Cronaca

Radicali in visita nel carcere di Cremona: ancora criticità

Nella foto, Bernardini e Ravelli all’esterno del carcere

Condizioni di vita lievemente migliorate nel carcere di Cà del Ferro dopo l’apertura del nuovo padiglione, ma non è ancora abbastanza, la situazione resta complessivamente preoccupante secondo i radicali, che nella giornata di venerdì con una delegazione guidata dalla segretaria nazionale Rita Bernardini sono stati in visita nella struttura e hanno organizzato un incontro con i giornalisti all’uscita, alle 16,30. Oggi sono 412 i detenuti (399 se si escludono i casi di semilibertà) in una struttura la cui capienza è di 450 (sarebbe di 550 ma una parte è chiusa in attesa di lavori). Nel nuovo padiglione sono in 140 (destinati a diventare 200 con la piena entrata in funzione), arrivati soprattutto dalle celle di Brescia. Nella vecchia struttura, ha spiegato il radicale cremonese Sergio Ravelli, in molte celle i letti sono tornati a essere due e non tre. Tre sono invece i letti nelle stanze della nuova ala, grosse però circa il doppio di quelle più vecchie. Il problema messo in luce da Bernardini e Ravelli è però la presenza, nel padiglione aperto a ottobre, di spazi comuni ristretti.

Di buono lavoro fatto dalla direttrice Ornella Bellezza, in una situazione difficile, ha parlato Rita Bernardini. La segretaria dei radicali cha però evidenziato poco dopo un dato, in contrasto con la funzione riabilitativa: “Sul totale dei detenuti nel carcere di Cremona lavorano solo in 60”. E c’è poi solo un magistrato di sorveglianza, hanno sottolineato i radicali: “Non può far fronte a tutte le istanze”. Allo stesso modo è stata rilanciata la necessità di più educatori e assistenti sociali. Il sistema carcerario è “una macchina impazzita che non funziona”, ha dichiarato Bernardini.

I casi psichiatrici a Cà del Ferro sono la metà del totale (si è parlato di persone che “dentro il carcere peggiorano”). “97 i tossicodipendenti verificati, solo 5 di questi ricorrono alla terapia metadonica. Gli altri ricorrono a farmaci tradizionali”, ha inoltre spiegato Ravelli, prima di aggiungere: “In crescita i casi di autolesionismo”. C’è chi, alcuni mesi fa, è arrivato a cucirsi le labbra.

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