I manager Tamoil: 'scarsa sensibilità della dirigenza sui temi ambientali'
Nel processo “madre” sull’inquinamento del suolo e della falda acquifera provocato, per l’accusa, dalla raffineria Tamoil, parola ai due manager Piergiuseppe Savaresi e Lucio Ambrosio, chiamati a testimoniare davanti al gup Guido salvini nel procedimento che si celebra con il rito abbreviato.
Se nel 2001 Tamoil fece autodenuncia alle autorità e’ per il “forte input” di Lucio Ambrosio, ingegnere assunto in raffineria nel 1990 con l’incarico di responsabile della sicurezza e dell’ambiente. Il manager ha voluto sottolineare che mentre “l’aspetto della sicurezza negli anni è stato molto sentito dalla direzione, viceversa sull’ambiente non ho visto la medesima determinazione, ad eccezione del periodo in cui c’è stato come direttore di stabilimento l’ingegner Vinciguerra, poi deceduto”. Dal 2001, sempre secondo le dichiarazioni del dirigente, in raffineria, a livello di direzione, “in alcune riunioni informali si parlava dell’inquinamento causato dallo stabilimento e tra le potenziali cause si annoverava anche la rete fognaria e il suo stato di conservazione. Dopo il 2001, però, si parlava soltanto senza adottare provvedimenti concreti di interventi per verificare tale stato di conservazione. Solo nel 2004, con l’avvento dell’ingegner Vinciguerra, finalmente, si è dato un input e dalle parole si è passati ai fatti con i primi interventi sulla rete fognaria”.
Lo aveva detto ai carabinieri del Nas nel novembre scorso, e oggi l’ingegner Ambrosio, dimessosi il primo luglio del 2009, ha confermato in udienza le rivelazioni clamorose. Per il dirigente, la causa dell’inquinamento era dovuta “alla vetustà di alcuni tratti della rete fognaria“. Ha così ricordato che “furono eseguite delle video ispezioni dei tratti più vecchi. I test rilevarono “diverse criticità strutturali” già ricordate nella scorsa udienza da Luigi Tomaselli, dipendente della Idroambiente, la ditta esterna che all’inizio si aggiudicò l’appalto, ma il primo risanamento venne effettuato dalla ditta Soncini che eseguì i lavori solo sul 15 per cento della rete stessa. Il teste aveva già precisato al Nas di non aver visionato le offerte di risanamento, “tuttavia presumo che alla fine il tutto era da ricondurre ad un discorso economico di risparmio per eseguire tali lavori”. Agli inquirenti, il manager non ha saputo indicare i motivi per cui passò del tempo tra gli esiti delle video ispezioni e l’inizio degli interventi di risanamento, ma in proposito ha precisato che “determinate trattative in raffineria non erano trasparenti, soprattutto laddove bisognava affrontare degli interventi economici di un certo rilievo, come nel caso specifico del risanamento della rete fognaria. L indirizzò generale era di risparmiare ovunque”. Un esempio ? “In un certo periodo ci venivano contate anche il numero di fotocopie che facevamo”. Se dunque per il teste con Vinciguerra ci fu un input, successivamente, “con la sua morte e “l’avvento di Colombo, Gilberti e Abulaiha, si ritornò al clima antecedente l’arrivo di Vinciguerra, ovvero scarsa attenzione a tali tematiche. Nelle diverse riunioni a cui partecipava la direzione, e quindi Colombo prima e Gilberti e Abulaiha poi, si parlava di continuare a verificare lo stato di conservazione della rete fognaria, alla luce di quanto era stato rilevato nel 2005”, ma secondo il manager “a tali incontri non seguiva alcun fatto concreto. Anche nei colloqui con l’ingegner Gilberti, con cui mi interfacciavo maggiormente rispetto ad Abulaiha, tale problematica veniva elusa o in qualche modo non affrontata, senza che lo stesso mi abbia mai dato una motivazione di tale suo atteggiamento”.
Il teste ha ricordato che i successivi interventi sulla rete fognaria vennero poi eseguiti da un suo sottoposto, l’ingegner Tregattini, e che tali lavori “hanno avuto nuovamente input da quanto vi è stato il risalto mediatico scaturito dai dati dell’inquinamento nelle canottieri adiacenti la raffineria”. Il risalto mediatico e’ datato luglio 2007, quando la Procura ha aperto l’indagine sull’ inquinamento.
Un fatto, questo, evidenziato anche da Piergiuseppe Savaresi, ingegnere assunto nel 1980 e divenuto, nell’ambito della sua carriera in Tamoil, responsabile dell’ufficio di manutenzione della raffineria. Come il manager Ambrosio, anche Savaresi oggi è stato sentito nell’ambito del processo. E, come Ambrosio, anch’egli era già stato sentito dal Nas. La sua verità ricalca quella del collega. Anche per il manager, infatti, fu determinante l’arrivo di Vinciguerra. “Dal 2004 in poi, con l’arrivo dell’ ingegner Vinciguerra, da parte della direzione ho notato una certa attenzione ai temi dell’ambiente e della sicurezza. Dopo Vinciguerra c’è stato un nuovo rallentamento e un certo disinteresse verso la tematica ambientale da parte della direzione, che invece, a decorrere dal 2007, è stata sollecitata a seguito degli eventi giudiziari e dell’attenzione mediatica che creava sicuramente molta preoccupazione”. Savaresi ha ricordato di aver visto “tante volte l’ingegner Ambrosio insistere con la direzione, in particolare con l’ingegner Gilberti, sulla necessità di interventi di risanamento della rete fognaria”. Secondo il testimone, Vinciguerra aveva un carattere più decisionale rispetto a Gilberti, che “tentennava e tergiversava molto prima di prendere una decisione”. Il teste ha poi riferito agli inquirenti di aver “sentito personalmente nei meeting mattutini che Ambrosio rappresentava i problemi sulla criticità della rete fognaria a Vinciguerra, e dopo di lui ai dirigenti Colombo, Gilberti e Abulaiha”. Il manager ha affermato di non ricordare di aver sentito l’ingegner Ambrosio parlare con Gilberti prima che si svolgessero i meeting, ma di certo “lo stesso Ambrosio mi ha più volte riferito di aver parlato e discusso con la direzione in merito alla necessità di tali interventi, ma di non essere riuscito a sensibilizzare la direzione su queste problematiche ambientali e di sicurezza e ad ottenere eventuali interventi risolutivi in tal senso”. Il manager ha insistito sulla “scarsa sensibilità su quelli che erano i temi ambientali dopo la morte dell’ingegner Vinciguerra”, almeno fino al 2007, quando, “in occasione degli eventi mediatici relativi alla vicenda dell’inquinamento, si è attivato un intervento strutturato ed organico in merito a controlli e verifiche sulle linee di processo, sulla rete fognaria e sugli attraversamenti stradali, cosa che prima veniva effettuata solo occasionalmente”. Per il dirigente, “questa tipologia di controllo in un impianto come quello di Cremona era comunque necessaria avrebbe dovuto partire prima”. I lavori sulla rete fognaria si sono conclusi nel 2010.
La prossima udienza è stata fissata al 27 gennaio. Il giudice si è riservato di decidere sulla richiesta della difesa di sentire un altro dipendente Tamoil e due funzionari dell’Arpa.
Sara Pizzorni
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