Ambiente

Piano cave, Legambiente: "Un vero e proprio scempio ambientale"

Duro attacco di Legambiente Altocremasco contro il Piano Cave approvato la scorsa settimana in consiglio provinciale. Attacco che prende di mira prima di tutto il presidente della Provincia Massimiliano Salini, che ha espresso grande soddisfazione per l’approvazione del documento. In discussione sono gli interventi all’interno del geosito del Pianalto di Romanengo/Melotta. L’escavazione che nel documento viene definita un semplice “livellamento”, secondo l’associazione sarà un “vero e proprio scempio ambientale”. “Infatti, la ditta Danesi potrà asportare nel prossimo decennio argilla sino a 3 metri di profondità su di un’area vasta più di un milione di metri quadri, per un ammontare di quasi tre milioni di metri cubi di materiale – evidenzia Legambiente. !Certo, una bella livellata: tutto liscio come un campo da gioco. Non importa se quella sterminata quantità di terreno contiene in sé informazioni preziosissime sulla nostra storia, sul farsi della nostra pianura, su tempi e modi di stratificazione di quel suolo sul quale camminiamo, costruiamo,  produciamo, viviamo. Dice il presidente che una tale visione, ‘conservativa’  del Pianalto è frutto di ‘un’interpretazione ambientalista’, minata da ‘chiari segni di debolezza dal punto di vista scientifico’.  Devono essere deboli scientificamente anche il Ministero, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e la Regione Lombardia, poiché tutti avevano riconosciuto nel geosito della Melotta, un luogo di inestimabile valore scientifico e culturale, meritevole per questo di particolare tutela e protezione, di integra conservazione. Per fortuna, alcuni consulenti  della provincia hanno smascherato l’incompetenza di studiosi accreditati presso altre, sovra ordinate istituzioni, consentendo così un proficuo utilizzo di quella, altrimenti inutile, argilla”.

L’associazione evidenzia quindi che “Nessuno può essere così ingenuo da credere davvero che un tale scempio ambientale, un così vergognoso insulto al nostro patrimonio culturale possa anche solo parzialmente risolvere i pur gravi problemi occupazionali, dei quali la nostra provincia, come il resto del paese, è seriamente afflitta.  Nessuno, ad eccezione del presidente, della giunta e della maggioranza consiliare della Provincia di cremona che considerano assolutamente convincenti le “garanzie industriali” offerte dalla ditta Danesi. Quali siano queste “garanzie”, in termini di politiche di sviluppo e dell’occupazione, in un settore con tutta evidenza saturo come quello delle costruzioni, non è dato sapere. Resta lo scacco al territorio, il disprezzo per il bene comune e, soprattutto, la preoccupante disinvoltura con la quale il patrimonio scientifico, artistico e culturale di questa nostra nazione viene svenduto.  Si tratta di un patrimonio unico, assolutamente non rinnovabile, né ripristinabile e prezioso a tal punto che giorni orsono, la Corte dei conti ne ha proposto l’inclusione nelle stime della “ricchezza”  dell’Italia, anche da parte delle agenzie internazionali di valutazione. Un gesto per molti versi criticabile, ma certo significativo e che con molta probabilità non si potrà ripetere in futuro allorchè, molti come Salini avranno dato ‘segnali concerti’ di una politica sempre meno attrezzata culturalmente, poco e male informata,  miope e devastante, non solo per l’ambiente, ma, più in generale, per la dignità di un’intera comunità nazionale”.

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