Processo Formaggi Russo spregiudicato, Condotte 'gravi' dei veterinari
DEPOSITATA LA MOTIVAZIONE DEL PROCESSO SUI FORMAGGI AVARIATI
LA POSIZIONE DI RUSSO E LA PERICOLISITA’ DEI PRODOTTI PER LA SALUTE
“Dominus assoluto di entrambe le società coinvolte nella catena produttiva in cui si svolgevano le condotte di adulterazione delle sostanze”, “costantemente informato di tutto quanto avveniva in entrambi gli stabilimenti” e “ideatore del sistema di lavorazione delle merci adulterate”. Così scrive il giudice Pio Massa nella motivazione della sentenza del processo sui formaggi avariati che ha visto la condanna, lo scorso 15 ottobre, dell’imprenditore siciliano Domenico Russo ad una pena di quattro anni di reclusione. Russo, a capo della Tradel di Casalbuttano, dove i prodotti venivano sconfezionati, e della Megal di Vicolungo, in provincia di Novara, dove i formaggi venivano pastorizzati e lavorati prima della loro immissione sul mercato, era accusato di aver “alterato le caratteristiche di vari prodotti lattiero caseari prima che fossero distribuiti per il consumo, rendendoli pericolosi per la salute pubblica”. All’imprenditore non sono state riconosciute le attenuanti generiche “in ragione della spregiudicatezza dimostrata, che denota una certa inclinazione a delinquere”. Per Russo, scrive Massa nelle 55 pagine di motivazione, “la sussistenza dell’elemento soggettivo è pienamente provata da moltissime circostanze emerse nel corso del giudizio”. “Sapeva benissimo”, si legge, “che si trattava di alimenti che non si potevano commercializzare perché pericolosi”. Il giudice ha anche parlato di “noncuranza e superficialità che caratterizzava il sistema lavorativo adottato all’interno di Tradel, con evidente e immediata conseguenza sulle condizioni dei prodotti che da tale stabilimento uscivano e che non sempre potevano essere completamente risanati dai procedimenti adottati in Megal”. In merito alla pericolosità dei prodotti, il giudice scrive: “è emersa la presenza di frammenti di plastica anche dopo la lavorazione in Megal, frammenti che configurano una oggettiva situazione di pericolo per il consumatore, sia per il fatto che alcuni di essi non vengono eliminati dal filtraggio operato presso Megal e possono provocare la lacerazione dell’intestino, sia per l’elevata concentrazione di stirene e etilbenzene che è stata analizzata anche su prodotti già passati attraverso il processo di risanamento che si effettuava in Megal”. “E’ facile anche comprendere”, aggiunge il giudice, “il motivo per cui Russo avesse messo in atto un così complesso sistema destinato alla lavorazione di merci non idonee per il consumo umano. In questo modo, infatti, riusciva, abbassando notevolmente i costi di acquisto della materia da lavorare, a spuntare un ricarico abbondantemente sopra la media delle aziende concorrenti, e comunque poteva vendere i suoi prodotti semilavorati a prezzi altamente competitivi, facendosi appunto forza sugli inferiori costi di approvvigionamento delle materie prime”.
LA POSIZIONE DI LUCIANO BOSIO
Quanto alla posizione di Luciano Bosio, direttore dello stabilimento Tradel, condannato ad una pena di due anni e 3 mesi, secondo il giudice egli non era “un mero esecutore materiale degli ordini di Russo”, “senza alcun potere” e “senza alcuna possibilità di interferire con le attività illecite del Russo”. “In realtà”, per il collegio, “dalle intercettazioni trascritte e dalle testimonianze assunte emerge un ruolo ben più importante ed una piena consapevolezza dell’illiceità delle condotte messe in atto presso lo stabilimento da lui diretto”. Anzi: “in diverse occasioni è lui stesso che prende iniziative volte ad aggirare i divieti di lavorazione della merce”.
