Oltre cento giovani all'incontro con Galimberti alle Acli
Oltre cento persone, tra cui tantissimi giovani, hanno affollato venerdì sera l’atrio della sede Acli di via Cardinal Massaia per l’incontro con Gianluca Galimberti, candidato alle comunali di Cremona per il progetto civico ‘Fare nuova la città’.
“Qualche giorno fa – ha esordito Galimberti – ho incontrato una mamma che mi ha detto che suo figlio è andato a lavorare all’estero. Non c’è nessun problema nell’andare a lavorare all’estero. Il problema è quando una città obbliga i suoi giovani ad andare via e non ha una capacità attrattiva. ‘Fare nuova la città’ è un progetto di cambiamento che riguarda anche le prospettive dei giovani. Perché fare una cosa per i giovani interessa non solo loro, ma tutti i cittadini”.
Demografia, età, cambiamento, scelte: i temi sottolineati dal candidato di ‘Fare nuova la città’. “Persone che vivono una fascia d’età giovane – ha continuato Galimberti – hanno bisogno di spazi di creatività e di relazione. E di intraprendenza, che si declina in una terra libera da mentalità clientelari, libera di accettare proposte nuove, una terra di relazioni che rispettano le competenze. Ci sono dei giovani di 24 anni che hanno capacità straordinarie. Queste persone non possono essere trattate con la pacca sulla spalla: “tanto sei giovane”. Bisogna sviluppare una terra di cultura, soprattutto del lavoro. Le politiche con la ‘P’ maiuscola sono intese come idee per la città, come cittadinanza, ovvero il modo in cui i giovani fanno parte di quelle relazioni che costruiscono la città”.
Numerosi gli interventi emersi da parte dei ragazzi presenti. “Le idee non mancano – ha detto Claudia – e a volte anche gli strumenti. Manca ciò che unisce la creatività al mezzo per svilupparla. Mi sembra che a volte ci sia scarsa democrazia in questo”. “La creatività e il lavoro interessano non solo i giovani, ma la città del domani – ha proseguito Lorenzo – Serve un progetto che coinvolga i ragazzi nelle scelte. Siamo stufi della politica fatta di ‘magheggi’ e di poche persone”.
“E’ bello creare gli spazi – l’intervento di Filippo – ma bisogna stare attenti a non creare le illusioni che ti portano poi a toglierli”. “I giovani non devono essere solo utenti, ma devono potersi prendere la responsabilità di decisioni”, ha detto Luca. “Credo che il problema sia legato all’accessibilità – è intervenuta Marina – Mi sono chiesta perché io a certe cose non partecipo anche se ho competenze e conoscenze? Perché penso di non essere capace. E perché penso di non essere capace? Perché mi sento parte di una generazione persa. Servono politiche che si interessino dell’ingresso dei giovani e della loro formazione. Ai ragazzi va detto che anche loro possono fare qualcosa”.
“Secondo me Cremona è luogo di scelte condizionate – ha evidenziato Aurora – In una città piccola i discorsi sono sempre ‘non c’è niente’, ‘non cambierà mai niente’. Cambiare la cultura significa cambiare i discorsi delle persone, anche a livello di informazione pubblica. Come membro di un’associazione che promuove partecipazione, riporto il fatto che un’amministrazione debba stare attenta a non iperprodurre rispetto a quello che già in città c’è”. “Abito al Cambonino – ha raccontato Silvia – Ho tre vicini di casa che sono appena usciti di prigione, i centri di aggregazione giovanile non hanno più risorse, nel nostro oratorio per tre mesi di fila c’è un vigile. Fare la nuova la città vuol dire partire dai quartieri”. “La stagione dei fondi a pioggia è finita perché le risorse sono fnite – ha detto Galimberti – Immaginiamo incubatori di impresa, progetti sulla città con le associazioni che già ci sono, bilanci partecipati e politiche territoriali”.
“La mia generazione – ha concluso Galimberti, raccogliendo i vari spunti emersi – si è seduta, non ha manifestato coraggio. Voi abbiatene più di noi. Siate intraprendenti, lottate con le armi del pensiero, della parola, della cultura. Bisogna abituarsi a lasciare i pensieri su cui ci siamo accomodati e decidere di navigare in mare aperto, che si vada via o che si rimanga a Cremona. Ma chi rimane qua non deve rimanere per convenienza. Considerate la vostra testa come la cosa più preziosa che avete. Senza lo studio serio di una generazione con spalle forti, non c’è un fare nuova la città. Siete voi che dovete insegnarlo a noi perché la mia generazione in parte ha fallito. Non siamo stati capaci di raccontare che l’onestà con cui si fa qualunque lavoro è fare politica. Insegnatecelo di nuovo voi”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA