Concorrenza sleale straniera, autotrasporto cremonese al collasso
Cna Fita denuncia la grave situazione in cui versano le imprese e i lavoratori dell’autotrasporto merci nella nostra provincia. Stretti fra la concorrenza sleale dei Tir stranieri, il ritardo pagamenti e il ricorso al dumping sociale del distacco internazionale di manodopera, le imprese cremonesi dell’autotrasporto si trovano ad affrontare una crisi gravissima: chiusure, licenziamenti, cassa integrazione. Nel 2011 le imprese erano 616, nel 2012 sono scese a 606, nel 2013 diminuiscono fino a 578 e il 2014 è iniziato con 12 chiusure e 5 inizi attività e il trend negativo non accenna a fermarsi. A denunciare la grave situazione in cui versano i lavoratori e le imprese del settore sono il Presidente CNA Fita Cremona Francesco Ferruggia e il responsabile CNA Fita Adriano Bruneri. Una crisi, quella dell’autotrasporto che è resa ancora più grave dalla concorrenza sleale messa in atto dalle imprese che violano le norme, facendosi beffa delle regole e non rispettando i costi minimi e le norme per la sicurezza le leggi sul cabotaggio (facoltà concessa di eseguire trasporti con origine e destino Italia pur essendo residenti stranieri). Sotto accusa anche il mancato rispetto dei tempi di pagamento da parte dei committenti. che raggiungono a volte anche 6/8 mesi e i recenti aumenti dei pedaggi autostradali che, come un bancomat, vengono prelevati alle imprese mentre gli esigui sconti vengono riconosciuti con ritardi di 18 mesi quando va bene. Ed ancora, esistono aziende con veicoli e senza dipendenti, con dipendenti e senza veicoli.
“Sulle nostre strade – afferma Ferruggia – circolano sempre più veicoli con targhe straniere. Spesso si tratta di aziende nate nei Paesi dell’Est che operano in Italia, svolgendo attività di trasporto e applicando ai lavoratori i contratti, la contribuzione sociale e assicurativa dei Paesi in cui hanno sede legale. Lo sconto che in questo modo praticano sul prezzo del servizio di trasporto va dal 20 al 30%. Per non parlare dell’uso distorto del cabotaggio, da parte di vettori stranieri, per il contrasto del quale risultano al momento del tutto insufficienti i sistemi di controllo su strada fin qui praticati dalle autorità competenti”. “Esistono poi agenzie – interviene Bruneri – che chiedono alle nostre aziende di rinunciare ai lavoratori italiani e di collocare lavoratori provenienti dai Paesi dell’est, con la pratica del distacco, risparmiando così sul costo del lavoratore che viene a costare all’impresa dai 15 ai 19 mila euro all’anno. Si pensi che normalmente il costo di un contratto nazionale è tra i 45 e i 49 mila euro l’anno. E’ lecito domandarsi se tutto ciò, soprattutto in questi anni, sia legalmente e socialmente accettabile. Noi crediamo di no”.
“Questi fenomeni impoveriscono e danneggiano il nostro territorio – conclude Bruneri – e i Tir italiani rimangono nei piazzali. Restrizione del credito e ritardo dei pagamenti favoriscono inoltre il tentativo della criminalità organizzata, di infiltrarsi nel settore del trasporto, trasformando le nostre imprese “in lavatrici” che riciclano danaro, offrendo servizi di trasporto a prezzi stracciati. Abbiamo già parlato con il nostro Prefetto di Cremona e con le forze dell’ordine e con loro avremo ulteriori approfondimenti per monitorare e trovare soluzioni adeguate”.
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