Cronaca

Renzi è pronto. Ma il Pd rischia la scissione?

Matteo Renzi è pronto a fare il segretario del Pd. Ha rotto ogni indugio. Lo ha detto a “Festareggio” acclamato da trionfatore al Campovolo; lo ha ripetuto a Genova, al Porto antico, incalzato (si fa per dire) da Mitraglia Mentana.

I dinosauri del Pd sono avvisati: Matteuccio non scherza. Li vuole tutti a casa a pettinare le bambole, a smacchiare il giaguaro. Lui vuole una “sinistra che governi l’Italia,non che si compiaccia delle proprie sconfitte” . I tecnocrati, sostiene, “non ne hanno azzeccata una”. E non vuole, si badi, una sinistra che sta unita perché “di là c’era lui”. Per anni, urla, “sono stato accusato di essere fin troppo tenero nei confronti di Berlusconi. Bisogna aver rispetto per chi l’ha votato,non bisogna avere la puzza sotto il naso,non si deve giudicare chi non ci ha votato. Domandiamoci perché non siamo riusciti a convincerli. Io non mi sono mai spostato,è Berlusconi che è stato condannato”.

E poi: “Al Congresso non voglio il voto dei renziani,che sembra una brutta parola, ma di tutti gli uomini  e le donne che hanno a cuore il Pd. Il primo che mi dice renziano gli consiglio un trattamento  sanitario obbligatorio”. Matteo ha la memoria lunga. E quando gli capita tira fuori pure Prodi, il padre dell’Ulivo, acclamato in aprile per il Quirinale e poi impallinato da oltre cento franchi tiratori, non si tira indietro. Anzi. E dice: “Noi dobbiamo superare questa politica, è stato un discorso immorale. La gente si è stufata della nostra inconcludenza, del fatto che non siamo mai stati coerenti”. Prodi è riapparso a Scandiano a fine luglio, ospite del Circolo “Le Ciminiere” di Scandiano. E’ tornato ed ha accusato:”All’Italia servono coesione e riforme. La compravendita di parlamentari ha falsato la democrazia nel Paese”. Nella sinistra si moltiplicano le turbolenze e le ruggini. Da quando Prodi è stato affettato ,niente sembra più come prima. Ci sarà addirittura una scissione?

Renzi vorrebbe  che la figura del segretario coincidesse con quella del candidato premier alle prossime elezioni. Ma non tutti nel partito sono d’accordo. C’è chi vorrebbe modificare lo statuto dove i due ruoli coincidono, c’è chi teme che l’automatismo indebolisca il governo Letta. Una cosa è certa. Come disse un anno fa  a Cremona (Cittanova gremito) Renzi ripete che il Pd “deve imparare a vincere”. E’ da qui, da questo convincimento, che occorre ripartire. Non da discorsi vacui, anagrafici: quando Craxi e Martell, ad esempio,  decisero di scalzare l’anziano leader Francesco De Martino, Bettino aveva 45 anni ed il “Moccioso” (parole di Pertini) appena 34. Perché dunque Renzi, classe 1975, dovrebbe essere inadeguato per la chiamata?

Ora  il sindaco di Firenze  è l’uomo del giorno. Ha idee innovative,buca il video,  ha coraggio, ha voglia di svecchiare il Palazzo, è per “l’abolizione del Senato”. Scalfari, uno che la sa lunga (nel 1942 era fascista, nel 1943 antifascista, nel 1945 azionista, nel 1946 ha votato monarchia, nel 1952 era liberale, nel 1955 radicale, nel 1963 socialista, nel 1976 filo-comunista, , dal 1983 al 1989 demitiano, eccetera) lo ha definito “moderato-radicale”. I burattinai democrat (Repubblica, De Benedetti, Saviano, le banche, la CGIL) tremano. Fiutano il ricambio in arrivo. La vecchia classe dirigente è al crepuscolo, il rapporto di fiducia fra questa classe ed il Paese è saltato. Contro Renzi c’è un patto tra bersaniani, dalemiani e giovani turchi.Si punta a logorarlo,magari facendo slittare il congresso a gennaio. La battaglia è appena cominciata. Ne vedremo delle belle.

Enrico Pirondini

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