Cronaca

Tamoil, Beati: 'Arpa non ha competenza sulle fogne'

Nella foto, i due testimoni Bordi (a sinistra) e Beati

E’ durata tre ore e trenta la testimonianza dell’ex direttore del dipartimento Arpa di Cremona Giampaolo Beati, uno dei protagonisti (tecnici) dell’annosa vicenda dell’inquinamento della falda e dei terreni dentro e fuori la Tamoil, emersa nell’estate del 2007.”E’ stata lunga”, ha dichiarato al termine dell’udienza lo stesso Beati. “Sono stati chiariti alcuni passaggi di natura tecnica”. “L’Arpa”, ha sottolineato il testimone, “non ha competenze sulle fogne. Sapevamo della fonte di inquinamento potenziale, tanto che dal 2003 avevamo chiesto a Tamoil delle videoispezioni. L’importante era farlo, sia che ci volessero due giorni o due anni”. L’ex dirigente Arpa ha poi aggiunto che “con i piezometri di controllo vedevamo che la contaminazione non aumentava”.

Beati è stato convocato come testimone della difesa insieme a Francesco Bordi, attualmente assessore all’Ambiente del Comune di Cremona, all’epoca funzionario della stessa Arpa (ora in aspettativa). Bordi verrà sentito il prossimo 2 aprile. Il procedimento, che si celebra con il rito abbreviato, è a carico di cinque manager della Tamoil. Il filone è quello principale, incentrato sull’ inquinamento della falda che per l’accusa sarebbe stato causato proprio dalla raffineria cremonese.

IL GIALLO DEI DOCUMENTI All’inizio dell’udienza di oggi, il gup  ha rigettato l’istanza della difesa di sentire Carlo Toffolon, dirigente della Tamoil, in relazione al drenaggio dei serbatoi, in quanto nel frattempo la procura, attraverso i carabinieri del Nas, ha acquisito le schede tecniche contenute nei registri degli ordini di servizio conservati in parte presso l’ufficio della direzione della raffineria, ed in parte in un armadio nella sala controllo del reparto Logistica. Si tratta di documenti relativi agli anni 2005 2011. Durante il controllo si e’ accertato che mancavano quelli relativi al periodo 2001 2004,  nonche’ quelli antecedenti a tale periodo, mentre per i registri dei livelli dei serbatoi mancavano quelli relativi al 2001 e 2003. Si e’ cercato dappertutto, nell’archivio generale del deposito, in quello del reparto Logistica e presso quello utilizzato e gestito dagli uffici tecnici di finanza. La caccia ai documenti e’ proseguita nei locali della vecchia sala controllo Logistica e presso il magazzino dell’ex deposito Tamoil Italia in piazza Caduti del Lavoro. Niente. Successivamente nei vecchi uffici della manutenzione al primo piano sono stati trovati i faldoni degli ordini di esecuzione lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria eseguiti in tutta la raffineria dal 2001 , anno dell’autodenuncia, al 2007, anno dell’inizio dell’indagine. Agli inquirenti e’ stato anche riferito che le operazioni di lavaggio dei serbatoi non erano certificate da alcun organo di vigilanza, ne’ tantomeno verificate da personale dell’Asl . Questi ultimi periodicamente provvedevano ad effettuare le verifiche secondo la normativa in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro solo degli impianti a pressione relativi al processo di raffinazione. Alla fine i documenti mancanti saranno recuperati negli uffici del dipartimento di prevenzione medica dell’Asl. Tutto il materiale e’stato acquisito.

LE PRECEDENTI UDIENZE Gli ex dirigenti e dipendenti Tamoil, compresi i responsabili delle ditte esterne Idroambiente e Soncini, tutti sentiti nel procedimento,  avrebbero parlato della rete fognaria gruviera, delle criticità strutturali delle condutture e del fatto che la dirigenza Tamoil fosse a conoscenza dell’inquinamento in corso e che negli anni avesse curato molto l’aspetto della sicurezza, trascurando quello dell’ambiente, ad eccezione del periodo compreso tra il 2005 e il 2006, quando come direttore di stabilimento c’era l’ingegner Claudio Vinciguerra, poi deceduto. Allo stesso modo, sempre secondo i testimoni sentiti fino ad oggi, sarebbero stati realizzati lavori parziali al solo fine di risparmiare denaro. Solo nel 2007, con l’apertura dell’indagine sull’inquinamento da parte della procura e con il risalto mediatico scaturito dai dati dell’inquinamento nelle canottieri adiacenti la raffineria i lavori avrebbero avuto un nuovo input.

