Cronaca

Placchi: dirigenti saranno veri manager Ceraso: risparmio non era nostra priorità Riordino del personale in commissione

Sindacati e gruppi di minoranza sono convinti che non se ne farà nulla e che sarà l’ennesima consulenza (da 17mila euro) che rimarrà nel cassetto. Fatto sta che oggi in Comune per la prima volta, su insistenza del presidente della commissione di vigilanza Giovanni Gagliardi, è stato presentato il piano di riassetto del personale già illustrato ai sindacati circa un mese fa. Un riassetto che dovrebbe portare ad una riduzione dei costi e a un dimezzamento dei dirigenti, il capitolo in assoluto più pesante. Ma una risposta a quale sarà il risparmio ipotizzato dall’ente (domanda di Ferdinando Quinzani) non è arrivata, né dall’assessore al personale Maria Vittoria Ceraso, né dal direttore generale Massimo Placchi, presenti alla seduta insieme al dirigente del personale Maurilio Segalini.  Lo studio della società esterna di consulenza del professor Castagna è stato sviscerato, prima in termini generali e di obiettivo (tempo di realizzazione quattro anni), successivamente scendendo nel concreto della macchina comunale. Se poi dalle parole si passerà ai fatti, è tutto da vedere. Perchè risparmi reali sulle figure dirigenziali – ha spiegato Placchi – si possono ottenere solo togliendole dalla pianta organica e questo non è né facile né veloce da realizzare (contenziosi in agguato). E le due voci pesanti (indennità di funzione e indennità di risultato) che compongono lo stipendio di un dirigente sono difficilmente quantificabili a priori.

Certamente lo studio Castagna (docente universitario in Ingegneria Gestionale) non sarà realizzato in toto e forse nemmeno parzialmente. La Giunta non l’ha ancora esaminato nei particolari e in alcune parti non si cala perfettamente nella realtà del comune di Cremona. “Tra settembre e ottobre potrebbe venirne attuata una parte”, ha detto Ceraso; di “polpetta avvelenata” lasciata sul piatto dei prossimi amministratori ha invece parlato Gagliardi, visto che “da dicembre, con le elezioni alle porte, qui si bloccherà tutto. Uno studio del genere, assolutamente accademico, lo si doveva produrre ad inizio mandato; se lo si fa alla fine della tornata amministrativa non puoi demandarne l’applicazione alla giunta. Almeno ci bloccassimo su qualcosa di condiviso, invece i temi su cui si può dibattere e aprire un confronto sono tanti”. Per Gagliardi inoltre è stato sbagliato non dare un quadro di riferimento economico ai consulenti: “E’ come avere una Ferrari e non sapere come fare a guidarla. Uno studio del genere non può prescindere dalla committenza. Se sai di avere un budegt da 100mila euro non serve avere un progetto da 1 milione”.

In precedenza Placchi aveva sintetizzato le previsioni dello studio. Tre gli input che ne derivano: necessità di razionalizzare alcuni settori contigui in cui è indispensabile un’integrazione; recuperare produttività (tempi lunghi per svolgere determinati funzioni anche a causa della dislocazione logistica degli uffici); forte necessità di investimenti tecnologici.  La riorganizzazione dell’ente prevede la creazione di sette centri di responsabilità per altrettanti dirigenti (attualmente ne sono attivi 15), oltre al  Segretario generale (vedi schema). I “Servizi al territorio”, con all’interno “Sviluppo urbanistico”, “Manutenzioni, Patrimonio”,  e “Amministrazione del patrimonio” rappresenterebbe una vera rivoluzione dell’esistente in quanto concentra sotto un unico dirigente quattro attuali (Masserdotti, Pagliarini, Ghilardi, Carletti). E’ stato anche il settore su cui Placchi si è soffermato di più: “Un accorpamento di questo genere lo avevamo già prospettato nel 2010 alla Giunta Segalini ed io”, ha spiegato il direttore generale. “Si tratta di un’area in cui è necessaria una stretta integrazione, io stesso me ne sono reso conto quando ho svolto le funzioni a scavalco. Ed è in un’area come questa che il dirigente deve essere un esperto in materia gestionale. Non necessariamente uno specialista, ma un manager che sappia raccordare le esigenze dell’ente alla disponibilità delle risorse”. Ma l’esempio del Territorio vale per tutti gli altri dirigenti – manager delineati dallo studio. Anche per i tre centri di responsabilità a sé stanti: “Polizia Locale e protezione civile”“Servizi alla Persona”“Promozione sociale, economica e culturale del territorio”. Come si nota, sparisce la dirigenza unica del Settore Cultura, quella del Marketing territoriale e delle Politiche Educative.

Non necessariamente le sette posizioni dirigenziali individuate sono identificabili con i dirigenti attualmente in servizio. Due posizioni in particolare – ha detto Ceraso – non vedono al momento una figura idonea a ricoprirne le funzioni.

Tra gli interventi politici, quello di Maura Ruggeri (Pd): “Era meglio che l’amministrazione prima dettasse i propri indirizzi e poi commissionasse lo studio e non viceversa”; “Lo studio è stato molto contestato dai sindacati; quali risposte date loro?”; di Daniele Burgazzi: “Qual è l’analisi economica dello studio?”. Ceraso: “Intanto l’organizzazione del personale non è materia di trattativa sindacale, ma è competenza di Giunta. Poi devo dire che mi scoccia che ci si soffermi sempre sul numero di dirigenti. Non è stata una valutazione di tipo economico a farci prendere la decisione di affidare lo studio, ma avere indicazioni su come poter recuperare efficienza della macchina comunale nell’ottica dei servizi al cittadino. Il mandato voleva porre meno condizionamenti possibili, anche per mettere nelle condizioni la prossima amministrazione di usufruire dello studio”. Giancarlo Schifano (Italia dei Valori) ha detto che un bel segnale da parte della dirigenza attuale, sarebbe quello di decurtare il costo della consulenza dal proprio fondo di produttività visto che la Giunta aveva demandato l’incarico alla direzione generale. Fondo già ridotto al minimo sindacale, ha precisato Placchi (in un anno è passato da 750mila euro a 600mila).

Infine, il dirigente di lungo corso Segalini ha evidenziato come dal 1993 ad oggi si sia passati da 33 posizioni dirigenziali a 15, di cui 9 gestionali di ruolo; 2 di staff sempre di ruolo; 4 titolari di contratti di tipo privatistico di cui tre gestionali (anche in settori strategici come Polizia e Urbanistica) e uno a progetto. “Nel ’99 con l’amministrazione Bodini – ha spiegato tra l’altro Segalini – segnalai come da 24 dirigenti si potesse in proiezione passare a 12. La verità è che sono troppi anni che non facciamo cambiamenti strutturali e sia chiaro che se non cominciamo, andiamo verso il default. Lo studio che ci è stato proposto non offre la soluzione a tutti i problemi, ad esempio c’è da approfondire la questione dei contratti in essere; i profili professionali e le competenze effettivamente presenti in Comune e credo che si debba approfondire di più la parte normativa riferita agli enti locali”.

Lo schema distribuito in commissione

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