Caso Orefici, Laino si difende: 'Soldi per lavori di restauro'
Caso Orefici, udienza dedicata alla difesa di Donato Laino, 48 anni, nato a Matera e domiciliato a Gussola, a processo per circonvenzione di incapace insieme alla moglie Isabella Recchia, 43 anni, e alla figlia Mara, 25 anni. I tre sono accusati di aver prosciugato il patrimonio di Franco Orefici, di Gussola, scomparso il 18 dicembre 2006 a Ibiza all’età di 55 anni. A suo tempo la vicenda aveva fatto molto discutere e aveva visto un intero paese mobilitarsi per riuscire a riportare la salma del 55enne dalla Spagna al suo paese di origine.
Davanti al giudice Pierpaolo Beluzzi, Laino, fatture alla mano, ha fornito una spiegazione della provenienza del denaro ricevuto da Orefici. “Erano soldi per lavori di restauro che gli ho fatto, il resto è in banca o nelle polizze. “Ho fatto lavori per Orefici”, ha detto Laino in aula. “Nell’estate del 2005 aveva deciso di rifare tutto il tetto di casa sua: abbiamo demolito tutto il solaio tra il secondo piano e la mansarda, restaurato gli alloggi, scrostato tutta la casa esterna”. Al giudice, Laino ha mostrato le fatture dei lavori pagati tramite bonifici sul suo conto corrente aziendale, tutti soldi collegati a fatture. Non solo: con Orefici, l’imputato aveva anche un rapporto di amicizia. “Uscivamo, ci vedevamo, veniva a mangiare a casa nostra, era una bravissima persona. Con mia moglie andavamo a trovarlo. Era un amico, anche perché non aveva nessuno”.
Alla domanda del pm onorario Paolo Tacchinardi se si fosse mai accorto del disturbo bipolare di cui Orefici soffriva, Laino ha risposto che “non ha mai fatto cose strane, con me si comportava benissimo. Spendeva, quello sì, ma lo faccio anch’io”. “Quando è morto”, ha aggiunto, “mi sono offerto di organizzare il funerale, ma mi è stato detto di lasciar perdere perché si sarebbero attivati i parenti”.
Al contrario, per l’accusa, tra il maggio del 2005 e il novembre del 2006, Laino, insieme a moglie e figlia, avrebbero abusato “delle condizioni psico fisiche” di Orefici, un uomo che soffriva di un disturbo bipolare della personalità, “inducendolo a compiere atti pregiudizievoli per il suo patrimonio”. Secondo la procura, Laino si era fatto rilasciare una procura generale notarile, inducendo Orefici a nominare lui e la moglie eredi a metà del suo patrimonio, del valore di centinaia di migliaia di euro.
In qualità di procuratore generale, l’imputato, con quattro distinti atti pubblici, aveva venduto gran parte del patrimonio immobiliare della vittima, appropriandosi delle somme per un totale di 432.500 euro, e aveva indotto Orefici a donare a sua figlia Mara la nuda proprietà dell’abitazione e la piena proprietà del complesso immobiliare di Gussola. Beni immobili che in seguito la figlia aveva ceduto per 300.000 euro. Laino è anche accusato di essersi fatto rilasciare una delega ad operare sul conto corrente della Cariparma e Piacenza sul quale, tra il maggio del 2005 e il gennaio del 2006, aveva tratto assegni di cui risultavano beneficiari lo stesso imputato, la moglie e la figlia per un totale di 500.000 euro, effettuando dal medesimo conto corrente prelevamenti per circa 77.000 euro.
L’udienza è stata aggiornata al prossimo 6 febbraio per la sentenza.
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