Cronaca

Agronomo ucciso dall'azoto, ecco perchè Dordoni è stato assolto

E’ stata depositata la motivazione della sentenza di assoluzione con formula piena emessa il 26 settembre scorso nei confronti di Pietro Dordoni, legale rappresentante di Abs Italia, finito a processo per omicidio colposo per la morte dell’agronomo cremonese Cesare Franzini, 38 anni, morto asfissiato dall’azoto il 30 gennaio del 2008. Nelle sette pagine di motivazione, il giudice Pio Massa scrive che Franzini non era un dipendente di Abs Italia, società che commercializza seme di tori, ma “un agente di commercio non legato da contratti di esclusiva”. Per il giudice, inoltre, i cinque “vetusti contenitori” lasciati nel baule dell’auto dell’agronomo dai quali era evaporato l’azoto killer “non provenivano affatto (per costruzione o vendita) da Abs Italia”. E’ “assodato” che i contenitori dati da Abs agli agenti “nulla avevano a che vedere con i diversi (per misura ed idoneità) contenitori che alcuni agenti usavano per effettuare il rabbocco di azoto”. Franzini, per di più, “sapeva che il suo veicolo non era idoneo al trasporto, che i contenitori che si era procurato perdevano visibilmente azoto e, pur sapendolo, scelse, nella propria autonomia, di effettuare comunque i trasporti di azoto, ritenendo di evitare il pericolo semplicemente con l’abbassare i finestrini ed ossigenare così l’abitacolo”. “Un’imputazione profondamente errata nella sua impostazione”, scrive il giudice Massa, in quanto “presuppone che Abs Italia sia il datore di lavoro del lavoratore dipendente Franzini e che il direttore Dordoni risponda quindi giuridicamente di violazioni alla normativa di prevenzione che abbiano contribuito al verificarsi di un evento infortunistico che abbia colpito il dipendente». “E’ pacifico”, invece, “che l’agente di commercio non è un lavoratore dipendente, ma un lavoratore sicuramente autonomo”. Quindi Dordoni “non aveva alcun potere su Franzini, né di ‘consentire’, né di imporre una determinata condotta, in quanto Franzini, operando al di fuori della struttura produttiva aziendale della Abs, era libero di scegliere modi, forme e mezzi per espletare la sua attività di agente di commercio”. Nel procedimento, Dordoni era difeso dagli avvocati Francesco Giovannini e Maria Picasso.

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