Economia

Expo, Piacenza investe 2 milioni Cremona in ritardo

Riuscirà  Cremona ad agganciare il treno di Expo? I dubbi cominciano a farsi parecchi, a quanto pare perchè – pur esistendo un protocollo d’intesa tra enti locali ed associazioni economiche e un Tavolo di coordinamento –  non c’è ancora un “pacchetto” Cremona da presentare al grande evento internazionale. E’ emerso a margine dell’incontro svoltosi venerdì 21 febbraio nella sede di Regione Lombardia in Via Dante, un incontro tecnico rivolto in particolar modo ai componenti del Duc (Distretto urbano del commercio) per illustrare gli urgenti passaggi organizzativi necessari per garantire la presenza del territorio cremonese negli spazi espositivi di Rho, ma soprattutto per attirare qui i visitatori internazionali. Tempi strettissimi per gli operatori del settore turistico (alberghi, ristoratori e simili): entro il  15 marzo vanno presentate ad Expo le manifestazioni di interesse e a strettissimo giro di posta il progetto, completo di finanziamento. Inserirsi nel circuito di Expo infatti costa, costa moltissimo.  Il paragone con Piacenza, emerso anche anche venerdì attraverso le slides realizzate dal Cersi (il centro di ricerche economiche e sociali dell’Università Cattolica) mostra un certo ritardo, Piacenza ha infatti già prenotato uno spazio tutto suo, una “piazzetta” di 70 mq lungo il cardo su cui sorge Padiglione Italia, per la cifra di 544mila euro, stanziati in parte dalla Camera di Commercio e poi dal Comune (162mila euro), da Provincia e da Fondazione di Piacenza. Non è tutto, perchè l’allestimento di questo spazio sarà a cura delle associazioni economiche e si stima un investimento finale di 2 milioni di euro. Per Cremona – è stato spiegato da Fabio Antoldi, direttore del Cersi – c’è ancora la possibilità di affittare uno spazio di questo tipo: piazzette aperte per l’intero semestre di Expo oppure, a prezzi più modici ma sempre dai 300mila euro in su, spazi espositivi a rotazione anche per una sola settimana. Oppure spazi in sub affitto insieme ad altre province lombarde con una giornata di protagonismo; o ancora, la semplice partecipazione al palinsesto con eventi tematici quali spettacoli, ristorazione tipica, attività didattiche.

Cremona può rendersi visibile sul palco di Expo organizzando eventi formativi nel campo dell’agroalimentare – il tema portante dell’edizione – da svolgersi sul teritorio, avvalendosi dei numerosi centri di ricerca privati. Ma il problema è sempre il solito, ossia l’isolamento stradale: la mancanza di collegamenti veloci con Milano, sia in treno che su strada, penalizza la città del Torrazzo rispetto  a quasi tutte le città della Lombardia, fatta eccezione per la sola Mantova. Basti pensare che Pavia è a 23 minuti dal capoluogo con FrecciaBianca e a 32 con un treno regionale. Ma anche Piacenza, come noto, è assai più competitiva di Cremona, con i suoi 43 minuti di distanza, come pure Brescia.

Tra le proposte in grado di conferire valore aggiunto al territorio c’è quella a cui sta lavorando la Cattolica di Piacenza e Cremona, cioè l’istituzione di una “Scuola di Alta formazione per la sicurezza degli alimenti”, per la quale esiste già un protocollo d’intesa firmato lo scorso dicembre tra Miur, Expo, Cattolica e Università Statale, rivolta ai dirigenti di imprese di settore e funzionari pubblici. Una scuola che resterà a Cremona come sede permanente anche dopo Expo. E poi ci sono le proposte, grandi e piccole, delle varie associazioni economiche, del commercio, dell’industria, dell’artigianato, dell’agricoltura, che però non sono ancora confluite in un progetto organico. A questo fine, lo scorso dicembre, è stato firmato il protocollo d’intesa tra Camera di Commercio, enti locali e una trentina di associazioni economiche. Ora però è partita la corsa contro il tempo per dare concretezza alle idee.

Giuliana Biagi

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