Centro di aiuto alla vita: salvati oltre 800 bambini
Oltre 800 i bambini aiutati in 30 anni di attività: numeri importanti quelli del Centro di aiuto alla vita, che salva i bambini a rischio di aborto accompagnandoli nei primi 36 mesi della loro esistenza. Due i principali fronti di intervento. Da un lato c’è lo sportello attivato presso il nosocomio cittadino, dove le volontarie, grazie alla convenzione stipulata con l’azienda ospedaliera, hanno a disposizione un ufficio. Loro non possono entrare in contatto con le ricoverate: sono le future mamme a dover chiedere un colloquio. Una presenza nascosta e discreta che nel 2013 ha permesso di scongiurare una decina di aborti. In ospedale avviene solo il primo contatto: tutte le situazioni passano poi alla sede di via Milano, accanto al Seminario. Questa struttura è stata inaugurata nel 2000 dopo il trasferimento da via Palio dell’Oca. “Ci preoccupiamo – dice il presidente Paolo Reggiani – di accostare le mamme sempre con grande attenzione e anche un po’ di pazienza, senza mai discriminare nessuno. Il nostro desiderio è che tutte si sentano accolte e capite”.
Le porte del Cav di via Milano sono aperte tutte le mattine, tranne il sabato e la domenica, e in alcuni giorni anche nel pomeriggio. Per incontrare le volontarie non occorre alcun appuntamento: a volte però un po’ di coda in sala di aspetto si crea, basti pensare che in alcuni giorno si presentano anche 40 persone. Il primo colloquio serve a valutare la situazione e iniziare un accompagnamento che non è solo di tipo materiale, grazie anche al supporto del vicino Consultorio Ucipem. Le richieste di aiuto, che nel 2012 hanno registrato un aumento, nel 2013 hanno avuto un trend costante, pur con una crescita delle donne italiane (il 40%). “Gli effetti della crisi sono evidenti” spiegano dall’associazione. Nella maggior parte dei casi, infatti, a far pensare alla possibilità di abortire sono le precarie condizioni economiche della famiglia. Altri casi, invece, alla base di questa scelta hanno la solitudine.
Le forme di aiuto sono diverse, a cominciare dal “Progetto Gemma”, una sorte di ‘adozione a distanza’ della mamma per i primi 18 mesi di vita del figlio. Tra le forme di aiuto ci sono poi i contributi regionali “Nasko” e “Cresco”. I costi che il Cav deve sostenere sono ingenti: 4mila euro ogni 40 giorni per i pannolini, 20mila euro all’anno per il latte in polvere. Un aiuto importante arriva dal Banco alimentare, che garantisce gli omogenizzati. Ma il Cav offre anche vestitini, coperte, carrozzine, e altri oggetti utili ai bambini piccoli. “Dobbiamo evidenziare la grande generosità dei cremonesi – continua il presidente Reggiani – che prontamente rispondono sempre alle nostre richieste di aiuto nei momenti più difficili”.
Tra gli obiettivi per il prossimo futuro c’è quello di attuare un maggiore coordinamento con gli altri enti e associazioni, per avere garanzia delle reali situazioni di disagio delle famiglie aiutate. Altro fronte quello della digitalizzazione dei dati degli utenti, come previsto a livello nazionale dai Cav. “Stiamo cercando nuovi volontari – precisa il presidente – proprio in questo senso. Il nostro limite, forse, è la poca pubblicità rispetto al nostro operato: anche su questo campo vedremo di impegnarci di più. Ci accorgiamo che spesso la gente non conosce bene i nostri servizi, come nel caso della culla per la vita presente in ospedale”. L’ultimo appello è per braccia forti che possano essere di aiuto alle volontarie del magazzino.
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