Cronaca

Guardie Giurate complici della rapina Il gip: 'Aspettavano il compenso'

Sono accusate di furto aggravato e simulazione di reato le tre guardie giurate arrestate dai carabinieri in merito alla rapina messa a segno nella notte tra il 3 e 4 marzo scorso all’ex Colata Continua di Pizzighettone. In manette sono finiti Angelo Del Vecchio, 55 anni, di Milano, Alessandro Saletti, 44 anni, di Piacenza, e Francesco Scaratti, 60 anni, nato a Senna Lodigiana, in provincia di Lodi.

In concorso tra loro e con altre persone ancora non identificate, i tre, due dell’Istituto di vigilanza Ivri e il terzo di un’agenzia di appoggio, si erano impossessati di cinque rimorchi contenenti rame per un valore di circa un milione di euro di proprietà della Carlo Colombo S.p.A., sottraendoli dallo stabilimento della ditta. Con le aggravanti, come si legge nel capo di imputazione, “di avere approfittato di circostanze di tempo tali da ostacolare la pubblica o privata difesa (il furto è stato commesso di domenica, in orario notturno, quando all’interno dello stabilimento non erano presenti operai), di avere cagionato alla persona offesa un danno patrimoniale di rilevante gravità, di aver portato indosso armi e di aver commesso il fatto in più di tre persone”.
Gli arrestati, inoltre, avevano falsamente riferito ai carabinieri che era stata consumata una rapina, raccontando di essere stati disarmati ed immobilizzati da tre soggetti travisati in volto e armati di pistole.

“L’episodio”, come scrive il gip Guido Salvini nell’ordinanza, “è stato oggetto di un ampio approfondimento investigativo, soprattutto tramite servizi di intercettazione ed esame dei tabulati che ha riguardato proprio le guardie giurate, immediatamente sospettate,  per la singolare dinamica dell’episodio, di aver svolto il ruolo di ‘basisti’ in favore dei rapinatori”.

Agli inquirenti, le due guardie giurate in servizio, Alessandro Saletti e Francesco Scaratti, avevano riferito di essere state disarmate ed immobilizzate da tre individui che col volto coperto da passamontagna e armati di pistole avevano fatto irruzione all’interno della guardiola. Avevano raccontato di essere state legate alle sedie con del nastro adesivo e di essere rimaste inerti in quella posizione per circa un’ora e mezza, sino a quando erano state liberate da un loro collega.

Nei giorni successivi i rimorchi erano stati trovati abbandonati e svuotati del loro carico presso varie località del territorio bresciano.

Durante le indagini è stato accertato che alle 22,54 il sistema di allarme è stato disattivato con il codice in uso alle guardie giurate. Per il gip, “non sono emerse ragioni di servizio che possano giustificare la disattivazione del sistema d’allarme”.  E ancora: dalle immagini registrate dal sistema di videosorveglianza, alle 23:08 è entrata nello stabilimento l’Audi A3 di Angelo Del Vecchio (guardia giurata non armata che sino a pochi giorni prima aveva effettuato servizio di portierato notturno presso la Carlo Colombo S.p.A.). L’auto non risulta essersi mai allontanata dallo stabilimento, almeno sino alle 23:20 (orario in cui è stata manomessa la telecamera interna che riprendeva il cancello d’ingresso ).

Sia Saletti che Scaratti, inoltre, non hanno riferito ai carabinieri in merito alla presenza del loro collega; dalle immagini registrate si nota che chi ha oscurato le due telecamere lo ha fatto dall’interno della ditta; la telecamera posizionata sopra la guardiola registra il passaggio di una guardia giurata con indosso il giubbotto dell’Ivri. Non può essere Del Vecchio perché non ha in dotazione il giubbotto dell’Ivri, quindi dovrebbe trattarsi di Saletti o di Scaratti, che in quel momento però, secondo il loro racconto, avrebbero dovuto trovarsi immobilizzati dentro la guardiola, legati alle sedie con del nastro isolante e sotto la minaccia di malviventi armati. Inoltre il nastro adesivo trovato sulle sedie della guardiola è stato considerato insufficiente per immobilizzare una persona. E non era arricciato, come avrebbe dovuto essere se effettivamente le due guardie avessero tentato di liberarsi.

Per il gip Salvini, dunque, “Saletti e Scaratti non sono stati vittime di rapina, come da loro falsamente denunciato, bensì complici di Del Vecchio nel reato di furto aggravato”. “Anche le conversazioni telefoniche intercettate nei giorni successivi al fatto”, scrive il giudice, “si ricava come i tre siano in attesa di venire contattati dagli altri componenti del sodalizio criminoso per ricevere il compenso per il contributo fornito”.

Il tenore delle conversazioni è definito “molto prudente” e il linguaggio “criptico e allusivo”, con una “particolare attenzione nell’utilizzare utenze ritenute difficilmente intercettabili dagli inquirenti”.

Nell’ordinanza si legge: “i più recenti servizi di intercettazione a carico delle tre guardie giurate che hanno coinvolto anche utenze di terze persone che ritenevano sicure hanno evidenziato un aggravarsi della situazione poiché i tre, stanchi di aspettare il compenso loro promesso per il contributo dato all’esecuzione della rapina, avrebbero addirittura progettato di andare a cercare i rapinatori o le persone con loro in contatto al fine di ottenere anche con la forza quella parte del compenso della rapina che loro spetterebbe”.

Contro gli arrestati, dunque, “gravi, precisi e concordanti elementi di colpevolezza”.

Per il giudice, sussistono esigenze cautelari “in quanto non sono stati ancora identificati i materiali autori della rapina e i soggetti che precedentemente ad essa hanno avvicinato e si sono tenuti in contatto con le tre guardie giurate. Queste ultime certamente conoscono l’identità di almeno alcuni di loro, ragione per cui le loro eventuali dichiarazioni sul punto devono essere acquisite in un contesto che le metta al riparo da pressioni o condizionamenti reciproci”.
Per il solo Saletti, c’è un “pericolo concreto di fuga, posto che dalle intercettazioni telefoniche emerge la sua intenzione di lasciare il territorio nazionale per trasferirsi con la moglie in Brasile”.

Secondo il gip, “ci si trova al cospetto di un’azione delittuosa non improvvisata né occasionale, bensì caratterizzata da un discreto grado di professionalità e commessa da numerosi soggetti in concorso fra loro”.

Per Salvini, “i tre indagati sono in contatto con ambienti criminali di un certo spessore e il fatto di essere guardie giurate li mette nelle condizioni di poter in futuro agevolare la commissione di ulteriori delitti dello stesso tipo. Sotto il profilo della pericolosità sociale, occorre considerare che Saletti e Scaratti hanno falsamente denunciato di essere stati rapinati delle loro pistole d’ordinanza e che pertanto tali pistole attualmente sono detenute clandestinamente o da loro stessi o da loro complici o da terzi soggetti cui sono state cedute e che, in ogni caso, si tratta di armi che possono essere comodamente utilizzate per compiere azioni criminose”.

Per il giudice, infine, a svolgere un ruolo centrale nella vicenda sarebbe stato Del Vecchio: nell’ordinanza è definito “colui che tiene i contatti con il resto della banda e ha riportato vari precedenti penali, tra cui uno per minacce e lesioni personali, indicativi di una condotta di vita irregolare”.

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