Castelvetro, dove si smista la droga Rete articolata nel mirino di chi indaga
Sopra, la strada che collega Castelvetro e Cremona (foto Sessa) ed eroina sequestrata
Castelvetro, un centro di smistamento della droga a due passi da Cremona. In cinque mesi, in due diverse indagini, tre maxisequestri di sostanze stupefacenti (hascisc, cocaina, eroina) e due uomini in arresto, un marocchino e un albanese, entrambi incensurati ma nelle cui mani passavano chili di sostanze, decine di migliaia di euro di “roba”. Due business paralleli. In entrambi i casi – e forse con punti di contatto – sembra che qualcuno di ben organizzato abbia cercato di far radicare appena al di là del ponte di Po, nell’apparente tranquillità di un paese di 5mila abitanti, in provincia di Piacenza ma a soli tre minuti di automobile dal territorio lombardo, uno snodo utile a meglio gestire i traffici verso le aree del Cremonese e del Piacentino.
Da un lato l’indagine dei carabinieri, che ha portato complessivamente al sequestro di circa 30mila euro di sostanze (che avrebbero fruttato anche di più al dettaglio): a novembre l’arresto di un operaio marocchino 35enne residente a Castelvetro (ritenuto un abile “commerciante” di hascisc e cocaina, bloccato su una Golf, nella zona di Castelverde, mentre nel vano motore e nell’abitacolo erano nascosti in totale 500 grammi di hascisc e circa 150 di cocaina purissima) e a dicembre un ulteriore sequestro a carico della stessa persona durante una successiva perquisizione (trovati 1120 grammi di hascisc in panetti e ovuli, con un principio attivo quattro volte sopra quello standard, nel portapacchi di un motorino parcheggiato non lontano dal box auto del 35enne).
Dall’altro lato le investigazioni della guardia di finanza, che solamente qualche giorno fa hanno portato all’arresto di un albanese 26enne, lavoratore in un’azienda edile, da qualche mese passato con la residenza dal Cremonese a Castelvetro: nella sua abitazione scoperti quasi 11 chili di eroina, per un valore di circa 300mila euro.
In entrambi i casi le indagini non sono certo finite. Gli investigatori non hanno mollato la presa e sono al lavoro, anche in queste ore. Restano da individuare i “piccoli” spacciatori attraverso i quali la droga sarebbe poi passata ai clienti. Ma soprattutto restano da individuare i fornitori. Forse proprio le stesse persone che avrebbero contribuito a “organizzare” lo snodo di Castelvetro. Alcuni elementi indicherebbero piste che conducono verso il Milanese, con il presunto coinvolgimento di cittadini stranieri e di qualche italiano. Ma non sono escluse piste diverse. Non è chiaro, al momento, se ci siano concreti punti di contatto tra le indagini dei carabinieri e delle fiamme gialle. Quel che è certo è che in entrambi i casi nella rete delle forze dell’ordine sono finiti due soggetti incensurati, sintomo di una certa “professionalità” nella gestione degli affari o magari sintomo di due disegni più grandi (o di uno solo?) nel quale figurerebbero altri soggetti che avrebbero tentato di sfruttare la “faccia pulita” dei due arrestati e l’apparente tranquillità di Castelvetro.
Michele Ferro
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