Cronaca

Infortuni in agricoltura Cremona e Mantova maglie nere

Calano di quasi il 7 per cento gli infortuni in agricoltura e le province lombarde più “sicure” sono Monza, Como, Lecco, Lodi e Pavia che hanno registrato una diminuzione a due cifre. Il dato emerge da un’analisi di Coldiretti Lombardia sui dati Inail: in un anno gli incidenti sui campi e in cascina sono passati da 4.082 a 3.802, mentre quelli mortali sono rimasti stabili a 12 contro l’aumento da 113 a 121 dell’industria e dei servizi. “Il nostro sforzo – dice Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti Lombardia – è di migliorare sempre il livello di sicurezza di chi, imprenditori e dipendenti, lavorano ogni giorno fianco a fianco, nelle quasi cinquantamila aziende agricole della Lombardia”.

Se si analizza la situazione in ogni provincia – spiega la Coldiretti Lombardia – si nota come quasi ovunque fra il 2011 e il 2012 (ultimi dati disponibili) sia stato registrato un calo degli incidenti: Bergamo è passata da 455 a 430 (-5,5%), Brescia da 1.043 a 951 (-8,8%), Como da 161 a 125 (-22,4%), Lecco da 72 a 62 (-13,9%), Lodi da 150 a 127 (-15,3%), Milano da 262 a 243 (-7,3%), Monza Brianza da 76 a 52 (-31,6%), Pavia da 296 a 254 (-14,2%), Sondrio da 197 a 185 (-6,1%) e Varese da 181 a 172 (-5%). Uniche aree in relativa controtendenza sono Mantova e Cremona, con un aumento dell’1% che sono passate rispettivamente da 686 a 693 incidenti la prima e da 503 a 508 la seconda. “Nelle aree di pianura – spiega Prandini – una maggiore concentrazione dell’attività, la presenza di grandi aziende e allevamenti e l’utilizzo dei macchinari aumenta, sui numeri, la probabilità che accada un incidente. Teniamo conto poi conto che la riduzione a livello lombardo è significativa considerato che il nostro settore, pur soffrendo, sta resistendo meglio alla crisi rispetto all’industria”.

Oltre agli infortuni ci sono poi le malattie professionali che per gli agricoltori – spiega la Coldiretti Lombardia – riguardano principalmente problemi alla schiena e alle braccia legati alle migliaia di ore che si passano sul trattore, ernie discali, dermatiti e infiammazioni relative all’esposizione solare e agli agenti atmosferici. “Nonostante la meccanizzazione – conclude Prandini – l’agricoltura è ancora un mestiere manuale, con un contatto diretto fra la terra e l’uomo: il che da una parte ci permette di non perdere il senso della nostra missione di agricoltori, dall’altra ci espone a tutti le malattie professionali e ai rischi ad essa connessi”.

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