Cronaca

Truffe sui prestiti per le case Prezzi gonfiati e mutui non rimborsati Cinque arresti e cento indagati Il ruolo dei nomadi

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Sopra, il video dell’operazione

Un momento della conferenza stampa

AGGIORNAMENTO – Truffe ai danni di istituti di credito: prestiti, per l’acquisto di immobili dal valore sovrastimato, non rimborsati. In cinque, indicati come gli ideatori delle frodi, sono finiti in arresto nel corso di un’operazione della guarda di finanza di Cremona coordinata dal sostituto procuratore Fabio Saponara. Un centinaio, fra proprietari compiacenti e finti acquirenti (95, per la precisione), sono invece gli indagati per falso e truffa aggravata. L’inchiesta, spiegano le Fiamme gialle, è partita l’anno scorso dopo l’esposto di un intermediario finanziario. I militari ritengono di aver portato alla luce, anche attraverso l’analisi di più di 200 rapporti bancari, una vera e propria associazione a delinquere composta dai cinque arrestati – titolari, soci o alle dipendenze di agenzie o società immobiliari con uffici nelle province di Cremona e Brescia – che a partire dal 2005 ha attuato almeno una quarantina di compravendite fittizie. Non risultano, al momento, denunce per notai e periti. I tratti generali dell’attività sono stati delineati in mattinata, nella caserma di via Zara, dal colonnello Alfonso Ghiraldini, comandante provinciale, dal tenente colonnello Nicola De Santis, al comando del nucleo di polizia tributaria, e dal procuratore capo Roberto di Martino.

La complessità dell’operazione è però rispecchiata soprattutto nei dettagli che emergono dalle carte dell’inchiesta. Stando al quadro accusatorio, il modus operandi delle persone finite in carcere – ricostruito dalla guardia di finanza e sintetizzato nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Guido Salvini – prevedeva, una volta individuato l’immobile oggetto di compravendita, la ricerca di persone da far figurare come acquirenti e a cui intestare i mutui, quelle che vengono definite “teste di legno” (nessuna delle quali avrebbe poi abitato nell’immobile in questione): si tratta prevalentemente di soggetti senza lavoro, pregiudicati, cittadini italiani appartenenti a comunità nomadi dimoranti nel Nord (nell’elenco dei cosiddetti acquirenti figurano, tra gli altri, Athos Casagrande, classe 1982, nipote di Mafalda Navone, deceduta nel 1997 e considerata la “regina” dei rom, e figure vicine a personaggi legati alla camorra). L’apertura dei conti correnti, inoltre, secondo l’accusa, avveniva solo qualche giorno prima dell’erogazione del mutuo, i documenti a corredo della richiesta (come buste paga, Cud, dichiarazioni del datore di lavoro) erano falsi, le domande venivano istruite e inoltrate da inconsapevoli intermediari e, infine, i singoli venditori degli immobili erano spinti a prestarsi alla sovrastima facendo leva sulla necessità di vendita (i valori messi nero su bianco arrivavano ad essere anche doppi rispetto a quelli reali). Gli appartamenti erano generalmente ruderi o in cattive condizioni, ubicati nel Cremonese e nel Bresciano (in comuni come ad esempio Isola Dovarese, Ostiano, Pessina, Robecco). L’associazione – evidenziano gli investigatori – ripartiva poi il provento della frode consegnando ai proprietari la somma corrispondente al valore effettivo dell’immobile e ai finti acquirenti, che nel frattempo si erano resi irreperibili interrompendo il rimborso del mutuo dopo qualche rata, il prezzo pattuito per la loro complicità. Agli arrestati rimaneva il resto, pari, spesso, alla metà del prestito. Per le banche (dieci in tutto) un danno da calcolato in circa 5 milioni di euro.

“Il meccanismo fraudolento che comportava una serie di passaggi ma era nel contempo molto lineare nella sua concezione e messa in opera – si legge nell’ordinanza – ha consentito, negli anni, agli ideatori ed organizzatori del citato meccanismo, di realizzare numerosi episodi di truffa che valutati nella loro globalità hanno determinato un danno economico, nei confronti dei diversi istituti di credito vittime dell’attività criminale, stimato in 5.000.000 di euro circa”.

Dietro le sbarre sono finiti Cristian Sigurtà, 40enne nato a Brescia ma residente ad Ostiano, Stefano Brusinelli, 36enne nato e residente a Manerbio (Brescia), Pierluigi Tosfer, 40enne nato a Manerbio e residente a Rovato, nel bresciano, Simona Dilda, 40enne nata a Cremona e residente ad Ostiano, Marcello Mario Scalvini, 36enne nato e residente a Manerbio. Molti i documenti, cartacei ed elettronici, sequestrati nel corso delle perquisizioni.

Per il gip Salvini, comunque, “la  pericolosità sociale degli indagati emerge in tutta la sua evidenza dalle decine e decine di truffe poste in essere, come rilevato in ultimo dagli accertamenti bancari svolti, nonché dalla documentazione acquisita (atti notarili)”. Secondo il giudice “non vi è dubbio alcuno che gli indagati, per portare a compimento gli episodi  di truffa accertati, hanno sviluppato una fitta rete di connivenze e possono contare stabilmente su non ancora individuate complicità di funzionari di banca, promotori finanziari, professionisti incaricati della stima degli immobili nonché sui notai incaricati di redigere i contratti di compravendita immobiliare”.

Oggi intanto sono cominciati gli interrogatori di garanzia da parte del gip Salvini, che ha sentito Cristian Sigurtà e la compagna Simona Dilda. Il primo, al termine di un interrogatorio fiume, ha confessato le proprie responsabilità.

mic.fer.

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