Politica

Il civico Galimberti traina il nuovo Pd Intanto il 'vecchio' Soregaroli saluta

Saletta gremita in largo Boccaccino per la presentazione del programma di coalizione che sostiene Gianluca Galimberti alle elezioni comunali del 25 maggio. Cinque le liste a sostegno del progetto civico: Fare nuova la città, Pd, Sinistra per Cremona Energia Civile (Sel e Rifondazione), Centro Democratico e Patto Civico per Galimberti, quest’ultima una civica che riunisce esponenti del Pd che si erano avvicinati al progetto di Ambrosoli alle Regionali 2013.  Molti esponenti di partito tra il pubblico, segretari politici (Piloni, Pd; Villa, Rifondazione; Pasquetti e Piazzoni, Sel; Carletti, Psi) ma soprattutto simpatizzanti e alcuni dei tanti volontari che stanno contribuendo al progetto civico del professore di fisica. Tra loro probabilmente saranno pescati i nomi della lista, su cui ancora vige un formale silenzio. Sarà costituita – assicurano i collaboratori di Galimberti – da persone senza precedenti esperienze amministrative, almeno nell’ultimo quinquennio.

Un programma di coalizione che ancora non scende nel dettaglio di progetti concreti, ma traccia le linee di fondo di un’azione politica che punta a recuperare l’idea di comunità che secondo il centrosinistra si è persa in questi cinque anni. Non ancora un elenco di opere: il programma completo sarà pubblicato sul sito del candidato la prossima settimana, non appena sarà stato condiviso tra i partiti che lo sostengono. Nei primi giorni di maggio – ha spiegato il candidato – verrà stilato un  elenco delle  cose che la coalizione realizzerà nei primi sei mesi, se sarà al governo della città.

“Dieci idee in comune. Cremona 2020 una città intelligente”: Galimberti in stile renziano si avvale delle slides alle sue spalle per illustrare il cammino che intende percorrere e insiste su alcuni concetti: recupero di  una traiettoria, lungo cui far marciare la città attivando le energie nascoste che in questi anni sono rimaste assopite;  unione delle forze; città internazionale attraverso alta formazione e ricerca; patto per il lavoro e interazione con industria alimentare, semplificazione di accesso al credito, sistema fiscale. Cultura intesa come interazione di scuole, università e istituzioni per un progetto culturale programmato e diffuso durante l’anno e nei territori.  E poi mobilità extraurbana e interna con un piano di ciclabilità, recupero di uno spazio urbanistico in decadenza, progetto sul Po; welfare di comunità, luoghi di coesione, città per donne, piano locale anziani, città a misura di disabile, piano casa, tavolo sulla famiglia, piano inquinamento, progetto verde, nuovo modello raccolta rifiuti. Per quanto riguarda la riorganizzazione del Comune, “non rifaremo una consulenza sulla riorganizzazione della macchina comunale, ma ripartiremo da quella che c’è già e che non è stata attuata. Priorità sono l’ufficio bandi e digitalizzazione, legalità e trasparenza, controllo delle partecipate”. “Una delle prime azioni  – ha concluso – quando saremo a governare, che anticipiamo, sarà un piano di interventi e manutenzione per una città bella e vivibile, predisposto con uffici tecnici, cittadini, associazioni. Entro ottobre, definendo la priorità per l’anno successivo”.

Mentre nella sede del comitato per Galimberti i vertici del Pd  provinciale e cittadino ascoltavano il proprio candidato, a pochi metri di distanza, a palazzo comunale, un esponente storico del partito, sebbene non più iscritto da due anni, dava l’addio definitivo alla sua esperienza politica. Al tempo stesso rivolgendosi  a chi volesse avvalersi della sua esperienza. Al termine dell’ultima commissione Bilancio (ordine del giorno potenzialmente esplosivo liquidato in poche battute, le opposizioni rimandano la battaglia al Consiglio) Daniele Soregaroli, si è accomiatato dai colleghi con un discorso carico di emozione e di apparente addio alla politica. Ha  ripercorso i suoi 19 anni in Comune nelle varie vesti di consigliere e assessore, “ma sempre sorretto dai voti di chi mi ha scelto” confermando una storia di sinistra riformista che ora non si riconosce più in questo partito né a livello locale né nazionale. “Ho ricevuto più di quello che ho dato”, ha detto, ma nel dichiarare chiusa l’esperienza nel Pd (“quando sono arrivato si chiamava Pds, pensate”) ha anche auspicato che l’esperienza di “vecchi” come lui non venga buttata via e possa servire ad altri. Un discorso che ha lasciato  molti punti interrogativi tra i consiglieri, apprezzato dal vicesindaco Nolli che ha detto di condividere il senso di disorientamento politico prodotto dalla crisi dei partiti,  dal presidente di commissione Grignani: “Per consolarti, posso dirti che il mio, di partito, ha cambiato nome tre volte in cinque anni”.

g.b.

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