Bersani alla Festa dell'Unità: "Il premier lo abbiamo, lavoriamo sul partito"
“Amo molto queste feste popolari. Ho ricevuto un’accoglienza calorosa, io voglio bene a loro, loro vogliono bene a me”. Ha esordito così l’ex segretario ed ex candidato premier del Pd sul palco della Festa dell’Unità nella serata d’esordio. Intorno alla pista da ballo, allestita a fianco della struttura delle Colonie Padane, in tanti hanno assistito all’intervista condotta dal direttore del quotidiano La Provincia Vittoriano Zanolli. Presenti anche i parlamentari Cinzia Fontana e Luciano Pizzetti, oltre a consiglieri comunali e provinciali. “Da segretario e da militante – ha fatto gli onori di casa il segretario provinciale del Pd Titta Magnoli – chiedo di spiegare cosa è successo nel Pd. Abbiamo bisogno di capire”. “Mi piacerebbe che questo partito qualche volta non si facesse compatire”, ha attaccato Bersani. In primo piano il congresso nazionale del partito. “Cominciamo a fare i congressi a partire dai circoli – ha dichiarato l’ex segretario del Pd – dalle federazioni, dalle regioni senza legarli alle candidature nazionali, in modo tale che si parli di politica e che si scelgano le persone a partire dai territori, non in base alle correnti. Le correnti aiutano la discussione. Il problema è quando un partito libero e aperto non prende decisioni”.
Spina nel fianco la scelta (fallita) del presidente della Repubblica. “Abbiamo sbagliato – ha detto Bersani – Hanno prevalso elementi di correntismo, di personalismo. Dobbiamo recuperare la dimensione di utilità per il paese, dicendo a volte ‘la penso diverso da te, ma mi rimetto a quanto deciso dalla comunità'”.
Uno sguardo sul presente. “Al governo Letta dobbiamo dare una mano – ha continuato – cercando di concretizzare le nostre proposte. Mentre facciamo questo, dobbiamo tendere verso un governo del cambiamento, univoco da un punto di vista politico. L’alternativa, buttiamo giù noi il governo quando abbiamo il nostro presidente del Consiglio? Caveremmo le castagne dal fuoco a Berlusconi”.
“Il lavoro che dobbiamo fare è sul partito – ha proseguito Bersani – Cosa continuiamo a riunire congressi per scegliere candidati premier? Adesso il premier ce l’abbiamo, lavoriamo sul partito, sulla nostra autonomia”.
E su Grillo? “Quando lo vedo in difficoltà non sono contento – ha spiegato Bersani – è un’altra delusione per un pezzo di italiani. In tanti l’hanno votato per rabbia o per dare un segnale e adesso si pentono. Certo è che non può esistere la possibilità che ci siano ancora partiti e movimenti dove comanda uno solo, vedi Grillo e Berlusconi. L’unico partito che non gioca tutto su una persona è il Pd: da noi non c’è un leader che per resistere deve promettere la luna e poi non riesce a governare. Il Pd è un salmone contro corrente, perché propone un sistema politico diverso”.
“Renzi ha una grande forza – le parole sull’avversario sconfitto alle primarie – C’è la freschezza e la capacità di comunicazione. Vincere è importante, ma non è sufficiente. Temo ricette nuove, prive di contenuti, soprattutto dei valori della sinistra, non condivise e sradicate dalle origini”.
Investire sul lavoro, tassare i ‘paperoni’, tornare al Mattarellum, modificare (ma non cancellare) i finanziamenti pubblici ai partiti, le ricette per uscire dalla crisi economica e dallo stallo politico. E sul locale, “nessuna larga intesa”.
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