Cronaca

Distacchi utenze, le sette richieste del Comitato Acqua

Una lunga nota, conclusa con sette richieste specifiche, è stata diramata in queste ore al Comitato Acqua sulla questione dei distacchi delle utenze delle case per i mancati pagamenti delle bollette. Un documento duro, che attacca il modo con cui la situazione è gestita, che in un punto menziona anche la questione della morte di Cesare Zovadelli in una casa popolare con riscaldamento staccato, che “denuncia” la mancata divulgazione di dettagliati dati ufficiali riferiti agli ultimi mesi e che, in sostanza, chiede di rivedere dalle fondamenta il “sistema”.

I sette “suggerimenti” (così vengono definiti da Giampiero Carotti, che ha firmato la nota a nome del Comitato) vanno dal “cambio ai vertici delle aziende pubbliche”, accompagnato dalla “sostituzione del responsabile delle politiche sociali del Comune”, all’affidamento a un soggetto indipendente di “uno studio sull’efficienza e sulla struttura complessiva dell’attuale servizio di teleriscaldamento”, fino alla realizzazione di un’attività di verifica sulle modalità con cui  “è stata davvero realizzata in questi anni la rete di teleriscaldamento, specie in quelle realtà abitative pubbliche in cui si verificano costantemente disservizi”, al “congelamento di ogni ipotesi di fusione di aziende pubbliche locali con altre realtà esterne” e ad una “ricostruzione precisa del percorso che ha portato il signor Zovadelli a vedersi tagliare tutte le utenze”.

“La vergogna in cui era stata gettata l’inverno scorso Cremona con le centinaia di casi di distacchi per morosità – si legge – si ripete ed anzi presenta quest’anno, prima ancora che l’inverno incrudisca, un conto ben più pesante. Questo significa che a fronte delle grandi dichiarazioni, dei protocolli, dei patti, delle intese siglate a destra e a manca questa amministrazione e le aziende da lei partecipate non hanno saputo trarre insegnamenti dalla brutta esperienza dell’anno scorso. Scegliamo di non unirci al coro piuttosto squallido di chi tenta di sfruttare questa tragedia personale per ottenere visibilità politica o per far dimenticare di essere (o essere stato) al governo della cosa pubblica negli ultimi anni. Anche perché vorremmo rispettare il riserbo e il dolore dei familiari. Conta però, e su questo sì che non possiamo tacere, che a Cremona in dicembre muore una persona privata per mesi e mesi di tutti i servizi essenziali: distacchi operati per scelta deliberata e non per caso o dimenticanza. Questo è inaccettabile, qualunque fosse la condizione economica della persona”.

“I servizi pubblici – aggiunge Carotti – non sono nati per generare introiti per le amministrazioni locali: quei servizi sono considerati dalla storia come necessari per passare dalla condizione di selvaggi a quella di cittadini; dal branco alla comunità. Se una persona vive mesi o anni senza acqua luce e riscaldamento non ci rimette solo lui, ci rimettiamo tutti in dignità, in qualità della vita, in rischi sanitari e l’elenco sarebbe lungo”.

CRITICHE ANCHE ALL’OPPOSIZIONE

La nota del Comitato Acqua non risparmia critiche nemmeno all’opposizione: “L’intero arco delle forze politiche presenti in consiglio condivide la responsabilità di questa situazione: perché se è vero che poco o nulla ha fatto l’amministrazione comunale per prevenirla, nessun consigliere comunale ha saputo dare sufficiente concretezza alla funzione politica di opposizione. Lo scorso inverno fu necessario che i cittadini sollevassero il caso e si dessero da fare per ottenere l’attenzione dei media nazionali perché Comune ed Aem fornissero se non risposte, almeno dei dati. Arrivarono, dapprima ridicolmente sottostimati, poi sempre più credibili, sino a riconoscere la realtà che noi avevamo denunciato sin dal primo momento: centinaia di casi di distacchi. Quest’anno nessun consigliere comunale (né tantomeno provinciale) per quanto ne sappiamo ha preteso la pubblicazione di elementi certi da parte delle aziende e il risultato è che ad oggi a fronte di una situazione di sofferenza che è ragionevole ritenere non sia cambiata o sia persino peggiorata rispetto allo scorso inverno i cittadini non hanno a disposizione neppure mezzo dato ufficiale su quante siano le famiglie, le persone, le aziende colpite da distacco né per quali tipi di utenze né per quali cifre complessive”.

“A DISCOLPA DI PERRI, ANZI NO”

A discolpa di Perri: “Ad unica parziale discolpa della giunta Perri occorre riconoscere che nei confronti di una spa o srl, pur se pubblica, una amministrazione comunale può senza dubbio (e secondo noi deve) dare linee di indirizzo precise (di cui pertanto diviene responsabile), ma la sua capacità di incidere è limitata, poiché una società di diritto privato ha una larghissima (quasi totale) autonomia e soprattutto uno scopo nettamente distinto da un Comune: generare dividendi per i soci prima che assicurare un servizio universale. Tale capacità di intervento reale è poi ridotta al lumicino se quella società è inserita in una holding come Lgh. Si tratta comunque di una discolpa leggerissima. Anzi, nella quotidianità di Cremona questo grosso problema amministrativo è utilizzato semmai come vicendevole scusa: di Aem che dice di non avere obblighi di assistenza sociale e del Comune che dice che non può dare ordini ad Aem”.

LE SETTE RICHIESTE

Per il Comitato è giunta l’ora di fare delle scelte, “tutte fattibili e realistiche”: “Avanziamo alcuni suggerimenti alla giunta Perri, suggerimenti che hanno evidentemente tutti il crisma dell’urgenza:
1) crediamo che siano ormai doverosi un cambio ai vertici delle aziende pubbliche e la sostituzione del responsabile delle politiche sociali del Comune;
2) chiudere al più presto il percorso verso la gestione esclusivamente pubblica del servizio idrico scegliendo l’azienda di diritto pubblico, unica soluzione gestionale che mette al riparo i cittadini da comportamenti aziendali vessatori e che riattribuisce le responsabilità pienamente al consiglio comunale, generando al contempo trasparenza e partecipazione;
3) pianificare analogo percorso anche per gli altri servizi essenziali (trasporti, rifiuti, luce e gas) deliberando immediatamente l’uscita di quei servizi da LGH;
4) affidare a un soggetto indipendente uno studio sull’efficienza e sulla struttura complessiva dell’attuale servizio di teleriscaldamento, che indaghi in particolare sulla reale valenza ecologica del sistema e sulla sua reale convenienza economica per gli utenti;
5) controllare come è stata davvero realizzata in questi anni la rete di teleriscaldamento, specie in quelle realtà abitative pubbliche in cui si verificano costantemente disservizi e costi esorbitanti del servizio, riprendendo in esame in parallelo i lavori di ristrutturazione degli edifici pubblici;
6) congelare ogni ipotesi di fusione di aziende pubbliche locali con altre realtà esterne (sia che si parli di Verona che di altri soggetti) in vista della necessità di ridiscutere alla radice in provincia di Cremona la natura delle aziende erogatrici dei servizi essenziali e i rapporti tra esse e l’amministrazione pubblica;
7) effettuare una ricostruzione precisa del percorso che ha portato il signor Zovadelli a vedersi tagliare tutte le utenze (a quanto pare da mesi) evidenziando chi ha effettuato queste scelte e sulla base di quali indicazioni aziendali, così come della formazione del suo debito (con particolare attenzione all’applicazione degli interessi) e del motivo per cui non è stato possibile il riallaccio delle utenze”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...