Cronaca

Lotta alla 'cultura gender': nelle scuole cremonesi è arrivato il vademecum

La lotta della cultura gender si articola in 12 punti: questo il contenuto dell’opuscolo che sta circolando nelle scuole cremonesi, diffuso dall’Age (Associazione genitori), dal titolo “Dodici strumenti di autodifesa dalla teoria del gender”. Un documento stilato dal Forum delle associazioni familiari dell’Umbria ma circolato poi in tutta Italia e rivolto a genitori con figli dagli 0 ai 18 anni. Si tratta di indicazioni pratiche “contro il rischio di indottrinamento” o ancora “segnalazione di abusi o violenza privata nei confronti dei figli”. L’Age di Cremona ha iniziato proprio in questi giorni a farlo circolare cercando di raggiungere il maggior numero di genitori possibili.

Il documento parte fin dalla scelta della scuola, suggerendo ai genitori, prima dell’iscrizione, di “verificare con cura i piani dell’offerta formativa (POF) e gli eventuali progetti educativi (PEI) della scuola, accertandovi che non siano previsti contenuti mutuati dalla teoria del gender”. Le parole a cui prestare attenzione, secondo il documento, sono: “educazione alla effettività, educazione sessuale, omofobia, superamento degli stereotipi, relazione tra i generi o cose simili – si legge -, tutti nomi sotto i quali spesso si nasconde l’indottrinamento del gender”.
Si chiarisce poi il comportamento da tenere fin dall’inizio dell’anno scolastico: “Durante le elezioni dei rappresentati di classe esplicitate la problematica del gender e candidatevi ad essere rappresentanti oppure votate persone che condividano le vostre posizioni in materia – esorta il vademecum -. In ogni caso tenetevi informati con gli insegnanti, i rappresentanti di classe e di istituto per conoscere in anticipo eventuali iniziative formative in materia di gender”. La verifica va fatta anche a casa, chiedendo ai figli “quale è stato il contenuto delle lezioni e almeno una volta a settimana i quaderni e i diari scolastici”.

Attenzione anche a internet: il suggerimento che emerge è di verificare sul sito della scuola se vi siano lezioni extracurricolari legati al gender. Qualora la scuola, poi, organizzasse corsi su tematiche simili per genitori ed insegnanti, il consiglio dei contras è di “chiedere la documentazione e confrontarsi con le associazioni di genitori o col Forum delle associazioni familiari della propria regione per verificare e valutare i contenuti proposti”. Se invece le lezioni o gli interventi sul tema vengono rivolti agli alunni, le associazioni dei genitori non hanno mezze misure: “Date l’allarme! – esorta il documento -. Sentite tutti i genitori degli studenti coinvolti e convocate immediatamente una riunione informale, aperta anche agli insegnanti. Chiedete di conoscere ogni dettaglio circa chi svolgerà la lezione, che contenuti saranno offerti, quale delibera ha autorizzato tale intervento formativo, quali sono le basi scientifiche che garantiscono tale insegnamento. Dopo la riunione informale potrete chiedere la convocazione d’urgenza di un consiglio di classe straordinario per discutere della questione, eventualmente inviando una lettera raccomandata al dirigente scolastico e per conoscenza al dirigente dell’ufficio scolastico provinciale in cui chiedete le stesse informazioni e, qualora tale intervento non sia previsto dal piano dell’offerta formativa, chiedere che sia annullato”.
In caso di episodi simili, i genitori vengono quindi esortati a informare “le associazioni dei genitori del territorio e il forum delle associazioni familiari e, eventualmente, i consiglieri comunali e regionali del vostro territorio o i vostri parlamentari di riferimento”.

Nel caso in cui la scuola rifiuti di ascoltare le richieste dei genitori, la raccomandazione è di inviare “una raccomandata al dirigente scolastico e per conoscenza al dirigente provinciale in cui chiedete che l’iniziativa sia immediatamente sospesa e comunicate che in caso contrario eserciterete il vostro diritto di educare la prole come sancito dall’art. 30 della Costituzione e che pertanto, nelle sole ore in cui si svolgeranno tali lezioni terrete i vostri figli a casa”. Nei casi più estremi si suggerisce addirittura il ricorso al Tar o la richiesta di diffide.

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