Ambiente

"In Regione nessuna istanza di revamping per l'impianto di Cremona"

Il termovalorizzatore di S. Rocco resterà un pilastro, seppure con un minore quantitativo di materiali conferiti, nel Piano Rifiuti provinciale in corso di stesura, che dovrebbe approdare ad una versione definitiva circa a metà novembre per poi entrare in vigore, dopo tutti i passaggi di legge, la prossima primavera. E’ quanto emerso nel Forum provinciale rifiuti svoltosi lunedì pomeriggio allo Ster di via Dante, ospite l’assessore regionale all’Ambiente Claudia Maria Terzi. Accanto a lei, il presidente della Provincia Massimiliano Salini, l’assessore ad Agricoltura e Ambiente Gianluca Pinotti, il dirigente Andrea Azzoni. Di fronte ad una platea di sindaci ed amministratori del territorio e dei gestori di impianti (in prima fila presidente e direttore generale di Aem Gestioni, Federico Zamboni e Enrico Ferrari) sono state delineate le linee guida sia regionali che provinciali. La presenza dell’assessore Terzi ha consentito di capire meglio la portata nel Piano regionale di gestione dei rifiuti (Prgr), in itinere: forte accento sulla differenziata, ricorso alla discarica come estrema ratio per i rifiuti che non possono essere recuperati né sotto forma di energia né come materia, non ampliamento di alcun inceneritore. Sì, però a quei progetti di ammodernamento che consentono di migliorare gli aspetti ambientali degli impianti (emissioni) e la resa energetica.“Meno carburante, ossia meno rifiuti, per un’uguale produzione di energia: questo il revamping che ci piace”, ha spiegato l’assessore. “Non mi risulta però allo stato attuale alcuna istanza ufficiale di revamping per quanto riguarda l’impianto di Cremona”.  Una notizia, per coloro che,  dalle indiscrezioni che stanno circolando da mesi, riteneva che Lgh – Aem Gestioni avesse in corso la procedura nell’ambito delle prescrizioni contenute nell’Aia 2012, a cui l’azienda dovrebbe uniformarsi per poter continuare ad operare.

Dalle parole dell’assessore si evince che il superamento dell’era degli inceneritori è però soltanto una speranza poco concretizzabile. “Confermo – ha detto parlando ai sindaci – che non servono in regione ulteriori termovalorizzatori e neanche l’ampliamento di nessuno di essi. Grazie alle azioni messe in atto in passato e ai sacrifici di alcuni territori, la Lombardia è una regione autosufficiente e deve continuare ad esserlo. Chiudere quelli esistenti però non è possibile, sia per mantenere questa autosufficienza, sia per ragioni tecniche”. Alla domanda specifica se il calo di conferimenti di rifiuti residuali al termovalorizzatore di Cremona potrà venire compensato con rifiuti di altre zone della regione, l’assessore ha detto che l’ammodernamento degli impianti serve anche per consentire migliori  performances pur riducendo il potere calorifero dei rifiuti conferiti. In altri termini, migliore tecnologia significa possibilità di avere rese più elevate anche diminuendo il rifiuto bruciato, che è poi la prospettiva che si pone a Cremona con l’avvio della differenziata spinta nel capoluogo. Da notare, però, che ormai non si parla più di bacini provinciali, come nel vigente Piano provinciale rifiuti varato nel 2009, bensì di Bacino Regionale. L’assessore è stata molto chiara a questo proposito: “E’ una delle differenze rispetto al precedente Piano regionale. Questo significa che i calcoli e le valutazioni si fanno su base regionale, non provinciale. Devo dire che chi già adesso smaltisce rifiuti di altre province, probabilmente continuerà a farlo”. Concetto ribadito anche più avanti: “Mi risulta che qui vengano già smaltiti quantitativi da altre province”.

IL PRESIDENTE SALINI – Ad inizio seduta, il presidente della provincia Massimiliano Salini aveva parlato dell’importanza del lavoro svolto da due anni a questa parte dagli uffici per giungere alla redazione del Piano provinciale, in quanto fornisce la base programmatoria per il futuro. Qualsiasi scelta potrà essere fatta in maniera ponderata. “Sul termovalorizzatore, non sta a noi decidere quale sarà il suo destino, ma spetta a noi fornire tutti gli elementi per capire cosa fare”.

LE PREVISIONI REGIONALI – I numeri, di qui al 2020, prevedono un 67% di raccolta differenziata, in media, su tutto il territorio regionale. L’assessore Terzi ha evidenziato come Cremona sia tra le province più virtuose (eccezion fatta per il capoluogo sotto il 50%, la media provinciale  si attesta sul 61%). E’ prevista anche una riduzione nella produzione di rifiuti, nonostante la popolazione sia destinata ad aumentare. Pinotti ha parlato di alcuni obiettivi già raggiunti dalla Provincia, quali la riduzione nella produzione  (-4,8%), ma altri mancati (la differenziata avrebbe dovuto raggiungere il 64%).

ALL’INCENERITORE 35MILA+ 14MILA TON – Obiettivo del Piano Rifiuti é arrivare entro il 2016 ad una raccolta differenziata minima in ciascun comune del 65%; con un dato medio provinciale del 72,55%; recupero di materiali al 61,4% e recupero totale al 92%. Dal punto di vista delle diverse tipologie di rifiuto, i tecnici prevedono 24mila tonnellate di rifiuto “verde”, 25mila di FORSU (la frazione organica dei rifiuti solidi urbani); 72mila tonnellate di materiali quali carta vetro, plastica, da avviare a riciclaggio. “Solo” 35mila tonnellate di rifiuto indifferenziato finirebbero, all’altezza del 2020, nel termovalorizzatore (contro le 66mila di oggi). Alla discarica è destinata solo una parte residuale dei rifiuti (Aem Gestioni ha ancora in corso la controversia legale per il raddoppio di Malagnino/Vescovato). Al termovalorizzatore – è stato aggiunto – sono destinate però 14.000 tonnellate di altri rifiuti, quali gli scarti del compostaggio, gli ingombranti non recuperati ed altro ancora. In buona sostanza, anche con l’avvio delle differenziata spinta nel capoluogo (sta per iniziare), l’impianto di san Rocco brucerà ancora circa 50mila tonn/anno.

I COSTI Nel 2011 la gestione dei rifiuti è costata 34,3 milioni di euro, tra raccolta e smaltimento. La sola raccolta differenziata nella versione estesa messa in campo dal Comune di Cremona per questo scorcio del 2013 (11mila nuclei famigliari in più) costerà 1,4 milioni. La Provincia stima anche un aumento dei costi nel resto del territorio, per rinnovare la comunicazione sulle modalità di raccolta differenziata, infatti anche laddove è consolidata si sta perdendo l’abitudine oppure non viene effettuata correttamente. La stima è, da qui ai prossimi anni, un aumento del 3,7% su base provinciale dei costi di gestione dei rifiuti.

Giuliana Biagi

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