La Provincia dà l'esempio e retrocede le quote Primo passo per Padania Acque gestore in house
RETROCESSIONE QUOTE DELIBERATA DA GIUNTA PROVINCIALE. La Giunta provinciale ha deliberato la retrocessione delle proprie quote in Padania Acque, primo ente locale a farlo. Un passaggio fondamentale per consentire a Padania Acque Gestioni di avviare il percorso che le consentirà di diventare affidataria “in house” del servizio idrico. La delibera passerà venerdì in Consiglio Provinciale, ma per rendere operativa la nuova compagine societaria della società di via del Macello, dovranno fare altrettanto tutti i comuni della provincia che tuttora partecipano in Padania Acque Spa attraverso le proprie patrimoniali. Massimiliano Salini, che da presidente della Provincia aveva cercato di convincere i sindaci che l’affidamento in house non è la soluzione migliore, alla fine è stato il primo a prendere atto che i tempi non sono ancora maturi per avviare la società mista. Ma in commissione affari istituzionali – dove questa mattina è stato ripercorso il lungo l’iter della partita sull’acqua- ha auspicato che tutte le parti politiche e sociali lavorino da questo momento in poi per ragionare su come far lavorare al meglio Padania Acque Gestioni (Pag). Prospettando che essa avrà gli stessi problemi dei comuni ad effettuare gli investimenti tanto necessari sulle infrastrutture idriche, a causa degli identici vincoli di finanza pubblica che ingessano gli enti locali. “E’ stata un’azione irresponsabile quella di scartare una strada per ragioni politiche e non tecniche. A Bergamo cominciano ad eseere proccupati: sono tre anni che non riescono a sbloccare gli investimenti”.
COME FARA’ CREMONA A PARTECIPARE DIRETTAMENTE A P.A.G.. Gli investimenti previsti dal Piano Ato nel bacino provinciale consistono in 70 milioni di euro. Salini si dichiara dubbioso che Pag abbia nei prossimi tre anni la forza economica sufficiente per realizzarne alcuni. Stando a quanto è emerso in commissione, oggi la società ha un debito di 2 milioni di euro verso l’Ato , per un capitale sociale di pari entità. Per consentire la partecipazione del territorio cremasco (rappresentato da Scrp) alla nuova società unica, la stessa Pag si accollerà direttamente l’acquisto delle azioni della società cremasca, utilizzando gran parte delle proprie riserve (1,7 milioni). In altri termini, “svenandosi”. “Che cosa se ne farà di queste azioni?”, si chiede Salini. “O i comuni se le ricompreranno, ma dubito molto che avranno mai soldi, oppure verranno distribuite su tutta la compagine di Pag, con conseguente perdita di peso da parte del cremasco”. Ma a quanto pare nessun Comune che partecipa in Padania attraverso le proprie società ha in cassa i soldi per tornare in possesso delle proprie quote. Cremona, ad esempio, che con Aem detiene il 25% del capitale di Padania Acque sembra orientata a recuperare le proprie azioni cedendo ad Aem la partecipazione in Autostrade Centropadane e scambiandole con quelle del servizio idrico. In questo modo il peso del Comune in A21 sarebbe praticamente nullo e al suo posto ci sarebbe la sua Spa del settore public utility. Operazione che peraltro deve ancora superare qualche ostacolo giuridico, quale la verifica della possibilità di prelazione da parte della stessa Centropadane. Solo Padania Acque Spa retrocederà effettivamente a costo zero (gratis) ai Comuni, le azioni di ciascuno. Ma in questo modo vedrà ridotto il proprio patrimonio, attualmente consistente (a libro) in 1,8 milioni di euro, con l’ente Provincia che è il maggiore azionista (1,1 milioni).
QUESTIONE INVESTIMENTI E MODIFICHE STATUTO. La questione che ripetutamente Salini mette sul tavolo è l’effettiva capacità di realizzare investimenti, questa “enorme tensione finanziaria”, che parte da Scrp ma investe un po’ tutta la nuova Pag partecipata direttamente dai Comuni. Buttando lì anche una voce: Pag starebbe valutando di emettere dei bond per recuperare liquidità, strada irta di incognite per i tempi di rimborso. La Provincia inoltre, come titolare della delega al servizio idrico da parte della Regione, avrà il compito di vigilare che Pag abbia il requisito del “controllo analogico”, ossia le caratteristiche di società fuori mercato, necessarie in quanto, spiega Salini, “chiedendo l’affidamento diretto deve mostrare di avere le caratteristiche di società che si sottrae a gara pubblica”. Per questo occorrerà modificare lo statuto di Pag.
Con questa mole di incognite dunque, il consiglio provinciale di venerdì voterà l’ok alla retrocessione quote della Provincia. Cesare Mainardi (Pd) si dice convinto che l’affidamento diretto a Padania sia la soluzione giusta, rispettoso dei referendum e della volontà dei sindaci, oltre che della mozione votata a fine 2012 dal consiglio provinciale. A Salini che velatamente accusa di demagogia l’atteggiamento Pd (“Come sapete i referendum vanno interpretati”) , Mainardi ribatte che l’azienda sarà in grado di capire come muoversi sul fronte degli investimenti, dando la priorità quelli più necessari. “Lo statuto dovrà evitare che ci sia un esproprio dei ruoli dei Comuni, visto che la Provincia non si sa quali prospettive avrà”. Massimo Araldi ha insistito sul fatto che gli investimenti tengano conto in primo luogo delle caratterisiche di “bene limitato” dell’acqua, per cui dovranno esere fatte scelte tecniche che implichino un uso proprio ed evitino i troppi sprechi di oggi. “Il problema non è acqua pubblica o privata, ma utilizzarla con intelligenza, perchè è un bene che si sta esaurendo”.
Giuseppe Torchio sostiene la bontà dell’affidamento a Pag, dà fiducia, anche per ragioni storiche, alla società di cui la Provincia detiene la maggioranza delle quote, si dice convinto che proprio la veste pubblica della nuova gestione consentirà alla società di non dover puntare eccessivamente sulla leva tariffaria per riequilibrare i conti. Una leva che comunque andrà sicuramente rivista: in provincia di Cremona le tariffe idriche sono tra le più basse d’Italia. Aspettiamoci rincari, pubblico o privato che sia il gestore.
Giuliana Biagi
© RIPRODUZIONE RISERVATA