Cronaca

Derubarono prof di 100 mila euro, badante e complice a processo

Furto, falsità in scrittura privata e falsificazione di titoli di credito. Di questi reati, in concorso, sono accusati Domenico Bevilacqua, 39 anni, residenza a Cremona e un domicilio presso il «Luna bar» di Peschiera del Garda, e Mariya Martsinovska, 53 anni, ucraina, tuttora irreperibile. Nel processo davanti al giudice Francesco Sora, il primo è difeso dall’avvocato Andrea Polara, mentre la seconda dal legale Roberto Calza. La procura accusa i due imputati di aver rubato cinque assegni bancari dall’abitazione della vittima, Esterina Bertani, 92 anni all’epoca dei fatti, nel frattempo deceduta. L’anziana, insegnante di Stenografia e vedova del senatore Dc Giovanni Lombardi, era stata derubata nella sua abitazione di via Ruggero Manna per un ammontare di 100.630 euro.

Secondo l’accusa, Bevilacqua e la Martsinovska, che faceva la badante in casa della vittima, avevano sottratto gli assegni che avevano compilato con l’importo e la firma falsa della Bertani, ponendoli all’incasso presso due istituti di credito piacentini su conti correnti intestati all’imputato. “Con l’aggravante di aver commesso il fatto approfittando dell’età avanzata della donna, per averle provocato un danno patrimoniale di rilevante entità e per abuso di prestazione d’opera”. Per la difesa, invece, la Bertani conosceva Bevilacqua, che lei avrebbe aiutato perché bisognoso di denaro. Nel processo, l’avvocato Cristiana Speroni si è costituita parte civile per conto dei quattro figli della donna.

I fatti risalgono al 2009. Alla fine di marzo, quando la Bertani aveva ricevuto l’estratto conto, non aveva riconosciuto un addebito di 25.000 euro apparentemente firmato da lei e intestato a Bevilacqua, soggetto che la donna ha sostenuto di non conoscere. Risultato: blocco del conto e accertamenti da parte del figlio dell’anziana e dell’addetto della banca che ha sempre assistito la vittima in tutte le operazioni, data l’età avanzata e un grave difetto di vista. Per l’accusa, l’assegno era “palesemente falso” e “con grafia certamente non attribuibile” alla donna, in quanto compilato da una mano ferma che non poteva certo essere quello dell’anziana, non in condizioni di poter compilare un assegno. In banca, inoltre, si sapeva che la Bertani, in oltre 40 anni di rapporto con l’istituto di credito, non aveva mai tratto assegni per importi così rilevanti. Sempre secondo l’accusa, chi aveva utilizzato gli assegni era a conoscenza della giacenza effettiva del conto. Era stata la vittima, il 9 aprile del 2009, a sporgere denuncia presso gli uffici della procura di Cremona. L’udienza è stata rinviata al prossimo 28 maggio per sentire i primi testi del pm.

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