Nidi e materne, Alquati: 'Senza aumenti rischiavamo di ridurre i servizi'
‘L’aumento delle tariffe di asili nido e scuole per l’infanzia si è reso necessario per scongiurare il pericolo di una drastica riduzione dei servizi’. Questo, afferma l’assessore Jane Alquati – il rischio corso dai servizi educativi del Comune rivolti all’infanzia, che in varie parti d’Italia stanno determinando mezze rivolte sociali. Il caso di Bologna è lampante, ma anche nelle città lombarde governate da centrodestra o Lega il pagamento di rette ben più alte di quelle di Cremona è una realtà da tempo. La Alquati difende così la scelta scomoda ma obbligata di introdurre la retta mensile nelle scuole per l’infanzia comunali (adesso a costo zero), ipotizzando un minimo di 35 euro e un massimo di 70 euro mensili per ciascun bambino, oltre al costo della mensa (che già c’era) portato a 5 euro a pasto.
Sugli asili nido il discorso è un po’ diverso, con l’introduzione di sei fasce tariffarie proporzionali al reddito, da un minimo di 200 (finora era di 70 euro) a un massimo di 600 euro al mese, più 150 euro di compartecipazione alle spese per l’acquisto dei materiali (pannolini ecc.).
‘Domani (martedì) in pre-giunta – afferma Alquati – parleremo delle agevolazioni per le famiglie, ad esempio quelle con altri figli nello stesso ordine di scuola, o con un solo genitore. Le nuove tariffe sono impostate, ma non ancora definite. Il concetto che mi preme sottolineare è che siamo stati a un passo dal dover ridurre i servizi’. O dall’affidarlo all’esterno, alle cooperative, con cui peraltro il Comune collabora già per il tempo prolungato: ‘Il passaggio di alcuni servizi al Terzo Settore avrebbe avuto senso come parte di un percorso costruito per tempo; non lo si poteva certo attuare solo per una questione di Bilancio’, conclude l’assessore. Un fondo di 120mila euro sarà costituito (e gestito probabilmente dai Servizi Sociali) per accompagnare i vecchi iscriti nel nuovo regime tariffario.
Archiviate dunque le esternalizzazioni (mai piaciute al vicesindaco Nolli), adesso si tratterà di far digerire agli utenti delle nove scuole d’infanzia e dei 4 asili nido comunali l’amara pillola dei rincari. Le agevolazioni di cui si parlerà domani dovrebbero addolcirla un po’. Mercoledì pomeriggio poi è previsto un passaggio in Commissione Politiche Educative del nuovo regolamento dei servizi educativi per l’infanzia così come integrato giovedì scorso in Giunta con i criteri per la determinazione delle tariffe. Per gli asili nido sono sei gli scaglioni di reddito Isee ai quali verranno agganciate le tariffe mensili: il primo è da zero fino a 10.000 euro; il secondo da 10mila a 15mila; il terzo da 15mila a 20mila e così via fino al sesto scaglione per redditi oltre i 30mila euro. Ipotizzando la retta massima di 600 euro mensili, più 150 per la compartecipazione alle spese di gestione, si arriva ai 750 euro almese che rappresenta la retta massima attualmente pagata nei nidi. La vera novità del nuovo regolamento è però che le fasec di reddito più basse e quelle in cui solo un genitore lavora saranno quasi automaticamente escluse dagli asili nido. Questa utenza sarà invece dirottata su un servizio molto più leggero per le casse comunali, il Centro prima infanzia di palazzo Duemiglia.
Sempre nei criteri per la determinazione delle tariffe compaiono anche i quattro scaglioni per le scuole dell’infanzia: da zero a 10mila euro; da 10mila a 18mila; da 18mila in su. Una quarta fascia è riservata ai non residenti (che solitamente pagano di più).
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