La difesa del Comune: 'Mai ignorate prescrizioni della Corte dei Conti'
Il Comune non aveva ignorato le indicazioni contenute nella lettera dell’ottobre 2010 con la quale la Sezione regionale di Controllo della Corte dei Conti indicava le strategie da seguire per ottemperare agli obblighi conseguenti alla violazione del Patto di stabilità. Nella requisitoria del 22 maggio scorso, il sostituto procuratore Antonino Grasso, ha detto il contrario, ossia che il Comune aveva bellamente disatteso quelle indicazioni.La difesa degli amministratori rovescia la questione: il Comune non ignorò le prescrizioni dell’organo di controllo, ma le fece proprie addirittura con un voto in consiglio comunale. Un voto che avvenne a poche settimane di distanza, a novembre 2010, dall’arrivo in Comune di quella delibera della CdC, la n.215, nella quale erano contenute altre prescrizioni, tutte ottemperate, oltre al divieto di assunzioni nell’anno successivo a quello della violazione del patto di stabilità.
La difesa del sindaco, di sei suoi assessori e dei due dirigenti comunali contro le accuse della Procura della CdC, poggia anche su una fitta successione cronologica degli eventi. E’ uno degli aspetti su cui si sono battuti i tre avvocati della difesa, che ieri l’altro hanno controbattuto alle accuse di Antonio Grasso. A giugno del 2010, con due diverse delibere di Giunta, l’amministrazione aveva approvato il fabbisogno di personale e il piano delle assunzioni per il triennio 2010-2012. E’ un anno di vacche magre per il Comune, conseguente alla decisione di sforare il patto di Stabilità l’anno precedente. Gli assessori e il sindaco si autoriducono lo stipendio. Passa l’estate e a settembre il dirigente del Settore personale, Maurilio Segalini chiede all’Anci, l’associazione dei Comuni, un parere circa le modalità con cui intende procedere alla stabilizzazione del personale, il cui processo era iniziato tre anni prima, nel 2007, con la giunta Corada. Di lì a poco, a dicembre, quei trentadue contratti triennali sarebbero scaduti e la legge che regolava quel particolare percorso di stabilizzazione prevedeva la loro trasformazione in contratti a tempo indeterminato. L’Anci, come noto, diede parere favorevole alla scelta del Comune di far decorrere la decorrenza giuridica dei contratti il 31 dicembre 2010, e quella finanziaria il 1 gennaio 2011. La Procura definisce questo un escamotage elusivo; la difesa degli amministratori invece, la necessità di contemperare normative diverse nell’interesse delle casse pubbliche (rischio di ricorsi al Giudice del Lavoro) e dei servizi ai cittadini.
Ad ottobre 2010 arrivano in Comune le citate prescrizioni della CdC; a novembre il Consiglio le approva a maggioranza. A febbraio 2011 la Procura della Corte dei Conti riceve l’esposto anonimo che dà il via all’indagine. Passano nove mesi: siamo a dicembre 2011 – sostengono in Comune – quando il procuratore della CdC invia una richiesta di informazioni sull’effettivo rispetto del Patto di Stabilità. ‘Se l’ipotesi accusatoria era il danno erariale – afferma la difesa degli amministratori – perchè si lascia passare così tanto tempo, aggravando l’ipotetico danno?’
Passano altre settimane, arriviamo al nuovo anno. E’ il 23 gennaio 2012 quando il procuratore invia un’altra richiesta al Comune, ossia la quantificazione dei costi delle avvenute assunzioni. E’ passato quasi un anno dall’esposto anonimo. Il Comune risponde; ad ottobre di quello stesso anno la CdC invia un’ulteriore richiesta con l’aggiornamento dei conti. Nel mezzo c’è l’estate: a maggio gli accusati ricevono l’invito a dedurre, ossia a fornire la loro versione e a luglio queste vengono depositate in procura. Siamo a febbraio 2013: i nove interessati si vedono recapitare il decreto di citazione in Giudizio per il 22 maggio. L’atto segue di poco l’inaugurazione dell’anno giudiziario nel quale il ‘caso Cremona’ viene additato come caso di ‘mala gestio’ a tutta la platea nazionale. Un’accusa infamante, da cui amministrazione e dirigenti prendono immediatamente le distanze.
g.b.
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