Voltini nuovo presidente Coldiretti E alla direzione arriva Arosio
Foto: Francesco Sessa
Il nuovo presidente di Coldiretti della provincia di Cremona è Paolo Voltini, imprenditore agricolo del settore del pomodoro da industria e presidente del Consorzio Casalasco del Pomodoro. La nomina è giunta nella mattinata di venerdì, durante l’assemblea della Federazione, riunitosi presso l’hotel Continental.
Insieme a lui è giunta anche la nomina del nuovo direttore, Tino Arosio, che raccoglie il testimone lasciato da Simone Solfanelli, che finisce a dirigere la Coldiretti di Padova.
La Federazione cremonese di Coldiretti esce così finalmente da una fase di commissariamento durata 4 anni. “Con la conclusione di questa fase, la nostra Federazione si è ricompattata e guarda al futuro con occhi nuovi. Numerose sono le sfide da raccogliere: dalla direttiva nitrati alla questione Pac; dalle difficoltà finanziarie delle aziende agricole alle problematiche del settore latte”.
Tra le questioni più urgenti da affrontare “c’è sicuramente quello dell’aspetto finanziario: le aziende fanno sempre più fatica ad ottenere credito – continua Voltini -. Poi c’è la questione dei piani di sviluppo, ma anche quella del coinvolgimento dei giovani, sia per quanto riguarda il cambio generazionale sia per la capacità di raccogliere nuove sfide”. Come da sempre fa Coldiretti, il Made in Italy rimane uno dei principali cavalli di battaglia: “Vogliamo rafforzare i progetti che ci portino ad ottenere una filiera tutta italiana e a valorizzare il nostro prodotto, sia rafforzando Campagna Amica sia forme aggregative come UeCoop”.
Il rafforzamento della filiera è anche uno dei principali obiettivi del nuovo direttore, Arosio: “I problemi dell’agricoltura si possono facilmente semplificare così: oggi gli agricoltori non hanno una remunerazione adeguata a quello che è il loro lavoro: essa è infatti pari a circa il 17% del prodotto finito. E questo accade per moltissimi prodotti: latte, suini, pomodoro, ecc. Allora non è elemosinando l’aiuto della politica che si risolvono i problemi: bisogna creare le condizioni perché sia il mercato stesso a remunerare meglio il prodotto. E questo si ottiene attraverso la trasparenza”. Quella della carta di identità del prodotto è una delle battaglie che Coldiretti porta avanti con più forza: “Se il consumatore sa che nel tetrapak che acquista al supermercato non vi è latte delle nostre terre, ma latte che proviene dall’Olanda o dalla Germania, diventerà un consumatore consapevole, e preferirà acquistare quel latte la cui provenienza è invece italiana. Invece per molti prodotti, come latte, formaggi, suini, ecc, non ci è una carta di identità”.
L’altra leva su cui giocare è quella della filiera, come evidenzia ancora Arosio: “Bisogna che gli agricoltori imparino a rappresentare per intero la filiera a cui appartiene il prodotto che essi producono. Una filiera cortissima che non è rappresentata solo dalla vendita diretta dei propri prodotti ai mercati, ma anche dall’unificazione dei vari passaggi presenti nel sistema agricolo”.
Infine c’è la questione nitrati, che per gli agricoltori è da sempre una spina nel fianco: “Noi abbiamo dati certi che dimostrano come non sia l’agricoltura ad inquinare. Allora bisogna rivedere il criterio delle normative nitrati, dimostrando che l’inquinamento non è un problema che vede protagonisti gli agricoltori, ma una serie di fattori, tra cui un’errata programmazione territoriale”.
Laura Bosio
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