Cronaca

Ex precari Comune Ecco la difesa alla Corte dei Conti

AGGIORNAMENTO – Il ‘colpo di scena’ nell’udienza svoltasi in mattinata a Milano presso la Corte dei Conti (accusa di danno erariale a carico di parte della Giunta e di due dirigenti) è giunto quando il procuratore ha chiesto l’inammissibilità della costituzione in giudizio da parte di alcuni lavoratori ex precari, iscritti alla Cgil, stabilizzati, che erano rappresentati dallo studio legale Furfari di Milano. Dopo una breve riunione, il Collegio della Corte dei Conti ha invece deciso l’ammissibilità della memoria, consentendo al legale di rappresentare la situazione dei lavoratori coinvolti. In particolare, la tesi sostenuta dai lavoratori  è  che qualsiasi sentenza emessa dalla Corte dei Conti  non avrebbe dovuto e potuto avere effetti negativi sul rapporto di lavoro a tempo indeterminato instaurato con il comune di Cremona al termine di un corretto processo di stabilizzazione.

‘Era parso – affermano le segreterie provinciali della Cgil e della Fp Cgil – che la presenza nel procedimento avanti alla Corte dei Conti, consentisse loro di essere ancor di più salvaguardati, anche in ragione del fatto che erano stati presupposti scenari negativi da parte della Procura, la quale, nell’atto di citazione, aveva sostenuto che   “i rapporti di lavoro de quibus, stante il carattere chiaramente imperativo delle disposizioni violate, risultino gravemente inficiati sul piano della validità strutturale” .

In sostanza quanto scritto dalla Procura poteva apparire come il preludio del tutti a casa (i lavoratori ex precari) nel caso fossero accolte le richieste di condanna degli amministratori.  Non casualmente la Procura aveva chiesto  fosse dichiarata inammissibile la costituzione dei lavoratori  in giudizio’.

La difesa dei lavoratori ha sottolineato come l’accoglimento delle tesi della Procura avrebbe potuto comportare un licenziamento con grave violazione anche delle norme di rango Costituzionale sul diritto al lavoro, alla retribuzione, alla pari dignità. E’ stato sottolineato che la scelta  del Comune di assumere gli ex precari non ha creato i danni erariali paventati dalla Procura ed anzi proprio la mancata attuazione della legge sulla stabilizzazione, avrebbe creato gravi danni all’erario potendosi i lavoratori rivolgersi al Giudice del lavoro chiedendo sia l’assunzione che i danni. Infine  è stato sottolineato che, secondo un orientamento del Giudice del Lavoro in ipotesi di processi  di stabilizzazione,  ci si trova di fronte ad una conversione di un rapporto già in essere e non di nuova assunzione.

‘A fronte di tali argomentazioni – dichiara il sindacato – la Procura ha replicato  di non aver mai sostenuto che i lavoratori potessero rischiare il licenziamento, né tantomeno intendeva sostenerlo. In sostanza sulla scorta delle dichiarazioni del Procuratore, la sentenza non dovrebbe neanche incidentalmente avere effetti negativi sui lavoratori. In ogni caso la parola spetta ai giudice della Corte dei Conti la quale motiverà a breve, si spera, la sua decisione’.

Il processo era iniziato a Milano poco dopo le 10,30 di mercoledi 22 maggio.  La Giunta Comunale (ad esclusione di tre assessori, Nolli, Amore e Alquati), il dirigente del personale e il segretario generale sono accusati di danno erariale per aver assunto personale nonostante lo sforamento del patto di stabilità. L’udienza è iniziata poco dopo le 10 con la presentazione del caso da parte del consigliere relatore agli altri membri del collegio giudicante, composto da tre magistrati. In aula presente il sindaco Oreste Perri, l’assessore Maria Vittoria Ceraso, il segretario generale Pasquale Criscuolo e il capo del personale Maurilio Segalini.

Il procuratore della Corte dei Conti Antonino Grasso ha basato la sua relazione sul fatto che gli amministratori cremonesi sapessero di non poter assumere dipendenti, ha chiesto il pagamento del danno erariale che ammonta ad un milione e seicento mila euro, ma ha anche dichiarato di non aver mai chiesto e di non voler chiedere in futuro il licenziamento dei lavoratori assunti.
Sono poi intervenuti gli avvocati Edoardo Boccalini, Alessandra Bazzani, Alessandra Blasi e Giovanni Furfari.
La difesa della Giunta ha esposto i numerosi nodi giuridici della questione e in particolare ha evidenziato la non sussistenza del danno erariale. I 32 precari, infatti, avrebbero potuto essere legittimamente assunti a tempo determinato, per tre anni, dal 1 gennaio 2011 al 31 dicembre 2013 e l’ente locale avrebbe pagato per gli stipendi una somma esattamente uguale a quella versata finora, con contratti a tempo indeterminato. Il Comune si sarebbe però esposto – questa la tesi difensiva – al quasi certo ricorso dei 32 al Giudice del lavoro, alla scadenza dei contratti. I precari avrebbero infatti potuto pretendere non solo l’assunzione a tempo indeterminato ma anche un risarcimento danni di gran lunga superiore ai loro stipendi. Anche 100.000 euro ciascuno, come mostrano alcune recenti sentenze. La difesa ha inoltre rilevato come la giurisprudenza italiana, anche su input della Corte di Giustizia Europea, si stia orientando alla stabilizzazione del personale precario al fine di evitare sempre più frequenti ed esosi risarcimenti ai lavoratori.
“I nostri avvocati hanno esposto le ragioni dell’amministrazione – ha dichiarato il sindaco Oreste Perri – In questa storia, non siamo stati né furbi, né superficiali. L’operazione non è stata quella di assumere, ma di convertire la posizione di lavoratori che per errori passati, in dieci anni, non erano ancora stati stabilizzati. Un’operazione di giustizia sociale. Se li avessimo lasciati a casa all’epoca, avrebbero sicuramente fatto ricorso ed ottenuto un risarcimento dal Comune ben superiore a quello chiesto ora. Non è stata una decisione presa sotto gamba. Lo dimostra il fatto che siamo passati dal consiglio comunale e abbiamo acquisito il parere favorevole dell’Anci, il cui presidente di allora è l’attuale ministro. Non abbiamo voluto eludere le regole, ma fare gli interessi dei dipendenti e della struttura”.
Il collegio, dopo due ore e mezza, si è riservato di decidere. La sentenza si conoscerà solo quando verrà depositata, probabilmente tra circa tre mesi. Nel caso di una condanna, gli amministratori potranno comunque ricorrere in appello. “Auspichiamo – conclude il primo cittadino – che le ragioni portate portino ad esito positivo. Se avessimo saputo saremmo stati degli incoscienti. Ho l’orgoglio di avere fatto questo scelta con i miei collaboratori e credo che le conseguenze che vorrebbero farci pagare non siano congrue”.

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