Il titolare del Violino: 'Non porto rancore' Lega: chiudere Kavarna
Luca Babbini non porta rancore verso chi ha assalito il suo locale, portando scompiglio non solo tra i tavoli del ristorante ma anche nella sua vita famigliare. Sconvolta da una improvvisa e non cercata notorietà, una fama suo malgrado. “Io sono solo una persona che fa il suo lavoro cercando di regalare alle persone, a tutti, qualche momento magico. Questo può anche significare pagare qualcosa in più per una cena. Ma da qui a passare per un locale – simbolo del lusso, ce ne passa”. Luca Babbini adesso ha solo voglia di tornare alla normalità, “godermi quei pochi soldi che guadagno, per me e la mia famiglia”, ma non rifiuta un’ennesima chiacchierata coi giornalisti. Però non ci tiene né a passare per eroe, né a rivangare quello che è successo. “Anzi, a pensarci a freddo, forse non avrei dovuto rincorrere quella persona, magari tirava fuori un coltello”. “Dire che non porto rancore non significa che sono contento, ovviamente. Non sono certo a dire che vorrei fare un bel forum di discussione con queste persone. Sono solo una persona educata, se me li ritrovassi davanti mi tratterrei, o se domani queste persone venissero a mangiare qui le servirei come ho sempre servito tutti, senza chiedere chi siano. Oltretutto il mio locale non è mai stato un simbolo di niente, io mi limito a fare il ristoratore e il cameriere, sia io che la mia famiglia non abbiamo mai fatto promozioni in ambienti particolari”. Quello che il titolare del Violino farà, sarà però attendere il risracimento dei danni che “questi signori” hanno provocato al locale e al suo titolare.
Ma anche se il ristoratore insiste per tornare alla normalità, ormai il caso volenti o nolenti sta montando e la Lega Nord la butta in politica rispolverando il suo vecchio cavallo di battaglia: “Il blitz di sei incappucciati al grido ‘Ricchi di m…’ – si legge in un comunicato della segreteria cittadina – deve fare riflettere il sindaco Perri: si mobiliti per interrompere subito il contratto di affitto al centro sociale Kavarna. Questi “bravi ragazzi” non meritano che siano forniti loro spazi di aggregazione a prezzi irrisori, da quella che definiscono la “… società che li disprezza, non li comprende e li opprime”. Nelle campagne della nostra provincia ci sono tante cascine dove i figli di papà dei centri sociali possono lavorare sodo e spalare un sacco di letame che tanto a loro piace: potranno così guadagnarsi i soldi per poter acquistare un capannone in zona industriale o un caseggiato in aree dismesse, dove potranno esprimere liberamente la loro “cultura”. Ora, vogliamo proprio vedere se anche la sinistra cremonese sempre pronta a difendere i disvalori e le istanze di questi facinorosi, prenderà le distanze e condannerà questa vigliacca aggressione”.
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