Sversamenti nel Po, geologo Tamoil 'Condizioni imprevedibili'
E’ ripreso con la testimonianza del geologo Pierangelo Alesina, il processo celebrato davanti al giudice Francesco Sora su uno dei filoni della raffineria Tamoil. Tre gli imputati: Enrico Gilberti, gestore della Tamoil, difeso dall’avvocato Carlo Melzi d’Eril, Livio Ernesto Tregattini, delegato del settore ambiente e sicurezza, assistito dall’avvocato Isabella Cantalupo, e il libico Mohamed Abulaiha Saleh, difeso dall’avvocato Simone Lonati. Tra i quattro capi di imputazione contestati, c’è anche l’episodio dell’ 8 settembre del 2009, quando, per l’accusa, erano state sversate nel fiume Po “acque reflue industriali tossiche e pericolose per la presenza, visiva e olfattiva, di idrocarburi liquidi e di sostanze derivate dalla lavorazione del petrolio”.
Oggi in aula, come teste della difesa, è stato sentito Alesina, consulente tecnico di Tamoil. E’ un esperto di progetti di messa in sicurezza e bonifica di siti industriali con problemi di contaminazione del sottosuolo.
Per quanto riguarda l’accusa dello sversamento nel Po di acque tossiche, il consulente ha spiegato di aver analizzato gli esiti degli esami sui campioni prelevati dal pozzetto D, che raccoglie le acque della barriera idraulica (sistema di messa in sicurezza e bonifica attivo dal settembre del 2007), e dal pozzetto B, che invece riguarda gli scarichi dell’impianto di superamento per il parametro dei cloruri.
Per il pozzetto D, l’esperto ha parlato di “condizioni imprevedibili dovute ad una situazione meteo climatica” e ad un “malfunzionamento del meccanismo di sicurezza” che ha provocato l’abbassamento del livello della falda. Una condizione, quest’ultima, che ha generato un cono più stretto, “contribuendo a produrre un accumulo del prodotto surnatante”. “La Tamoil”, ha fatto sapere l’esperto, “è intervenuta rimodulando la portata dei pozzi, facendo tornare il cono più ampio e riducendo il problema con un monitoraggio più frequente dello scarico”. “Anche Arpa”, ha aggiunto, “ha detto che nel fiume non si erano riscontrate criticità particolari. Poi Tamoil è intervenuta con un miglioramento della barriera idraulica”.
Per il pozzetto B, il consulente ha escluso che “uno scarico con quei composti di cloruri – che non sono pericolosi – possa aver causato qualche problema”. “L’acqua della pasta”, ha detto, facendo un esempio, “ha una concentrazione di cloruri dieci volte superiore a quella rilevata nel pozzetto B di Tamoil”.
Le conclusioni del processo sono state fissate al prossimo 29 gennaio.
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