione.

Da parte sua, Maguini ha sostenuto di essere entrato in possesso del telefono mentre stava lavorando in via Tofane. Erano le 5 del mattino. L’uomo ha raccontato di essere stato avvicinato da due uomini a bordo di una Panda bianca che non avevano i soldi per far benzina. Così gli hanno proposto lo scambio: l’iPad per 50 euro. Affare fatto. Con la promessa che si sarebbero rivisti a mezzogiorno per portargli il caricabatterie. Ma a mezzogiorno i due della Panda bianca non si sono più fatti vivi, così al marocchino, che solo in quel momento ha capito che il telefono era rubato, non è rimasto altro da fare che andare a comprare il caricabatterie. Spesa, 20 euro. Una volta apparso sull’iPad il numero di telefono del proprietario, l’imputato lo ha contattato. “Ho visto la foto di te e della tua famiglia”, ha detto l’uomo al sindaco, dando luogo, per l’avvocato Alquati, ad un malinteso. Quella frase, Abruzzi l’ha intesa come una minaccia, mentre il marocchino ha detto di non aver mai voluto intimidire nessuno. Al sindaco, Maguini ha chiesto del denaro, ma solo perché a sua volta lui aveva sborsato 70 euro, tra telefono e caricabatteria.

Al giudice, il marocchino ha anche raccontato un episodio accaduto qualche tempo prima: quello di aver trovato un portafoglio contenente carta d’identità e 800 euro e di averlo prontamente restituito al legittimo proprietario.

Sara Pizzorni

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