Cronaca

Garza dimenticata nell'addome, gli esperti: 'Non ha provocato la morte'

Parola agli imputati nel processo per omicidio colposo celebrato nei confronti di due medici dell’ospedale di Cremona, di due strumentiste e di un’infermiera di sala, accusati di aver dimenticato una garza nell’addome di un 85enne, morto un mese dopo l’operazione. I fatti risalgono all’11 maggio del 2006, giorno in cui il paziente era stato sottoposto ad un intervento chirurgico di cistectomia.
A processo ci sono l’ex primario di Urologia Luciano Santini, il primo chirurgo Fabrizio Russo, le strumentiste Simona Beltrami e Katya Benedini e l’infermiera di sala Vicente Gonzales. Gli imputati sono accusati di “omesso o errato espletamento della conta delle garze in uso presso l’ospedale”. In particolare, i chirurghi devono rispondere di aver “omesso di asportare la garza, di dimensioni non indifferenti, 60 per 60, prima di chiudere l’addome” e di aver “omesso una revisione attenta e precisa del campo operatorio”.
“Era un paziente in gravissime condizioni”, ha spiegato oggi in aula l’ex primario Santini, che al giudice Pierpaolo Beluzzi ha riferito di aver chiesto, per quella operazione, tre garze laparotomiche. “Una di queste è scivolata nell’addome”. “Quando ho chiesto la verifica della conta delle garze”, ha raccontato Santini, “la Benedini mi ha detto che era tutto a posto”.
Per quell’operazione, l’infermiera di sala Vicente Gonzales, che sul registro operatorio era stata erroneamente indicata come strumentista, aveva il compito di passare il materiale alla collega strumentista Beltrami. Comprese le garze. La Beltrami aveva appoggiato le confezioni, inclusa quella da quattro di garze laparotomiche, su un tavolo della sala operatoria. Al cambio di turno era subentrata la strumentista Benedini, alla quale nessuno aveva parlato della confezione di garze 60 per 60. Confezione che al termine dell’intervento, durante le operazioni di rimozione dei ferri, era stata trovata sul tavolo principale, il tavolo “madre”, che, diversamente dagli altri tavoli, non presuppone la conta.
“La conta finale è stata mia”, ha detto a sua volta la Benedini, che ha giurato di aver “contato e ricontato tutte le garze, sia quelle più piccole, 10 per 10, che quelle 40 per 40. I conteggi tornavano”. “In genere”, ha aggiunto, “le laparotomiche non le mettiamo neppure. In diverse occasioni, quando magari scarseggiano i teli, i chirurghi usano quelle garze per asciugarsi”. La Benedini ha riferito di un passaggio di consegne al cambio turno tra lei e la Beltrami “frettoloso”. “Non sapevo ci fossero le garze 60 per 60. Nessuno me lo ha detto e sul tavolino non le avevo”.
“Il passaggio di consegne”, ha aggiunto l’infermiera di sala Gonzales, “era avvenuto in modo affrettato perché il primario era disturbato, preferiva che non ci fosse l’interruzione”.
“Non mi so dare una spiegazione di quanto è accaduto”, ha detto a sua volta la Beltrami, che ha ribadito che il cambio di turno era stato “concitato”. “Le nostre consegne erano considerate chiacchiere”.
“Gli operatori ci incalzavano”, ha riferito l’infermiera d’anestesia che aveva partecipato all’intervento. “Per loro il passaggio di consegne era una perdita di tempo”.
Al’epoca in ospedale il protocollo specificava che la conta delle garze doveva avvenire all’inizio, durante e prima della chiusura della ferita dei pazienti. Doveva anche avvenire in caso di cambio turno delle strumentiste. Al protocollo era abbinata una scheda che però non era utilizzata, quindi tutto avveniva solo verbalmente. Il passaggio delle consegne era quindi avvenuto a voce. “In quel periodo”, ha spiegato la capoarea del settore chirurgico, “si stava mettendo a punto una check list per la conta delle garze. Dunque non c’era ancora una registrazione scritta”.
I consulenti della procura, che nella scorsa udienza avevano parlato di “comportamento negligente”, hanno però escluso il nesso causale tra la garza dimenticata nell’addome e la morte del paziente.
La garza era stata rimossa in anestesia locale il 16 maggio del 2006. Successivamente, all’anziano era stata diagnosticata una micro perforazione intestinale che aveva provocato una peritonite.
Per gli esperti, quella micro perforazione sarebbe stata una lesione  “accidentale” dovuta alla rimozione della garza.
Per il consulente della difesa, invece, la micro perforazione potrebbe anche essere stata causata da una sofferenza ischemica della parete intestinale.
Si torna in aula per la sentenza il prossimo 23 dicembre.

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