Cronaca

'La dirigenza Tamoil sapeva di inquinare' Rivelazioni choc di ex dipendenti

Il giudice Salvini

‘La dirigenza Tamoil sapeva di inquinare’. Sono le rivelazioni clamorose emerse nel processo madre sull’inquinamento della falda che si celebra con il rito abbreviato davanti al gup Guido Salvini che oggi, su richiesta del pm Fabio Saponara, ha disposto l’acquisizione della nuova documentazione choc, tra cui ci sono le testimonianze rese da diversi ex dipendenti della raffineria che, non avendo più nulla da perdere, hanno parlato. Il gup ha inoltre disposto l’audizione di quattro degli ex operai che dunque verranno in aula a testimoniare. Si tratta di John Kemp, Luigi Tomaselli (dipendente di una ditta esterna), Piergiuseppe Savaresi e Lucio Ambrosio. Per le altre testimonianze, il gup ha chiesto la disponibilità di acquisire i verbali degli altri dipendenti. Le rivelazioni sono  contenute in un nuovo fascicolo istruito dal pm in seguito ad un esposto anonimo ed ora inserite anche nel processo madre. Dalle nuove testimonianze emergerebbe uno scenario inquietante, fognature colabrodo, rivelazioni confermate dal materiale trovato presso le ditte esterne che hanno fatto lavori per Tamoil.
Tutto comincia nel 2002, quando la raffineria ordina a ditte esterne alcune video ispezioni sulle fognature interne allo stabilimento. Si tratta di condutture che dai serbatoi arrivano fino all’impianto di trattamento e che si dividono in bianche e in nere. In quelle bianche vanno i residui dei serbatoi del prodotto raffinato, mentre in quelle nere va il greggio. In entrambe, stando a quanto dichiarato da alcuni ex dipendenti, ci sarebbero delle perdite di materiale inquinante.
Dal 2002 al 2005 Tamoil incarica una ditta esterna di effettuare operazioni di manutenzione sui tubi per renderli impermeabili, ma questi interventi di bonifica, sempre secondo le scioccanti rivelazioni acquisite, sarebbero stati fatti solo in alcuni punti e in modo alquanto sporadico.
Un grosso impulso alla bonifica arriva nel periodo 2005 2006 dall’ingegner Claudio Vinciguerra, in quel periodo direttore della raffineria. Vinciguerra dà appalti a ditte esterne e vengono effettuati lavori più diffusi e sistematici. Nella primavera del 2006, però, l’ingegnere muore e le sue opere di bonifica si interrompono. Riprenderanno solo dopo il 2007, grazie all’avvio delle indagini e alla pressione mediatica sulla vicenda. Tamoil a questo punto si attiva nella manutenzione in modo sistematico e in più utilizza per la bonifica speciali autobotti, chiamate bio spurghi, che pompano i residui per finire in apposite vasche. Un intervento importante, visto che il materiale inquinante non passa più dalle fognature: operazione, questa, che lasciava dei residui durante il tragitto. Alcuni dipendenti, infatti, notano nelle vasche un sensibile aumento del prodotto inquinante.
Dunque, secondo ex dipendenti e anche secondo alcuni dirigenti, i direttori che si sono succeduti all’ingegner Vinciguerra, compreso l’amministratore delegato libico, sarebbero stati a conoscenza dell’inquinamento in corso. A dimostrarlo ci sarebbero dvd, ordini di lavori alle ditte esterne e fatture, compresi i rapporti interni redatti al termine degli incontri quotidiani che si tenevano in Tamoil tra i direttori dello stabilimento e i dirigenti dei vari settori. Sarebbero agli atti rapporti interni di dipendenti che chiedevano manutenzione senza mai ottenerla. Uno degli ex dipendenti, inoltre, avrebbe dichiarato che era risaputo che a Tamoil interessava la sicurezza dei lavoratori, ma non quella ambientale. L’udienza è stata rinviata al prossimo 3 gennaio per sentire due dei quattro ex lavoratori di Tamoil.

Sara Pizzorni

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