Disoccupazione in crescita, tasso al 6,8%
Nel secondo trimestre del 2013, la Provincia fa registrare un incremento dello 0,8 a livello di attività produttive rispetto al trimestre precedente, anche grazie alla nuova boccata di ordinazioni estere. “Tuttavia – ci tengono a precisare dalla Camera di commercio cremonese – la struttura delle attività produttive provinciale è atipica: fa sì che le botte negative vengano assorbite senza che il tessuto si laceri, ma, al contrario, i segnali di ripresa e di espansione richiedono più impegno per poterne descrivere l’apprezzamento”.
Per quanto concerne il mercato del lavoro, il sistema cremonese ha reagito alla crisi senza ricorrere ad una massiccia – e prospettata – espulsione di addetti. Ecco la situazione lavorativa della provincia di Cremona delineata in modo dettagliato dai dati snocciolati in occasione dell’Undicesima giornata dell’Economia da Unioncamere. Per i motivi citati pocanzi, il dato occupazionale della provincia di Cremona rimane costante. Il tasso di occupazione, infatti, si attesta su un dignitoso 64,9%, 0,2 punti percentuali in più rispetto a quello lombardo. Settore per settore, ciò che emerge dalle rilevazioni Istat, rielaborate da Unioncamere, è che sul suolo della provincia circa il 60% degli occupati proviene dal settore terziario, il 36% dall’industria ed il 4% dal settore agricolo.
Più significativi risultano invece, i dati sulla disoccupazione. Il tasso è in aumento, rispetto al 2011: dal 5,4 si è passati al 6,8%. A margine, c’è da considerare che per la provincia di Cremona, l’80% degli imprenditori intervistati ha dichiarato di non variare la consistenza della propria forza lavoro. Di conseguenza, a meno di gravi ripensamenti o disastri finanziari, è legittimo aspettarsi che il dato non subisca ulteriori accrescimenti nel prossimo anno. Tornando ai dati, dei circa 11mila disoccupati, tre questi il genere femminile mostra un andamento peggiore, rispetto al genere maschile, in tutte le frange della disoccupazione. A questo si deve aggiungere un altro fatto piuttosto grave. Infatti, viene considerato nel rapporto del Sies, l’andamento dei “tassi di partecipazione femminili […] sottendono una crescita dei flussi della forza lavoro femminile verso l’inattività (scoraggiamento)”.
Parlando, infine, di giovani e di mondo del lavoro la situazione è la seguente: su 100 giovani residenti in provincia, 42 lavorano, 9 sono disoccupati e gli altri 49 o studiano oppure sono “né-né” – non studiano, non lavorano né partecipano a corsi di formazione, tirocini o stage.
A livello generale, c’è sicuramente molto da fare, a partire dall’aumento del tasso di attività giovanile fino alla diminuzione del tasso di disoccupazione femminile. Ciononostante, riuscire a replicare i risultati regionali, a livello economico e lavorativo, è segnale che dalla provincia qualche rassicurazione in più non sia solo frutto di speranza e demagogia.
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