Campagna elettorale, la cultura unisce il centrodestra nell'affondo al nuovo Pd
La destra cremonese si ricompatta attorno ad uno dei punti di maggiore divisione all’interno del centrosinistra, la gestione delle politiche culturali. Apparentemente divisi in questa campagna elettorale, tra una Lega Nord che non vuole Perri, Ncd che rimarca la propria specificità culturale e Forza Italia che rivendica “i voti sono qui” (Agazzi alla presentazione del gruppo del Consiglio provinciale), i tre soggetti tornano ad usare gli stessi concetti quando si tratta di accusare il Pd di avere una visione retrograda. Alcune frasi estrapolate dal lungo documento sulla cultura, discusso venerdì nella direzione cittadina dei Democratici, fanno dire ai partiti del centrodestra che gli avversari vogliono abbandonare il modello ampiamente sfruttato dal sindaco Perri della collaborazione pubblico-privato sul fronte culturale. L’ultimo ad intervenire è Alessandro Zagni, Lega Nord, che non perde l’occasione anche per attaccare il sindaco in carica: “Scopriamo che il Pd cremonese è fermo alle posizioni retrograde degli anni Settanta, in cui ogni aspetto della vita dei cittadini doveva essere regolamentato e gestito dai funzionari dell’apparato, comprese le iniziative e gli eventi culturali. Pensavamo di aver toccato il fondo con il Sindaco Perri, che in questi anni ha rinunciato a giocare un ruolo da protagonista nel coordinamento tra pubblico e privato per il rilancio della cultura, ed invece scopriamo che il Pd locale conserva nel cassetto una ricetta pericolosa ed anacronistica. Noi crediamo che la cultura debba produrre opportunità economiche e posti di lavoro, non solo costi a carico dei cittadini”. Non manca la mano tesa a Cremonafiere, organizzatrice di Mondomusica a New York, che nella bozza di documento del Pd viene descritto come esempio di un evento “senza alcuna condivisione con la città e le realtà interessate. Buona parte del mondo della liuteria ha giudicato questa manifestazione come dannosa al tessuto produttivo del territorio e rischiosa per la riuscita stessa fiera di Mondomusica a Cremona. Occorre ribaltare lo schema e cercare di attrarre in città i visitatori vista l’apertura del MdV”.
Già ieri era intervenuto su Twitter il vicesindaco Roberto Nolli, da poco passato a Forza Italia, con un lapidario “documento sulla cultura da parte del PD contro Ente Fiera per Mondomusica a New York. Contro i privati nella cultura… ecc. ecc. Vecchi”. Non riferita direttamente alla cultura, ma alla politica in genere, la filosofia che Ncd va ripetendo in ogni pubblica occasione di incontro: meno stato e più privato in tutti i campi della vita umana, quindi un Comune leggero, che lasci spazio all’iniziativa e all’imprenditoria privata, in quanto più efficiente del pubblico.
IL DOCUMENTO PD DAVVERO RIVOLUZIONARIO? – Per la verità la bozza di documento che servirà da base per la stesura del programma elettorale non è così tranchant come i suoi avversari politici la dipingono. Ad essere attaccata è l’assenza di una politica culturale pubblica, in capo al Comune, che faccia da regia alle proposte dei privati, come ripetutamente detto in cinque anni di opposizione dal vicepresidente della commissione cultura Daniele Bonali. Ma da nessuna parte si legge che i privati debbano essere estromessi: “Questo non significa – si legge in un passaggio abbandonare le Fondazioni, ma occorre consapevolezza al nostro interno che sarà sempre più necessario un pensiero forte e una autorevolezza tale da poter governare questi soggetti in un ottica complessiva di città. Il Pd dovrà essere al centro di questo pensiero avvalendosi del contributo e dell’esperienza maturata nelle scorse amministrazioni, senza però aver la paura di andare oltre e proporre visioni nuove. La nuova amministrazione dovrà non solo fungere da semplice coordinatore delle iniziative culturale, ma dovrà assumersi la responsabilità di essere ruolo di guida attivo”.
Sul festival di mezza Estate, lanciato da Mauro Fanti (Pd) quando era presidente del consiglio comunale e cancellato dalla giunta di centrodestra Perri, si legge addirittura che la perdita dell’evento è stata uno smacco per l’offerta culturale cittadina: “Nel corso del 2013 l’attuale amministrazione ha tolto il contributo per la realizzazione di questo festival con la conseguenza dell’effettiva chiusura di questa realtà. Si tratta di una perdita per quanto riguarda l’offerta culturale della città. Occorre però fare un’analisi, anche critica, rispetto all’evoluzione che questo festival nato sotto l’amministrazione Corada. Il Festival ha visto nel corso del tempo una diminuzione di spettacoli e anche una diminuzione di presenze. Non possiamo non sottolineare la “stranezza” nel aver costruito questo festival al di fuori dei circuiti e degli enti preposti alla cultura in città. Nel contesto attuale tale opzione risulta non più sostenibile, non solo da un punto di vista finanziario, ma anche dal punto di vista politico/strategico. Nel futuro occorrerà riconsiderare questi aspetti per una maggiore organizzazione delle proposte culturali e una maggiore sostenibilità”
Tutte ragioni che però spariscono nel vortice della propaganda elettorale: “Se da un lato – conclude Zagni – il Pd dimostra di avere una visione opposta, concentrando la gestione nelle mani pubbliche, con conseguente appesantimento del bilancio comunale, purtroppo constatiamo che anche l’amministrazione uscente non ha operato scelte lungimiranti. Perri ha cancellato il Festival di Mezza Estate e non è stato in grado di coordinare il sistema culturale, sottovalutando ad esempio il ruolo che può avere la Fiera in tema di promozione del marchio ‘Cremona’ nel mondo. A Cremona vi sono realtà private, tra cui la società dei Filodrammatici, l’associazione Adafa ed altre, che in proporzione alle risorse a disposizione alimentano la cultura ed organizzano eventi di grande interesse. Vi sono anche esempi di collaborazione tra il pubblico ed il contributo dei privati, come il Teatro Ponchielli, che vanno sostenuti, resi più funzionali e migliorati. Non è possibile che la cultura torni solo nelle mani dei burocrati di palazzo, se non vogliamo che questa città canti definitivamente il de profundis alle proprie ambizioni di rilancio e di sviluppo”.
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