Cronaca

Proposte sessuali alla figlia 11enne con rivista porno, padre condannato

Il giudice Guido Salvini

Un papà è stato condannato ad una pena di un anno e quattro mesi di reclusione per corruzione di minorenne, la figlia di 11 anni. E’ la prima applicazione della legge dell’ottobre del 2012 della Convenzione di Lanzarote sulla nuova fattispecie del reato di corruzione di minore mediante assistenza ed atto sessuale o esibizione di materiale pornografico. La sentenza è firmata dal giudice Guido Salvini. I fatti contestati vanno dal luglio del 2008 al dicembre del 2009. Il padre della ragazzina, un italiano di 48 anni, era accusato di aver indotto la figlia ad avere un rapporto sessuale con lui.

La denuncia era stata presentata il 16 febbraio del 2010 dalla madre dell’11enne che aveva riferito che il 6 gennaio 2010, giorno dell’Epifania, durante un pranzo con amici, la figlia aveva improvvisamente accusato il padre di aver acquistato per lei pochi giorni prima un giornalino pornografico per indurla a fare “porcherie” con lui. Alla madre, la ragazzina aveva spiegato che tutto era iniziato nel giugno del 2008, quando era diventata “signorina”, e che più volte lui le aveva chiesto di avere rapporti. Anche lo zio della vittima, in sede di denuncia, aveva riferito che una sera la nipote l’aveva raggiunto in cucina e, scoppiando a piangere, gli aveva rivelato che poco prima il padre le aveva chiesto un rapporto.

Durante la indagini, era stato sentito anche il padrone di casa che aveva organizzato il pranzo dell’Epifania. L’uomo aveva confermato le parole della ragazzina, e il fatto che il padre, subito dopo le contestazioni della moglie, aveva lasciato l’appartamento e si era allontanato. Il testimone aveva conservato la rivista pornografica, in seguito consegnata ai carabinieri. L’11enne aveva confermato le accuse verso il padre anche in sede di incidente probatorio, svoltosi il 5 ottobre del 2010, dicendo che le “proposte” erano andate avanti sia nel 2008 che nel 2009, chiarendo però di non essere mai stata toccata.

Il 17 giugno del 2011 il pubblico ministero aveva chiesto il rinvio a giudizio del padre per tentato abuso sessuale aggravato. Nel corso del giudizio abbreviato, la madre della ragazzina, sentita come testimone, aveva raccontato che era stata la figlia, durante quel pranzo, a prendere e a mostrare il giornalino che l’imputato aveva nascosto in un punto del salotto della casa e che suo marito da quel giorno non era più rientrato.  Da parte sua, l’11enne, sentita il 13 dicembre del 2012, aveva aggiunto di aver assistito all’acquisto del giornalino e che il padre le aveva detto di averlo comprato apposta per lei ma di non averlo mai aperto né sfogliato.

Dopo aver sentito le testimonianze, è emerso il problema di come qualificare giuridicamente i fatti, anche in considerazione di quanto esposto dai difensori, secondo i quali quanto avvenuto non sarebbe stato punibile, in quanto tra padre e figlia non c’è mai stato alcun contatto fisico. Al contrario, il reato di violenza sessuale, soprattutto nella nuova formulazione, impone come sufficiente per la punibilità la semplice invasione della sfera sessuale. La svolta, nell’udienza del 21 marzo del 2013, quando il pm ha prospettato una diversa soluzione, tenendo conto dell’entrata in vigore, in esecuzione della Convenzione di Lanzarote, della modifica dell’articolo riguardante il reato di corruzione di minorenne, introdotta dalla legge il primo ottobre del 2012. “Si tratta”, come scrive il giudice, “della condotta contestata al padre, e cioè un attacco all’integrità psichica della minore”.

Sara Pizzorni

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