Cronaca

Italpig ospita il primo forum europeo di genetica suina

“Grazie alla genetica molecolare traguardi fino a qualche tempo fa impensabili si stanno dimostrando invece raggiungibili, perché la conoscenza del genoma ha dato e può dare risultati importanti”. Lo afferma il professor Vincenzo Russo del Dipartimento di protezione e valorizzazione agroalimentare (Diproval) dell’Università di Bologna, che il 25 ottobre 2013, alle ore 10, nell’ambito degli eventi programmati per la 17ma edizione di Italpig – Rassegna Suinicola di Cremona, modererà il Primo Forum sulla Genetica Suina Europea. Si tratta di un appuntamento molto importante, a cui parteciperanno lo spagnolo Joan Estany, docente al Dipartimento di produzione animale presso l’Università di Lleida (Catalogna), il danese Bjarne Nielsen del Danish Pig Research Centre of Danish Agriculture & Food Council e il francese Jean-Pierre Bidanel, Direttore di Ricerca dell’Unità di ricerca “Amelioration Génétique du porc” dell’INRA (Istituto nazionale della ricerca agronomica).

“Il programma di miglioramento genetico dei suini – spiega Russo – prevede alcuni obiettivi comuni tra i diversi Paesi europei dove la suinicoltura è molto diffusa pur con produzioni diverse le une dalle altre. Non dimentichiamo infatti che solo in Italia, e in parte anche in Spagna, si alleva un suino pesante destinato alla trasformazione, mentre negli altri Stati come la Germania, l’Olanda, la Danimarca, il Belgio la produzione è concentrata su suini leggeri destinati al consumo della carne fresca. Ciò nostante, come dicevo prima, obiettivi come la rapidità di crescita, la riduzione del grasso, l’aumento dell’efficienza riproduttiva, il miglioramento dell’indice di conversione alimentare sono comuni a tutti ed è in funzione di questi obiettivi che possono cambiare i metodi di selezione”.

Per il docente universitario la genetica molecolare, o genomica, alimenta vere e proprie “speranze infinite, perché in futuro potremo anche arrivare a conoscere le caratteristiche del suinetto alla nascita. Le aspettative sono enormi – sottolinea Russo – pensiamo solamente alla possibilità di ottenere animali resistenti alle malattie come la Prrs, una patologia particolarmente subdola che provoca danni ingenti alla produzione quando si manifesta in allevamento. Senza dimenticare la possibilità di migliorare l’adattamento dei suini alle condizioni dell’allevamento intensivo e/o agli stress. Altro, importante obiettivo riguarda l’efficienza riproduttiva che si misura con il numero di suinetti/svezzati/scrofa/anno.

Attualmente, in Italia, la media oscilla intorno ai 23 suinetti/svezzati/scrofa, ma potenzialmente potrebbero essere di più proprio grazie alla possibilità di selezionare soggetti resistenti alle patologie più insidiose. Il che, oltretutto, garantirebbe una considerevole riduzione dei costi di produzione a carico degli allevatori. Oggi si parla di integrazione della genetica molecolare alla selezione tradizionale e il periodo che stiamo vivendo si caratterizza per l’applicazione delle conoscenze via via che ne entriamo in possesso, un processo quindi che si apre ai più interessanti scenari”.

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