Ambiente

Inceneritore sì o no, Malvezzi: 'Tra i criteri anche la variabile trasporto rifiuti'

Inceneritore sì o no? In linea puramente aziendalistica sì, perchè l’impianto di san Rocco così com’è è a fine vita, e Lgh, di cui da parte Aem Gestioni, ha in corso con la Regione una trattativa per la sua demolizione e contestuale costruzione, sul sedime libero accanto, di due nuove linee. Il quantitativo di rifiuti da smaltire  sarebbe inferiore del 10% a quello  attuale, ma con migliori performance emissive. Le intenzioni di Lgh / Aem Gestioni, mai dichiarate pubblicamente, sono contenute, tra l’altro, in una delle schede tecniche realizzate dal dirigente regionale del settore Ambiente Energia e Sviluppo Sostenibile Mario Nova, che sintetizza il progetto di Lgh.  Costo ipotizzato: tra gli 85 e i 100 milioni di euro.

“Sono certo che la Regione valuterà il da farsi sull’impianto cremonese sulla base di elementi di conoscenza tecnici e un’analisi puntuale dei fabbisogni, prima di decidere”, afferma il consigliere regionale Carlo Malvezzi, fino a pochi mesi fa vicesindaco. Il pericolo sarebbe “prendere decisioni sulla base di un’ideologia, ossia cercando di piegare le realtà ad un’idea preesistente. In questo caso, partire dalla fine cioè il no all’inceneritore, e cercare di agire di conseguenza. Credo che si debba procedere in senso inverso, ed è quello che la Regione sta  facendo”. In altri termini, sostiene Malvezzi, non è ancora deciso se per San Rocco ci sarà un revamping, ossia un ammodernamento, oppure una realizzazione ex novo (come chiesto da Aem / Lgh) oppure  una dismissione (ipotesi più improbabile). Malvezzi indica uno dei criteri seguiti dalla Regione nel decidere: i costi / benefici dell’eventuale trasporto presso altri impianti dei rifiuti prima inceneriti sotto casa. Questo varrà per Cremona, per Desio, per Trezzo, come per tutti gli altri 8 impianti funzionanti in Lombardia. “Se chiude un impianto migliaia di tonnellate di rifiuti dovrebbero essere spostate da un territorio all’altro. Va considerato se il costo ambientale del trasporto, sia inferiore o  superiore al costo ambientale del trattamento nel luogo in cui questo attualmente avviene”.

Nessun dubbio, come già dichiarato dal presidente di Aem Gestioni Federico Zamboni e da alcuni esponenti Pdl, che il termovalorizzatore servirà ancora per parecchi anni, anche perchè non ci si può illudere che la raccolta rifiuti differenziata spinta sia risolutiva.  “Esiste una linea di rottura – aggiunge Malvezzi –  intorno al 70% di r.d., oltre il quale i costi della  differenziata spinta superano i benefici derivanti dal recupero della materia. E poi ci sarà sempre una quota di rifiuto da ricollocare da qualche parte. Il punto è chiedersi: alla luce della struttura dell’impianto cremonese e della produzione di rifiuti, qual’e il punto di equilibrio per rendere efficiente lo smaltimento?”.

Dunque il termovalorizzatore  continuerà a bruciare rifiuti in terra cremonese. D’altra parte non ne chiede lo spegnimento nemmeno la delibera del consiglio comunale del 30 settembre scorso, quella letta da molti come uno stop all’impianto di san Rocco, patrocinato dall’assessore all’Ambiente Francesco Bordi (in linea di rottura con il Pdl) e dalle opposizioni. In essa si parla di “marginalizzare il ricorso allo smaltimento in discarica e superi, gradualmente ma in modi e tempi certi, l’incenerimento dei rifiuti; intraprendere, anche prima dell’effettiva adozione del PRGR, ogni iniziativa di propria competenza, affinché non si realizzino progetti di ampliamento, in termini di capacità di smaltimento rispetto ai quantitativi ad oggi effettivamente trattati, degli impianti di incenerimento attualmente esistenti in Lombardia”. “Marginalizzazione”, “non ampliamento”: da nessuna parte si legge chiusura.

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