Politica

Pd, l'odg rifiuti rivela spaccatura dentro partito

Nella foto, l’assemblea cittadina del Pd lo scorso gennaio durante la presentazione del candidato Galimberti

Il consigliere Pd Daniele Soregaroli si astiene sull’ordine del giorno presentato dalla sua capogruppo, smarcandosi dalla linea ufficiale del partito sul tema rifiuti. Altri due escono prima del voto e un quarto è assente. Cosa succede nel partito che si candida, attraverso il “civico” Gianluca  Galimberti, alla guida della città? Problemi di rinnovamento nel gruppo cittadino, che rendono difficile la scelta dei nomi da mettere nella lista che sosterrà il candidato Galimberti. Un cammino che la direzione cittadina dovrà fare da qui ai prossimi tre mesi, cercando volti nuovi e convincenti, complice anche il regolamento interno che pone il limite dei due mandati alle ricandidature. Una buona metà dei consiglieri attuali è automaticamente fuori, ma gli altri sapranno incarnare il nuovo che avanza?   Il tema rifiuti è solo uno dei quelli che dividono i Democratici locali. All’orizzonte c’è la vicenda della costituzione  di parte civile del Comune nel processo Tamoil, di cui si è tornati a parlare in vista della imminente sentenza del processo in corso e della visita di Gino Ruggeri, Radicali, al sindaco.

Questione rifiuti. Formalmente la linea del partito è quella espressa già da mesi dalla segreteria provinciale, a guida Matteo Piloni, che forte dell’esperienza cremasca (dove la differenziata spinta e il no all’incenerimento sono condivisi in maniera trasversale dai sindaci)  ha prodotto un documento molto chiaro in proposito lo scorso dicembre, firmato anche da Maura Ruggeri e Andrea Virgilio. Ma la votazione sull’ordine del giorno avanzato lunedì pomeriggio in Consiglio dalla stessa Ruggeri e Alessia Manfredini porta allo scoperto una divisione interna che vede da una parte le componenti più vicine ai movimenti ambientalisti (peraltro critici); dall’altra i soggetti convinti che si debba fare i conti con la realtà aziendale di Aem/Lgh, gestori di raccolta e smaltimento e con le incognite economiche legate al cambio di rotta. Daniele Soregaroli, ormai non più iscritto al Pd da due anni, ma tuttora consigliere, è stato molto chiaro in proposito, nell’astenersi dal voto sull’ordine del giorno del suo stesso gruppo che chiede di reinserire nelle linee guida tempistiche stringenti per  spegnere inceneritore, estendere differenziata spinta e studiare piano di smaltimento alternativo. Nessuna dichiarazione in Consiglio, da parte dell’ex assessore all’Urbanistica, ma una spiegazione al termine è arrivata: non è vero che Cremona parte da zero in tema di differenziata; le vecchie campane distribuite per strada per la raccolta differenziata hanno pur fatto il loro dovere; sono ben noti i problemi dell’estendere il porta a porta in centro storico e da ciò deriverebbe un incremento dei costi nell’immediato, che non è proprio il caso di imporre in questo momento storico. Non esattamente quello che si legge nel documento della segreteria.

Soregaroli si chiama fuori e indirettamente lo fanno anche Daniele Bonali e Elena Guerreschi, che hanno lasciato la sala consigliare prima dell’espressione di voto; e Mauro Fanti, assente per tutta la seduta, per quanto per motivi di lavoro.

Anche sul tema rifiuti, come su altri, c’è un’ala del Pd che cerca con forza l’aggancio ai movimenti e all’associazionismo, convinta che i tempi lo richiedano, anche a rischio di sconfessare le scelte attuate nei decenni in cui ha governato la città. Non a caso, al capogruppo di Forza Italia Luca Grignani che rinfacciava al Pd di non aver mai fatto niente in passato per cambiare le regole sui rifiuti, Alessia Manfredini ha potuto rispondere “ma io non c’ero”. Affermazione che non possono  fare molti altri esponenti del gruppo consigliare sia in Comune che in Provincia. Il problema per il Pd non è di poco conto: fare a meno delle esperienze amministrative del passato per assoluta necessità di rinnovamento, ma al tempo stesso proporsi come interlocutore credibile e realistico al governo locale. La scelta dei 32 nomi, di cui 12 donne, da inserire nella lista che sosterrà Galimberti non sarà una sfida da poco, a cominciare dal capolista. Si fa persino il nome di Piloni, il segretario venuto da Crema per facilitare la problematica transizione in terra cremonese.

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