Cronaca

Uccisioni al canile 'Scomparse intere cucciolate' In aula ex dipendente

“Al canile c’erano problemi di sovraffollamento, c’erano cani che continuavano ad arrivare, soprattutto nel periodo estivo e in quello della caccia. Mi ricordo anche i cani portati dal canile di Urbino, ne era attivato un centinaio. Ma da noi  non c’era posto per tutti”. Lo ha detto in aula Maria Grazia Cassinelli, dipendente, dall’agosto del 2006 al settembre del 2009, del rifugio del cane, che il Comune, in forza di una convenzione, aveva dato in gestione all’Associazione zoofili cremonesi. A processo ci sono cinque persone: Maurizio Guerrini e Cheti Nin, presidente e vice della passata gestione dell’associazione, le due volontarie Elena Caccialanza e Laura Gaiardi e la veterinaria referente Asl Michela Butturini.

La teste, che era stata licenziata “perché dicevano che raccontavo a Rosetta Facciolo quanto accadeva al canile”, ha ricordato episodi di sbranamento e di scomparse di cani. “Animali che al mattino e al pomeriggio c’erano ma che alla sera non c’erano più. Intere cucciolate che sparivano, sopravvivevano solo mezza giornata”. “Ci dicevano che i cani erano stati adottati”, ha continuato la Cassinelli, “ma dubito che i proprietari venissero a prenderli alle 11 di sera”. La ex dipendente ha anche ricordato che “qualche privato portava cani già morti per farli smaltire”. Ai carabinieri del Nas aveva spiegato che c’era un tariffario che i padroni degli animali dovevano versare: 30 euro per i cani piccoli, 60 per quelli di media taglia e 90 per quelli più grandi.  “In tre anni hanno portato dieci cani”. “A parte i privati”, ha spiegato la teste, “nessuno ha mai portato cani morti. Mi riferisco agli accalappiacani, che anzi li portavano vivi. Per i privati veniva rilasciata una ricevuta intestata all’associazione. Il libretto delle ricevute era sul tavolo.  Chiunque poteva mettere una firma e prendere soldi dai privati. Io non ero l’addetta esclusiva, dipendeva da chi c’era di turno. Quando prendevo i soldi, li consegnavo alla Nin o alla Gaiardi o alla Caccialanza”. E i cani microchippati ? “Venivano microchippati solo nel momento in cui erano adottati” .Per la sterilizzazione, invece, “i cani venivano portati dal dottor Vezzoni, e qualche volta lo faceva anche la Butturini”. Per gli sbranamenti tra animali, la teste ha ricordato un episodio di un cane a cui altri cani avevano staccato i testicoli . “C’era sangue dappertutto, poi la Butturini lo ha portato via e poi dopo 15 giorni lo ha riportato al canile guarito”.

Al processo si è tornati a parlare anche di Matisse, il cucciolo di labrador preso al canile da Paola Bertani e da suo marito Federico Lena. Matisse aveva aggredito un altro cane e i proprietari lo avevano portato al canile per essere tenuto sotto osservazione. “Ho pero chiarito”, aveva detto la proprietaria durante la sua testimonianza, “che per qualsiasi decisione avrebbero dovuto chiamarci”. “Abbiamo portato Matisse al canile con la sua cuccia e i suoi giochini”, ha detto oggi Federico, che ha ricordato di aver incontrato in quei giorni la veterinaria Federica Mainardi. “Le ho raccontato del caso, e lei ci ha detto che al canile si praticava l’eutanasia. Quello stesso pomeriggio siamo tornati al rifugio e Matisse non c’era più. Cheti Nin ci ha detto che alle nove della sera precedente la Butturini aveva valutato e poi deciso che andava soppresso, anche perché ‘ci guardava male’”. “Gli hanno fatto una punturina ed è morto”, ha ricordato Federico, che tempo dopo aveva ottenuto il certificato di morte sul quale c’era scritto che Matisse era morto per “cause naturali”. Più precisa, in merito, era stata la moglie, che aveva detto che il certificato di morte parlava di “soffocamento nel tentativo di scavalcare la recinzione”.

LE ACCUSE PER GLI IMPUTATI

“Sovraffollamento nei box, causa di frequenti sbranamenti” e “uccisioni illegittime degli animali di affezione, cani e gatti, ivi ospitati” è l’accusa di maltrattamenti di animali contestata a Guerrini, che avrebbe omesso di esercitare “i propri doveri di controllo sul canile, di cui lasciava la piena gestione ed organizzazione a Cheti Nin (entrambi difesi dagli avvocati Marco Soldi ed Ennio Buffoli), consentendo che avvenissero i maltrattamenti e le uccisioni illegittime”.

Alla stessa Cheti Nin (dimessasi dalla carica, insieme a Guerrini, nel marzo del 2009 con l’esplosione dell’inchiesta) e alle due volontarie (queste ultime difese dall’avvocato Stefania Amato) si contestano l’uccisione di animali e l’esercizio abusivo della professione veterinaria. Dal 2005 al marzo del 2009 avrebbero ucciso, “per crudeltà e senza necessità”, numerosi cani, addirittura intere cucciolate, e gatti: circa 300 animali all’anno. Animali eliminati “inoculando il farmaco eutanasico Tanax o il farmaco Pentothal Sodium: decessi ingiustificati ed illegittimi”, come la morte di 12 cani e 2 gatti soppressi con il tiopentale ed esaminati dal dottor Fico. Cheti Nin e le volontarie avrebbero anche fatto vaccinazioni e rimosso punti di sutura. Inoltre la Nin avrebbe soppresso “per crudeltà e senza necessità” un cane che il padrone aveva portato al rifugio nel settembre del 2007 e un altro in affido nel maggio del 2008.

ABUSO D’UFFICIO PER LA VETERINARIA

Alla veterinaria dell’Asl, invece, è contestato il solo reato di abuso d’ufficio. Per la procura la Butturini, “violando le norme di legge relative a compiti di controllo”, avrebbe omesso di “segnalare le gravi irregolarità riscontrate”. L’imputata è difesa dagli avvocati Francesco Gianzini e Alessandro Nolli.

DUE DEGLI IMPUTATI DEVONO ANCHE RISPONDERE DI MALVERSAZIONE AI DANNI DELLO STATO

Maurizio Guerrini e Cheti Nin sono anche accusati di malversazione ai danni dello Stato e di appropriazione indebita aggravata: non avrebbero destinato, in parte, i contributi pubblici ricevuti ogni anno dal Comune per la gestione del canile. Inoltre, abusando della relazione di prestazione d’opera, si sarebbero appropriati delle offerte ricevute dai privati. Nel 2006 “non trovano giustificazione prelievi in contanti per 10.035,70 euro, e vi è una differenza di 49.290,01 euro tra l’importo indicato nel consuntivo dell’associazione per lavori di manutenzione e quanto effettivamente erogato per tali lavori”.

La prossima udienza è stata fissata al 15 aprile.

Sara Pizzorni

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