Omicidio carabiniere Sali, un anno dopo "quella maledetta domanda: perché?"
Un anno dall’uccisione del carabiniere Giovanni Sali, originario di Castelleone, ucciso a colpi di pistola a Lodi la sera del 3 novembre 2012. E ancora nessuna risposta sul responsabile. Proprio ricordi e mancate risposte sono contenuti in una lettera scritta da Erica Sali, la figlia della vittima, inviata al quotidiano lodigiano ‘Il Cittadino’ e pubblicata sul sito (vai al link). “È già passato un anno da quel pomeriggio di cui non mi ricordo molto – è un passaggio della lettera – Le persone che mi abbracciavano, che piangevano, tutta quella gente intorno, tutti quei carabinieri. Ma soprattutto quegli infiniti minuti, ore, ad aspettare una spiegazione che tutt’ora non è ancora arrivata. Quella maledetta domanda “Perché?” che non ha mai avuto risposta e che fa terribilmente male”.
“Hai lasciato un vuoto incolmabile – scrive Erica Sali al ‘Cittadino’ – e un dolore indescrivibile che non auguro a nessuno e che nessuno. Non solo te ne sei andato troppo presto, non solo dovevamo fare ancora una marea di cose, te ne sei andato nel peggiore dei modi. Per colpa di qualcuno di cui non si sa e non si saprà mai niente, senza un perché, senza un saluto ma soprattutto senza motivo”.
“Mi viene una rabbia allucinante – prosegue la figlia di Sali – quando dalla bocca delle persone o sugli articoli di giornale scrivono: “è ancora aperta la pista del suicidio”. Farei passare a questa gente ignorante il dolore che stiamo passando per fargli vedere che cosa provoca questa frase. Non posso accettare che anche solo per un secondo chiunque possano pensare questa cosa. Ci volevi troppo bene, avevi una vita serena, divisa tra il tuo amatissimo lavoro e i tuoi mille hobby. E c’è gente che ha il coraggio di pensare che tu possa aver fatto tutto da solo”.
“Da tutta questa orrenda storia – conclude la lettera – ho imparato che non è difficile andare avanti, in quanto volente o nolente il tempo passa, ma la difficoltà è ricominciare da capo. Mi manchi da morire”.
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