'I nostri campi sono come dei laghi' Semine in ritardo, fieno zuppo d'acqua Coldiretti chiede stato di calamità
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Sopra, un campo nel cremonese
Stato di calamità per l’agricoltura lombarda. “Il crollo delle temperature e la valanga d’acqua che si è abbattuta ancora questa notte sulla regione hanno dato il colpo di grazia alle semine e al lavoro nei campi. Ormai possiamo stimare perdite fra il 30 e il 50 per cento a seconda delle colture. Una stagione così non la ricordavamo da tempo. Per questo chiederemo alla Regione Lombardia e al Governo lo stato di calamità” dice Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti. I terreni della Pianura Padana sono ridotti a mezze paludi e gli agricoltori fanno i conti con la distruzione delle semine appena fatte. Speravano che il tempo tenesse, dopo settimane di pioggia battente. Invece, anche questa notte un diluvio si è abbattuto su quasi tutte le province, anche su quella cremonese. Un esempio eloquente l’immagine scattata in mattinata nel comune di Trigolo dall’agricoltore Giannenrico Spoldi: “Siamo in una situazione davvero difficile – spiega Giannenerico Spoldi, allevatore di suini e produttore di mais a Trigolo (Cremona) -. Lo scorso anno, a fine maggio, iniziavamo ad irrigare, portando l’acqua sulle colture. Oggi le stesse turbine ci servono per togliere l’acqua dai nostri terreni, non ancora seminati e trasformati in laghi. Siamo in grandissimo ritardo con le semine. Si aggiunga questa temperatura così fredda: non so come farà il mais, in queste condizioni, a crescere. Speravamo almeno in qualche giorno di sole, ma la pioggia che si è ripresentata ora di fatto azzera nuovamente ogni cosa. La pioggia di stanotte e di oggi corrisponde al altri dieci giorni persi, senza poter entrare in campo. Per non parlare del fieno che molti agricoltori hanno ancora sui terreni: sta marcendo, completamente zuppo d’acqua”.
“Oltre al problema dell’eccesso di acqua – avverte Prandini – c’è anche quello dei funghi e dei parassiti che con questo clima umido trovano il loro habitat ideale. Ci vorranno diversi giorni di bel tempo per far asciugare i terreni e in ogni caso non basterà per mettere in sicurezza gli alberi da frutta o i vitigni”.
Sui campi è un vero e proprio bollettino di guerra: la semina del mais è in ritardo di quasi due mesi con stime di una riduzione delle rese dal 30 al 50 cento, la semina della barbabietola da zucchero non è neppure cominciata ed è stato perso l’intero primo sfalcio di foraggio, quello che garantisce il 50% del prodotto alle stalle. Drammatica la situazione dei pomodori da industria, dove ci si attende un calo delle rese fra il 30 e il 35 per cento, con le piantine ancora da mettere a terra o semi affogate dall’acqua.
Gravi perdite anche per l’ortofrutta: per mele e pere, angurie e meloni il danno oscilla fra il 30 e il 30 per cento del raccolto. Per il riso, altra coltura di punta della Lombardia, si prevede un calo di circa il 30 per cento. Problemi anche su frumento, orzo, triticale e si registra oltre un mese di ritardo per la semina della soia. “Con una situazione del genere – conclude Prandini – o si attiva lo stato di calamità naturale oppure il comparto riceverà un colpo dal quale sarà difficile riprendersi”.
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