Gioco non autorizzato, negozianti assolte Erano in buona fede
Sono state assolte “perché il fatto non costituisce reato”, le tre commercianti cremonesi finite a processo con l’accusa di aver esercitato abusivamente l’organizzazione del gioco “Cogli il numero”. Le imputate, titolari di un negozio del centro e due della periferia, avevano comprato tagliandi non autorizzati dai Monopoli di Stato, tanto che si erano trovate in negozio la guardia di finanza che aveva posto tutto sotto sequestro. In aula le commercianti hanno raccontato di aver ricevuto la visita di una donna in possesso di tutta una serie di documenti e certificati dei Monopoli che attestavano la regolarità di “Cogli il numero”. Era l’agosto del 2009. “C’era una documentazione molto ampia, ma sembrava tutto il regola”, ha detto l’ultima negoziante che ancora doveva essere sentita dal giudice Francesco Sora. “E’ successo altre volte con altre persone, ma mi sono sempre accorta che le carte non erano autentiche. Qui, invece, sembrava tutto vero”. Il gioco era stato acquistato per una somma di poco inferiore ai 200 euro. “Il 6 agosto del 2009 in negozio c’era mio figlio”, aveva spiegato una delle imputate durante la scorsa udienza. “Ha comprato da una donna i lotti dei biglietti. Il giorno dopo è arrivata la finanza e ha perquisito tutto”. Fuori dall’esercizio era stato appeso il tabellone che pubblicizzava il gioco. “E’ rimasto esposto neanche 24 ore”, aveva detto la titolare. “L’avevamo visto anche in altri locali”. L’imputata aveva riferito che dopo la visita della finanza, in negozio si era presentato un uomo dicendo che doveva ritirare tutti i documenti che la sua collega aveva lasciato al momento dell’acquisto del gioco. “Quei documenti ce li ha la finanza”, aveva risposto la donna, che alla fine della vendita dei biglietti, come era scritto sul regolamento, avrebbe ricavato 110 euro. Lo stesso “modus operandi”, la coppia di venditori l’aveva utilizzato con le altre imputate, una delle quali era anche stata minacciata dall’uomo che era tornato per riprendersi la documentazione. Voleva essere pagato. “Se no ti spacco tutto”, le aveva detto. Le negozianti hanno intenzione di avvalersi nei confronti della coppia, gia’ a processo in un’altra citta’ per truffa ai danni di altri esercenti. Il giudice Sora ha quindi accolto la tesi dei difensori Paolo Brambilla, Francesca Ponti e Chiara Fredi. “I nostri clienti”, hanno detto i legali, “hanno agito in buona fede”.
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