Per i testi, dunque, la dirigenza Tamoil avrebbe sottaciuto la gravità dell’inquinamento persino al Comune e ad Arpa, non raccontando come stavano realmente le cose. Nulla, insomma, doveva trapelare. A dimostrare che Tamoil sapeva ci sarebbero dvd, ordini di lavori alle ditte esterne e fatture, compresi i rapporti interni redatti al termine degli incontri quotidiani che si tenevano all’interno della raffineria tra i direttori dello stabilimento e i dirigenti dei vari settori. Sarebbero agli atti rapporti interni di dipendenti che chiedevano manutenzione senza mai ottenerla.

Durante il processo sono stati sentiti anche i consulenti nominati dal giudice (il chimico industriale Mauro Sanna, il chimico Roberto Monguzzi e il geologo Bruno Grego) che nella loro perizia di 368 pagine hanno delineato un quadro allarmante. Le analisi hanno rilevato una presenza “significativa” di inquinanti e di idrocarburi nella falda superficiale e intermedia all’interno e a valle della Tamoil. “In alcuni casi la concentrazione di benzene è risultata addirittura di mille volte superiore al valore previsto per le acque potabili”. A tutt’oggi, sempre secondo i periti, “la bonifica delle aree delle canottieri non è stata garantita”.

IL FRONTE AMMINISTRATIVO – A fronte delle notizie poco rassicuranti emerse dalle testimonianze processuali, le ultime riunioni dell’Osservatorio Tamoil (con rappresentanti di Comune, Arpa, Tamoil, società canottieri confinanti) hanno sempre diffuso notizie positive sull’efficacia dei vari interventi attuati dal 2007 ad oggi per confinare l’inquinamento e ridurlo. L’ultima riunione dell’Osservatorio risale al 20 settembre 2013, i tecnici evidenziavano una progressiva riduzione del surnatante nei terreni della raffineria e assicuravano che l’inquinamento era rimasto confinato nella parte più vecchia della stessa.

“Anche i dati riguardanti le aree esterne – sono le parole del tecnico aziendale, ingegner Donini messe a verbale –  dimostrano che gli impianti di messa in sicurezza ivi realizzati danno i loro frutti. Il sistema di Pump & Treat, operativo dal novembre 2007 presso le aree esterne, ha dato i risultati sperati ed i nuovi impianti messi in funzione da marzo 2013 proseguono in tal senso. L’Ass. Bordi – si legge ancora nel verbale – tiene pertanto a sottolineare che i risultati raggiunti sono confortanti e più che soddisfacenti, il dato positivo è il calo dell’inquinante e soprattutto che la falda intermedia e profonda non è impattata. Questi dati dimostrano anche che è stata scongiurata la preoccupazione sulla tenuta dei fondi dei serbatoi”.

Unica voce fori dal coro alla riunione, almeno stando a quanto risulta dai verbali, era stata quella del consigliere della società Canottieri Bissolati, Losi, che chiedeva dati aggiornati sulle campagne di monitoraggio aree esterne. Una curiosità che restava irrisolta in quanto, spiegava l’allora direttore dell’Arpa Beati (ora in pensione), “le campagne avvengono semestralmente ed i dati ottenuti sono oggetto di confronto con Tamoil e con gli Enti, per la successiva validazione. I dati vengono poi pubblicati e resi noti solo dopo averli presentati e condivisi durante incontri, conferenze o Osservatori come il presente”. I prelievi – continuava Beati – su cui vengono svolte le indagini, possono durare anche settimane e le conseguenti analisi hanno tempi altrettanto lunghi: è tecnicamente impossibile avere un dato in tempi immediati, “bisogna però sottolineare – continuava Beati – che il trend emerso è positivo; con questo non vuol dire che tutto è stato risolto, ma che la strada giusta da percorrere è questa, che ci porterà ad un ripristino ambientale”.

Sara Pizzorni

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