Cronaca

Ludopatia, legge regionale Malvezzi: "Finalmente si fa prevenzione"

“Questa non è una legge contro qualcuno ma a favore di tutti i cittadini lombardi. Un provvedimento a lungo atteso e richiesto dalle famiglie, dagli amministratori locali e da tutto il Terzo Settore.” Con queste parole il vicepresidente della Commissione Attività Produttive e consigliere regionale del Popolo della Libertà, Carlo Malvezzi, ha commentato la Proposta di Legge di contrasto al gioco d’azzardo approvata oggi all’unanimità dalla Commissione e che il 15 ottobre sarà discussa in aula consiliare.

Tra i punti cardine della legge ci sono azioni socio-sanitarie in tema di ludopatia; interventi sulla prevenzione; formazione obbligatoria per i gestori; restrizioni sulle distanze delle sale gioco (500 metri) da scuole, chiese, luoghi d’aggregazione; contributo etico per i locali dove si pratica il gioco; controlli rigorosi in materia di sicurezza.

“Ancora una volta – prosegue Malvezzi – la Lombardia è arrivata prima dello Stato a normare e contrastare una piaga sociale che colpisce centinaia di persone e le loro famiglie e per farlo abbiamo voluto rischiare di fronte ad una grave assenza a livello nazionale. Un’ambiguità, quella dello Stato, che in questi anni, attraverso una liberalizzazione scomposta, ha permesso l’esplosione di un problema sociale che colpisce le fasce più deboli e anche le amministrazioni locali che si trovano a dover sostenere i costi sociali di assistenza e cura di questa nuova patologia.” Nel suo intervento il consigliere Malvezzi ha sottolineato come la nuova legge si possa riassumere con tre aggettivi: “La sensibilizzazione – ha spiegato – su una tematica sempre più emergente, la prevenzione con una particolare attenzione ai più giovani e la formazione, grazie a una maggiore responsabilizzazione degli esercenti che potranno accrescere le loro professionalità con corsi specifici.”

“Infine – ha concluso il vicepresidente della Commissione – abbiamo ridato protagonismo alle amministrazioni locali, fino ad oggi costrette a combattere da sole e a mani nude, fornendo loro uno strumento normativo in grado di supportarne le scelte, scommettendo anche sulla professionalità degli operatori, i primi ad essere a contatto con questo problema, fornendo elementi di conoscenza utili a riconoscere i primi sintomi di questa grave patologia. Della necessità di questa norma mi ero già convinto quando, amministratore del comune di Cremona, avevo registrato il limite con cui gli enti locali possono intervenire su questo fronte”.

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