Cronaca

Morti di meningite, il perito del giudice: 'La mamma era già contagiata'

Nella foto, Mirko Zanazzi

“Quando Orsola Contardi è arrivata in ospedale era già contagiata. Potrebbe anche essere stata la madre a contagiare il figlio e non viceversa, così come Mirko Zanazzi e la madre potrebbero aver contratto la malattia insieme”. Sono le rivelazioni choc emerse oggi durante l’esame del dottor Stefano Novati, specialista in malattie infettive presso il Policlinico San Matteo di Pavia, nominato dal giudice Francesco Sora nel processo per omicidio colposo nei confronti di tre medici.

Gli imputati devono rispondere della morte di Orsola Contardi, 55 anni, di Scandolara Ripa D’Oglio, la mamma del 20enne Mirko Zanazzi, entrambi deceduti nel febbraio del 2010, lui per una sepsi meningococcica, lei tre giorni dopo per meningite.

A processo ci sono i cremonesi Marco Botteri, 38 anni, e Riccardo Merli, 48 anni (il primo di terapia intensiva e il secondo del pronto soccorso dell’ospedale Maggiore). Sono accusati di aver “omesso di prescrivere la chemioprofilassi ai genitori conviventi del paziente presenti sul posto, contribuendo così a determinare l’evoluzione negativa della vicenda clinica di Orsola Contardi, conclusasi con il decesso della stessa per meningite meningococcica”. Altro imputato è Paolo Marconi, 56 anni, di Ligonchio, in provincia di Reggio Emilia, medico di pronta disponibilità in servizio presso l’Asl di Cremona. “Informato, la mattina del 13 febbraio 2010, dalla direzione medica dell’ospedale di Cremona del decesso di Mirko Zanazzi per sospetta sepsi meningococcica, ometteva di prescrivere la chemioprofilassi ai familiari conviventi del paziente, contribuendo così a determinare l’evoluzione negativa della vicenda clinica” della 55enne. Attraverso l’avvocato Pasquale Nuzzo, il 60enne Pierangelo Zanazzi, marito della Contardi e padre di Mirko, e la figlia Marika si sono costituiti parte civile.

In aula l’esperto nominato dal giudice ha ammesso la mancata indagine epidemiologica, ma ha anche affermato che Orsola Contardi “era già contagiata”. Secondo Novati, “la diagnosi effettuata al pronto soccorso era una diagnosi corretta. E’ sufficiente il fondato sospetto per attivare tutte le procedure contenute nelle linee guida”. Per il consulente, in sostanza, la profilassi avrebbe dovuto essere fatta il prima possibile”. Ma per Orsola Contardi non sarebbe cambiato nulla. “Anche se le avessero fatto la profilassi”, ha sottolineato Novati, “la sua storia clinica non sarebbe cambiata”.
Le conclusioni dell’esperto sono state condivise dai consulenti della difesa. Ben diverse le conclusioni del perito della parte civile. Per il consulente, infatti, proprio le omissioni e i ritardi nel somministrare la profilassi sarebbero costati la vita alla 55enne di Scandolara Ripa D’Oglio.
Se ne riparlerà nel corso della prossima udienza, fissata per il prossimo 4 dicembre.

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