Pacchi dono con torroni e provolone per 15500 euro Rossoni tra gli indagati dell'inchiesta 'Mon cheri'
C’è anche Gianni Rossoni tra i 9 assessori e 55 consiglieri regionali dell’VIII e e IX legislatura indagati nell’inchiesta milanese “Mon cheri”. Inchiesta resa famosa dai 16mila euro utilizzati da Nicole Minetti (Pdl) per il libro «Mignottocrazia» o dalle munizioni da caccia (720) del leghista Pierluigi Toscani. I pm milanesi Robledo, Filippini e D’Alessio hanno chiuso l’indagine e da questa mattina i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano stanno recapitando gli avvisi di garanzia.
L’ex assessore all’Istruzione regionale cremasco Gianni Rossoni, Pdl ora tornato a Forza Italia, risulta indagato per aver speso tra 2008 e 2010, oltre 15.500 euro in pacchi regalo natalizi di carattere istituzionale, con prodotti tipici della zona di provenienza: provolone, torrone, latticini. Come riferisce il quotidiano ‘La Repubblica’, “novanta provole di Auricchio per 3mila 405 euro spesi il 18 dicembre 2008 dall’ex assessore lombardo pdl Giovanni Rossoni come omaggio della vicepresidenza. Lo stesso Rossoni due anni dopo, sempre sotto Natale, ha pagato 4mila 273 euro di “latticini come regali istituzionali”.
Nella lista, resa pubblica oggi dai principali quotidiani nazionali, risultano casi assai più curiosi, anche se magari di bassa entità. Il Pd Carlo Spreafico nel 2008 ha messo tra i rimborsi anche la quota annuale dell’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti di 100 euro, oltre a 9,40 euro per l’acquisto di un ombrello semiautomatico. Claudia Cremonesi, consigliere di Sel, tra i quasi 85mila euro di rimborsi mette anche mille euro per l’iscrizione di otto persone ad una scuola di cultura politica. Tutto l’arco politico viene toccato dallo scandalo – rimborsi scoperchiato dalla Guardia della Finanza: dall’unica consigliera dei Pensionati, Elisabetta Fatuzzo, che ha speso 200 euro per una “tagliata di aragosta”, all’ormai famoso Renzo Bossi (tra i 15757 euro di rimborsi anche IPad, Iphone, tv color, frigorifero); a Carlo Porcari, capogruppo Pd che tra i 239870 euro di rimborsi per il suo gruppo include cene per centinaia di commensali, 391 euro per cotechini e salami e 16mila per due ricerche sulla situazione economico sociale del cremonese.
Le investigazioni – si legge in un comunicato stampa della Gdf – hanno consentito di accertare come gli indagati avrebbero utilizzato somme di denaro pubblico, per un ammontare complessivo pari a oltre 3,4 milioni di euro, nella loro disponibilità in virtù del ruolo ricoperto, per finalità estranee all’esercizio istituzionale e non funzionali all’espletamento del mandato. L’accusa è di peculato, mentre a due consiglieri ed a un collaboratore esterno è stato contestato il reato di truffa aggravata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA