Rifiuta matrimonio combinato, il padre violento patteggia
Lui voleva imporle il marito che aveva scelto per lei, ma lei ha rifiutato di sottomettersi agli ordini del padre, innescando in lui una violenza inaudita. Davanti al gup Letizia Plate’, con l’accusa di lesioni e minacce, c’era Satnam Singh, 55 anni, indiano, da vent’anni residente a Rivarolo del Re, per la procura un padre-padrone che ha maltrattato la figlia 19enne impedendole di uscire di casa se non in sua compagnia o in quella di persone di sua fiducia, vietandole di riprendere gli studi e di frequentare la scuola, e cercando di impedirle, anche con minacce di morte, la scelta del futuro marito.
In aula la ragazza, che ora si trova in un luogo protetto, era rappresentata dall’avvocato Maria Delmiglio. Il padre, assistito dall’avvocato di Verona Massimo Lodi Rizzini, ha scelto la via del patteggiamento: per lui un anno, pena sospesa, e la condanna a risarcire le spese di parte civile. I fatti contestati vanno dal 2011 fino al settembre del 2013, due anni durante i quali la giovane indiana è stata costretta a rimanere in casa. Il padre, al quale a suo tempo era stata applicata la misura del divieto di avvicinamento alla figlia e ai luoghi da lei frequentati, aveva anche requisito i documenti della ragazza, cellulare compreso, e vietato l’uso del computer al solo fine di isolarla per impedirle di contattare il suo ragazzo, un connazionale conosciuto durante una manifestazione religiosa, l’unico evento al quale la 19enne, che fino al terzo anni ha frequentato un istituto di ragioneria, poteva andare sola.
Il fidanzato scelto dalla giovane non era gradito al padre-padrone. Per questo lui l’aveva minacciata di morte: la sera 25 settembre del 2013 l’imputato aveva impugnato una roncola dicendole che l’avrebbe fatta a pezzi e gettata nel canale. Poi l’aveva afferrata con forza al collo, sferrandole schiaffi, pugni e calci al volto e in altre parti del corpo. Infine l’aveva trascinata per i capelli, provocandole traumi ed ecchimosi. L’incubo, per la giovane, la cui denuncia risale al 30 settembre dell’anno scorso, è terminato proprio quella sera, grazie all’arrivo dei carabinieri, chiamati da un vicino di casa.
La lite era cominciata dopo che il padre aveva ascoltato di nascosto le confidenze della figlia ad un’amica di Casalmaggiore proprio sulla relazione sentimentale non condivisa dal padre. Quando l’amica era uscita di casa, era scattata la violenza, tutto davanti alla madre della ragazza e ai suoi due fratellini più piccoli che avevano cercato invano di trattenere la furia del capofamiglia. Durante la perquisizione dei militari nella casa erano anche stati sequestrati dei coltelli e una mannaia, ed era emerso che l’uomo aveva bruciato tutti i documenti della figlia, tranne la tessera sanitaria. Oggi in aula, al termine dell’udienza, il giudice Platè ha raccomandato all’imputato di non tornare più a commettere reati di questo genere.
Sara Pizzorni
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