I TRE VETERINARI
Per quanto riguarda infine la posizione dei tre veterinari, accusati di abuso d’ufficio, il giudice definisce le loro condotte “gravi” per la “posizione pubblicistica rivestita nell’occasione”. A processo, Riccardo Crotti, capo del dipartimento Asl di Cremona, è stato condannato ad otto mesi per abuso di ufficio per un solo capo di imputazione, assolto per gli altri (per tutti i capi di imputazione il pm aveva chiesto due anni e 6 mesi). Per l’accusa, Crotti aveva procurato a Russo un “ingiusto vantaggio patrimoniale in quanto, pur essendo a conoscenza del fatto che Tradel disattendeva in maniera evidente le norme igienico sanitarie e non si era uniformata alle prescrizioni imposte con provvedimento del 2 ottobre del 2006, ometteva di attivarsi per sospendere o revocare il provvedimento di riconoscimento dello stabilimento o comunque per sospenderne l’attività”.
Anche Paolo Balestreri e Andrea Chittò (per ciascuno dei due il pm aveva chiesto un anno e sei mesi), sono stati assolti dagli altri capi di imputazione, ma condannati ciascuno ad una pena di 6 mesi in quanto dopo aver effettuato il sopralluogo alla Tradel, avevano omesso di far mettere a verbale che la ditta non aveva adempiuto alle prescrizioni igienico sanitarie impartite con provvedimento della Regione Lombardia. Per i veterinari, in particolare per Crotti, fondamentali sono state le intercettazioni telefoniche. Telefonate tra Crotti e Russo dalle quali “si evince come Crotti sia dispiaciuto nello spiegare a Russo che lui deve insistere nel fargli rispettare le norme perché ha il fiato sul collo della Regione”.
Per i giudici del collegio, da parte dei tre imputati “c’è stata violazione dell’obbligo imposto dalla natura stessa delle loro funzioni e dalle indicazioni provenienti da atti ufficiali dell’Asl della Regione Lombardia, di far rilevare il mancato rispetto delle prescrizioni, con la conseguente ed inevitabile sospensione o revoca del riconoscimento conferito a Tradel, dunque con sospensione o chiusura dell’attività produttiva ivi esercitata”. Sussiste inoltre”, si legge, “anche il dolo intenzionale, posto che è evidente che i tre funzionari pubblici coinvolti ben sapevano che con il loro atteggiamento omissivo avrebbero economicamente favorito il Russo, il quale, nonostante la continuativa e palese inosservanza delle prescrizioni igienico sanitarie, avrebbe potuto continuare a svolgere la propria attività, con ciò lucrando un ingiunto vantaggio in conseguenza di una condotta illecita”. Per i giudici, “l’intero atteggiamento tenuto dai pubblici ufficiali nel corso di questa vicenda dimostra che gli stessi erano ben consapevoli di favorire in maniera ingiusta il Russo e miravano proprio ad evitare conseguenze negative per quest’ultimo e la sua azienda, poiché in caso contrario essi avrebbero certamente assunto un atteggiamento maggiormente formalistico sia nei confronti dello stesso (lasciando traccia documentale di ogni evento, come ad esempio del sopralluogo del 8.11, e facendo risultare nel verbale del 2.11 le carenze ancora esistenti), sia nei confronti della Regione, rimettendo al più a quest’ultima ogni decisione definitiva circa la sorte dello stabilimento di Casalbuttano”. Ai tre veterinari è stato concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena, “ben potendo presumere”, si legge nella motivazione, “per il loro stato di incensuratezza, per la visibilità della posizione lavorativa degli stessi e quanto a Crotti per il fatto di essere ormai in pensione, oltre che per l’eco mediatica che ha seguito l’instaurazione e lo svolgersi del procedimento, che tutti e tre si asterranno in futuro dalla commissione di nuovi reati”.
I PATTEGGIAMENTI
Le posizioni delle altre persone coinvolte nell’inchiesta si sono già concluse con tre patteggiamenti: Angelo Marco Dossena, tecnico di prevenzione dell’Asl, difeso dall’avvocato Andrea Balzarini, ha patteggiato sei mesi, pena sospesa, mentre la collega Elisabetta Chiozza, assistita dall’avvocato Antonia Tundo, ha patteggiato cinque mesi e dieci giorni, pena sospesa. Due anni di patteggiamento, infine, sempre pena sospesa, sono stati decisi per Stefania Massa, veterinaria responsabile dell’autocontrollo della Megal. Questi ultimi erano accusati di aver attestato falsamente nei verbali relativi ai formaggi semilavorati ad uso industriale da spedire alla Megal di aver assistito al carico dei tir usati per il trasporto.
Sara Pizzorni
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